Dopo l’ennesima tragedia una nostra umile riflessione

Da dove iniziare? Difficile dirlo o stabilirlo su due piedi. Non è mai facile trattare o comunque analizzare alcune tematiche, di parlare di alcuni episodi che scuotono, quasi fino al midollo, la società, intesa come comunità. Forse, questa volta, non basterebbe neanche una serie di approfondimenti perché la questione è ben più complessa di quanto si potrebbe pensare.

FreeTopix Magazine non si è mai occupato di femminicidi. Non è che si è voluto tenere alla larga per paura di gettarsi nella mischia, anzi al contrario. Solo che sperava, come sempre e visto che la speranza è sempre l’ultima a morire, che questa maledetta piaga sparisse per sempre o quantomeno venisse arginata con impegno. Invece no, purtroppo.

Siamo ancora a piangere un’altra vittima. Siamo qui ad interrogarci del perché, siamo qui sommessi nel vano tentativo di trovare una soluzione, persino arzigogolata perché una più semplice, in fondo, non ci riesce di trovarla nonostante la complessità della situazione che stiamo cercando di analizzare.

Non servono proclami, né quelli politici e né quelli sociali. Non servono neanche le lezioni a scuola nel tentativo di inculcare come si deve trattare un sentimento che è quello più naturale possibile: l’amore o l’affetto. Ed è vero che l’amore o l’affetto, quello vero, con la A Maiuscola, quello che protegge persino o quello che lascia andare o correre o, ancora, lascia scorrere le cose della vita anche se fanno male, come il corso di un fiume, non uccide, non distrugge, ma dona vita, ma dona speranza e lascia, perché no, anche bellissimi ricordi.

Ci soffermiamo su questo punto, perché l’ultimo caso di cronaca non sarebbe dovuto diventare, appunto, un caso di cronaca. La definivano la coppia perfetta, per alcuni versi, e anche lui, per altri, lo era. Non diciamo il nome, perché ormai è inutile ripeterlo. Lui, da come è stato descritto in questi giorni, era il ragazzo della porta accanto: diligente, bravo, non aveva ma dato alcun problema, non aveva mai avuto screzio con nessuno. Quindi che problema c’era? Nessuno.

Invece i problemi sono nati quando lei, anche in questo caso non ripetiamo il nome, ha deciso di lasciarlo perché alle volte l’amore finisce, termina quella scintilla oppure c’era qualcosa che non andava; purtroppo succede sempre così e quando finisce una storia, un amore è normale che ci rimaniamo sempre male. A chiunque capita, come a chiunque capita, magari all’inizio, di non prenderla sempre bene. Di essere un po’ nervosi, contrariati o comunque dispiaciuti e malinconici o quantomeno poco allegri. Il problema, dunque, dove sta?

A monte, risponderemo noi e per un semplice motivo, aggiungeremo tra l’altro. L’elemento negativo e la conseguente reazione al ‘no’. Il no non può essere accettato in qualsiasi modo: che sia un rifiuto, che sia per la fine di una storia o comunque di una relazione. Ed ecco che qualcosa non va. Qualcosa inizia a manifestarsi in alcune zone d’ombra della mente umana e a fuoriuscire in modo incontrollato.

Vengono dette alcune frasi del tipo: senza di lei non vivo o oppure senza di lei mi ammazzo. Ecco, ci dobbiamo oltremodo fermarci: perché quando vengono dette non è che bisogna preoccuparsi ogni momento e fare tutta un’erba un fascio, no. Allora quando bisogna effettivamente preoccuparsi? Quando le parole sono seguite da stranezze, da comportamenti un po’ troppo ossessivi e che hanno una continuità senza, appunto, una soluzione di fine. Accompagnati, tra l’altro, da quel malessere che non ha niente a che vedere con l’essere dispiaciuto, ma appartiene solo ad una mera possessività ed egoismo puro e semplice o, ancora, a qualche turbe psichiche non si pensa neanche di avere.

Certo, siamo consapevoli che stiamo invadendo il campo degli esperti, quello degli psicologi e quello dei criminologi e non ci permettiamo di lanciare strali o sentenziare verso chicchessia per far valere il nostro punto di vista. Ma qualcosa si deve pur iniziare a fare, qualcosa si deve pur iniziare a dire e con un certo contegno, con un certo equilibrio e senza appannaggio di questa o quella parte politica. Perché il problema non riguarda solo la sinistra o solo anche la destra: ma riguarda tutti, riguarda tutta la comunità scioccata dopo quest’ennesimo femminicidio.

Diciamo ennesimo, perché il conto è meglio non tenerlo più. Fa solo male, e allora? Cosa fare? Agire e basta. Con decisionismo, con fermezza e con sicurezza, perché di questo si parla: sicurezza da instillare a quelle che potrebbero essere le prossime vittime. D’altronde, affermiamolo chiaramente: ognuno di noi hanno un sesto senso e le donne non sono da meno; anzi, sono le prime che si rendono conto, d’istinto, se quella persona si buona o cattiva, sia onesta o sincera, possiede buone intenzioni oppure potrebbe avere intenzioni nocive.

Tutto questo con che cosa avrebbe attinenza? Con il fatto di avvertire persone di cui ci si fida nel momento in cui ci sono stranezze di questo genere. Vero, qualcuno potrebbe obiettare che lei ha fatto la crocerossina tentando di salvarlo inutilmente rimettendoci, purtroppo, la pelle. Ma non è questo e non deve partire assolutamente da questo elemento.

Allora, ripetiamo, da dove? Non di certo dalle lezioni a scuola perché qui si tratta di prevenzione, di sicurezza. Nel senso che in alcuni casi, in alcuni contesti non è il caso di continuare il dialogo ma di rompere i rapporti e non di accettare inviti, comunque, chiarificatori; i quali comunemente vengono definiti ‘ultimo appuntamento’. Anche perché se una persona, donna in questo caso, sarebbe a conoscenza che di lì a poco sverrebbe uccisa morta non crediamo che ci andrebbe; quindi sarebbe bene di evitarlo di chiamarlo in questo modo.

Tutto questo perché ciò che è successo ha scosso molto la nostra società in questo fine settimana e per certi versi ci sentiamo sempre impotenti quando accadono queste situazioni. Ma perché non siamo d’accordo con le lezioni a scuola? Si partirebbe da un pregiudizio: tutti gli uomini non sanno amare o comunque rientrerebbero nella mentalità tipicamente patriarcale.

Non tutti sono così e quando ci sono stati femminicidi con hanno avuto la ‘firma’ del patriarcato è stato non giusto, ma giustissimo combatterlo, come è giusto continuare a farlo. Ma in questo caso, in questo ennesimo femminicidio, non si deve parlare di questo retaggio del passato, no.

Se osservate bene nel modo in cui lui ha ucciso lei e soprattutto come lui si è sempre comportato ancor prima di questo atto indicibile, dal momento in cui ha iniziato a proferire alcune frasi che abbiamo riportato, ci torna alla mente un qualcuno che ha iniziato a manifestare dei pericolosi tratti psicologici, per non dire dei demoni interiori, i quali non possono venir curati con la lezioncina in classe.

Semmai, sempre questi tratti psicologici debbano essere notati, riconosciuti e monitorare la situazione affinché non esploda nel modo in cui è successo ultimamente. Sempre se poi questi comportamenti diventino alcun più pericolosi è bene denunciare o quantomeno avvertire, sempre, le persone fidate. Lo ripetiamo ancora: sempre, sempre e sempre affinché finalmente si riesca a salvare la prossima vittima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *