Il 10 dicembre del 1978 usciva, nei cinema, il primo ‘Superman’ cinematografico

Da quale parte iniziare con questo speciale? Bella domanda. Una domanda da un milione di dollari, ci verrebbe da dire; anche se sarebbe più corretto affermare che anche la risposta, a questo quesito, avrebbe lo stesso valore. Di ciò ne siamo pienamente sicuri. Però, il dilemma rimane: partire dalla data di oggi, andando a ritroso di ben 45 anni? Potrebbe essere. Oppure incominciare da quello che sarà nel 2025? Anche, ma sappiamo che non è la stessa cosa.

Magari, aprire con la data del 10 giugno del 1938? Neanche va bene, visto che proprio lo scorso giugno è stata, da noi, celebrata per l’occasione. E allora? Allora partiamo da un nome che nessuno conosce o che almeno dovrebbe dire qualcosa non solo ai fans del personaggio ma anche ai cinefili e storici del cinema più attenti: Kirk Alyn.

Questo che è per molti un quasi illustre sconosciuto ha un merito: è colui che ha impersonato, per la prima volta sul grande schermo, un supereroe a cui tutti quanti noi siamo un po’ affezionati. Attenzione, lo ha interpretato nel biennio che andava tra il 1948 ed il 1950 grazie a due serial cinematografici; visto all’epoca la televisione stava ancora in fase di sviluppo nonostante qualcosa si vedeva già all’orizzonte.

Dopo di lui, l’anno successivo e quindi questa volta proprio per la tv, arrivò il ben più famoso George Reeves che indossò, per l’occasione, costume azzurro e mantello rosso per ben sei stagioni, dal 1952 al 1958. Solo che nel 1951 venne realizzato quello che poi, comunemente, viene definito il pilot di ‘The Adventures of Superman’. Il film, della durata di ben cinquantotto minuti ebbe prima un passaggio cinematografico e poi, diviso in due parti, attraverso il tubo catodico.

Tralasciando la tragedia a cui andò incontro lo stesso Reeves, una morte misteriosa di cui ancora oggi rimane molto di più di un velo di mistero, trascorsero, dall’anno dell’ultima stagione televisiva, ben venti anni fino ad arrivare a questo 10 dicembre ma del 1978. Cosa successe in questo giorno? Semplice: tutto il mondo si accorse che un uomo poteva veramente volare, anche se attraverso il grande schermo.

Che gli effetti speciali compiono miracoli in ogni epoca cinematografica è ormai risaputo, ma pensare che tra il 1948 ed il 1958 si potesse sortire lo stesso risultato degli effetti speciali del 1978 era un po’ troppo, diciamo la verità. Per non parlare di oggi, in cui è facile intuire, per non dire prevedere, che il tutto verrebbe risolto dall’ormai classico computer e nulla più, spegnendo di fatto un po’ di quella magia a cui tutti quanti siamo stati un po’ abituati. Nel senso di non capire quale sia il trucco misterioso fruito dal mago di turno e su questo dettaglio ci arriveremo presto.

Come sempre: andiamo con ordine per potervi alla scoperta su come nacque quella che è considerata, ancora oggi, la prima vera versione cinematografica della storia del grande schermo, con un attore sconosciuto diventato nel corso dei decenni, anche a causa della sua scomparsa prematura, il Superman per eccellenza.

Tutto lo si deve ad un nome, Ilya Juan Salkind Dominguez. È vero, è un nome super difficile da ricordare e memorizzare. E se magari vi dicessimo che è conosciuto al grande pubblico come Ilya Salkind, vi dice qualcosa adesso? Comunque, il tutto lo si deve a questo produttore, di origine messicana, che per molto tempo trattò con la Dc Comics per ottenere i diritti per la realizzazione cinematografica dell’iconico eroe ‘Superman’.

La trattiva si concluse quasi cinquanta anni fa, nell’anno 1974. Ovviamente, Ilya non concluse in solitaria. Con lui c’erano anche suo padre, Alexander, ed un altro produttore, Pierre Spengler. L’intenzione di Ilya era quella di realizzare, fin da subito, due film da girare in contemporanea. Senza perdere ulteriore tempo, i tre partirono alla ricerca di uno sceneggiatore e di un regista.

La prima opzione cadde su due nomi: William Goldman e Leigh Brackett. Entrambi scrittori e sceneggiatori, ma per motivi differenti rifiutarono tale occasione. A quel punto la direzione si spostò verso uno scrittore di fantascienza abbastanza conosciuto in quel periodo, Alfred Bester. Ma lo stesso venne licenziato in tronco qualche tempo dopo e per un semplice motivo, non era abbastanza famoso per Alexander Salkind, il quale ingaggiò, sempre per la sceneggiatura, un pezzo grosso.

Un nome, forse, anche po’ troppo altisonante; legato ad un romanzo che ha ispirato, a detta di tutti, se non una ma la miglior saga della storia del cinema: Il Padrino, il suo nome era Mario Puzo. Non un nome qualsiasi, dunque, il quale si mette subito al lavoro sviluppando una sceneggiatura i cui dialoghi, in un secondo momento, non sarebbero stati ritenuti validi.

A questo punto, con Mario Puzo nel progetto i tre produttori dovevano trovare un regista e qui, bisogna dire la verità, vennero accostati alla regia di ‘Superman’ nomi che hanno fatto veramente la storia del cinema. Da Peter Yates a John Guillermin, da Ronald Neame a Sam Penckipah. Ancora, William Friedkin e Richard Lester, attenzione questo nome tornerà in futuro

Ovviamente la lista non finisce qui, non abbiamo ancora menzionato a Francis Ford Coppola, Guy Hamilton, Steven Spielberg e George Lucas. Specialmente questi ultimi due dovettero, purtroppo, declinare per impegni già presi. È inutile ricordare, in modo particolare, su cosa fosse impegnato George Lucas in quel periodo, risulterebbe essere pleonastico.

Soffermiamoci, però, sul nome di Guy Hamilton. Era l’estate del 1975 e il regista, appunto, sembrava esser stato trovato e nello stesso tempo, Mario Puzo, completa le sceneggiature sia di Superman I e sia di Superman II. Eppure, qualcosa non andava. Incominciarono ad emergere i primi problemi durante la fase di sviluppo della trasposizione cinematografica.

Infatti, la prima stesura prevedeva che Clark Kent lavorava in televisione e, contemporaneamente, era presente anche un altro personaggio: Jax-Ur, uno scagnozzo del Generale Zod. Non solo, gli stessi produttori ritennero che le quattrocento pagine di script fossero un po’ troppe quindi, per rimediare, furono contattati: Robert Benton e David Newman non tanto per correggerla. No, per riscriverla.

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