Il 23 aprile del 2018 a Los Angeles si tenne l’anteprima mondiale

Tra domani ed il prossimo primo maggio la Marvel Cinematic Universe festeggia due anniversari molto particolari. Domani, 23 aprile, ricorrono i 5 anni dall’uscita di ‘Avengers – Infinity War’; mentre lunedì primo maggio la prima trasposizione cinematografica di Iron Man festeggerà i suoi quindici anni tondi tondi.

In questo particolare appuntamento con ‘Film Consigliato’ ci soffermeremo, soprattutto, su quello che rappresentò, all’epoca, l’inizio della fine di una serie di film prodotti in dieci. Ma di questo ne parleremo in occasione di Iron Man.

Azione, effetti speciali ed ironia. Questi sono, in sostanza, gl’ingredienti miscelati in quello che era il ritorno degli Avengers, dopo il non tanto entusiasmante secondo capitolo del 2015, con il sottotitolo: Infinity War. Era il terzo e penultimo capitolo della saga dei vendicatori ed inoltre, da non dimenticare, diciannovesima pellicola tratta dal mondo Marvel.

Quell’infinita guerra contro Thanos apparve fin da subito un vero kolossal. Costruito in grande stile e con la consapevolezza che il meglio doveva ancora arrivare. Tutto quello che si era visto in quel lungometraggio di due ore e quaranta minuti fu solamente, come annunciato da tempo, il preludio per qualcosa di ancor più grande.

Lo dimostrò la trama stessa nella modalità in cui venne sviluppata: combattimenti memorabili, intervallati da piccole gags e momenti riflessivi. Dei protagonisti dei precedenti episodi solo ‘L’incredibile Hulk’ venne messo da parte. Mentre, appunto, tutti gli altri lottarono dopo aver fatto un’ottima entrata in scena.

I dialoghi furono il frutto del perfetto mix tra due tipologie di linguaggio che, per natura, sono all’antitesi: quello classico fumettistico della Marvel e quello, seppur non molto evidente, del teatro. Logica volle che le battute, le scenette comiche erano ideate appositamente con lo scopo di non far calare l’attenzione, da parte dei giovani, sul film stesso. Attenzione che si mantenne sempre alta con qualche ‘vuoto di sceneggiatura’ non colmato a dovere dalla coppia di registi, i fratelli Anthony e Joe Russo.

Difatti nelle pause tra una battaglia e l’altra, in cui non c’era adrenalina, i momenti seri, riflessivi, che dovrebbero presentare lo stesso livello delle parti indicate in precedenza perdono clamorosamente il confronto con l’action e l’ironia. Rischiando, persino, di far annoiare il pubblico in sala. Di conseguenza pagò anche la recitazione. Standardizzata nelle parti clou e poco incisiva nei momenti drammatici e seri.

D’altronde il ritmo fu talmente veloce che una volta iniziato lo show si voleva, comunque, che i titoli di coda non arrivassero mai. Come sottinteso, però, i personaggi presenti erano in quel molti e chi non era abbastanza ferrato sul mondo Marvel rischiò, purtroppo, di far una gran confusione. Specie se non solo non avesse seguito i precedenti episodi degli Avengers, ma anche delle singole trilogie dedicate, almeno fino a quel momento, ai personaggi più importanti. Tutto era collegato.

La scenografia e le atmosfere sono tipiche del fumetto e, inoltre, pare venir valorizzato ancor di più con colori sgargianti, vivi ed intonati. Utilizzati sapientemente nei vari momenti del cine-fumetto.

Effetti speciali da Oscar che tendevano ad impreziosire le ‘infinite guerre’ che si presentavano agli occhi dello spettatore ed i colpi di scena, seppur pochi ma notevoli, sono pari agli effetti medesimi. Per una pellicola davvero pirotecnica.

In definitiva il terzo capitolo degli Avengers era un vero e proprio videogame infinito in cui non solo i piccini potevano divertirsi, ma anche gli adulti. Non era un film in cui la riflessione la fa da padrona, lo sceneggiatore se né guardò bene dal calcare la mano su questo aspetto. Facendo ruotare tutto sulla spettacolarità in attesa del quarto ed ultimo capitolo che giunse nei cinema l’anno successivo.

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