Ucraina e Terra Santa, due terreni di scontro non sempre analizzati con la dovuta lucidità.

Conflitto in Ucraina, guerra israelo-palestinese. C’è un collegamento? Un filo rosso che lega entrambi gli scontri seppur esplosi per motivazioni totalmente differenti tra loro? Da un anno e mezzo si segue, anche con una certa apprensione, l’evolversi dell’invasione russa sul suolo di quello che un tempo era uno dei territori della ex Unione Sovietica.

Secondo alcuni Vladimir Putin si sta riprendendo ciò che un tempo apparteneva all’impero russo, prima, e alla dittatura comunista, poi. Dall’altro lato, invece, l’ennesimo scontro, ultradecennale e per non dire anche secolare, tra i popoli israeliani e palestinesi. Un conflitto rientrato prepotentemente sulle prime pagine di tutti i mass media sabato scorso con l’invasione, da parte dei palestinesi, sul territorio israeliano.

Come spesso succede in questi casi l’opinione pubblica mondiale si schiera da una o dall’altra parte, seguendo le proprie idee e quindi le proprie convinzioni. Cosa buona e giusta, si potrebbe dire e senza offendere nessuno; perché in democrazia la varietà di posizioni su questo o quel tema è il sale stesso della democrazia. Eppure, qualcosa non va.

Eppure, qualcosa s’inceppa nella modalità di veduta di entrambe le situazioni e per un semplice motivo. Motivo che, attenzione, non deve essere mai e poi mai non tanto miscelato, no, quanto mai confuso con l’oggettività della visione che esula da ogni presa di parte che ognuno di noi, come lecito che sia, possiede, manifesta e alla quale appartiene in base a determinate convinzioni.

Non c’è dubbio che in certe occasioni, agendo e reagendo in un certo modo, si rischia di passare dalla parte del torto. Ma cosa succede quando ad avere torto sono entrambi i contendenti? Cosa succede se cade il paradigma del ‘ha iniziato prima lui ed io dovrei difendermi’? Cosa accade semmai entrambi esagerano, vanno oltre il seminato uccidendosi a vicenda senza possibilità di una soluzione pacifica, in cui alla base sussistono oltre che motivazioni prettamente territoriali, anche razziali e addirittura religiose?

Accade, dunque, che lo scontro è inevitabile e questo non solo tra le due opposte fazioni. No. Il riverbero della guerra si espande verso coloro che, giustamente, hanno le loro idee, le loro prospettive e le loro ragioni. Creando, così, una polarizzazione, ma sarebbe meglio anche dire, una cristallizzazione di analisi che non vanno oltre le logiche convinzioni che muovono gli uni e gli altri.

Determinando, oltremodo, un antipatico ‘tifo da stadio’, dove le ragioni ed i torti degli uni e degli altri si confondono senza più comprendere chi sta nel lato giusto o nel lato sbagliato della questione. Da diverso tempo, ormai, si sta profilando, sempre di più, una situazione del genere. In cui la questione vera, reale, sotto gli occhi di tutti, quindi, non è più quella da risolvere dal punto di vista oggettivo. No, ma si cerca di dimostrare che con l’ideologia di appartenenza, perché purtroppo esistono ancora, si ha ragione a priori.

In questo senso e per certi versi il conflitto si inasprisce ancora di più perché non passa sotto la giusta lente d’ingrandimento, quella rappresentata dell’oggettività; ma passa erroneamente dalla soggettività. In verità, siamo consapevoli che oggi, ‘Parole Schiette – Le inchieste’, sta rischiando, in tutto e per tutto, di divagare. Il punto di oggi non è proprio questo, semmai è collaterale al vero problema; semmai è collaterale alle due problematiche che interessano rispettivamente i territori sia dell’Ucraina e sia della Terra Santa.

In questo appuntamento non ci addentreremo ancora tra le pieghe della storia. C’è solo da confermare una sensazione che abbiamo maturato da tempo. Da molto tempo. Sicuramente da quel lontano 11 settembre del 2001, da dove tutto è cambiato e da cui molti conflitti regionali e toni si sono inaspriti. Vuoi per paura, vuoi per insicurezza e vuoi perché ad alcuni poteri fa proprio comodo così.

Tale caos, tali situazioni incontrollate sembrano atte ad una strategia che porterebbe a destabilizzare ulteriormente il già fragile equilibrio mondiale. Si pensi anche ad un’economia non proprio florida. Dunque, Putin attacca l’Ucraina e Hamas, organizzazione terroristica di Hamas invade Israele. La Russia attacca un paese cuscinetto, mentre la Palestina attacca un paese protetto dagli Usa.

Nel primo caso si dice che stesso la Nato, in tutti questi anni, abbia infastidito Putin o viceversa, mentre in questo caso si parla addirittura dell’Iran per non dire della stessa Russia. La domanda che ci poniamo è questa: tali conflitti, quasi come una possibile reazione a catena sono prodromici di un qualcosa di più grande? Di un possibile terzo conflitto mondiale? E dunque, come diceva una vecchia canzone degli anni sessanta, siamo alla vigilia della distruzione totale? Continua…

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