Erano alcuni giorni che non affrontavamo l’argomento. No, non si può dire che la guerra non faccia notizia perché purtroppo, sempre in negativo, continua ad attirare l’attenzione di tutti noi. il punto è che si attendeva qualche novità, qualche svolta, qualche colpo di scena, come si dice nei film, che giustificasse un nostro nuovo articolo sull’argomento. Di cose, comunque, ne sono successe. Le vittime, ormai, non si contano più e tra un quarto negoziato abbastanza prolungato ed un botta e risposta tra Biden e Putin, la sensazione è che la questione si possa trascinare ancora per molto, molto tempo.

D’altronde lo va annunciando, in più di un’occasione, anche il Presidente Macron. Anche il nostro Premier Mario Draghi avrebbe affermato che, semmai ce ne fosse la possibilità, di rinforzare le sanzioni contro Mosca. Eppure, in questi giorni si continuano a rincorrere notizie di tragici bombardamenti e di una continua estensione del conflitto. Le nazioni nelle mire di Vladimir Putin sono sempre le stesse, ovvero quelle indicate nei giorni precedenti; senza dimenticare quei missili che sono caduti troppo vicino al confine con la Polonia.

Anche su questo le voci si sono rincorse, facendo circolare le voci che persino i Paesi della Nato potrebbero essere nel mirino. Speculazioni? Fino ad un certo punto perché, e perdonateci il bisticcio di parole, il punto di non ritorno è già in atto. Se la Cina continuerà ad appoggiare la Russia si delineerà sempre più quella frapposizione come all’epoca della Guerra Fredda. 

Frattanto Zelensky continua i suoi appelli nei vari consessi delle altre nazioni: Stati Uniti l’altro ieri e Germania ieri. Mentre per quanto riguarda la sua presenza nel nostro Parlamento italiano avverrà la settimana prossima. Sempre la settimana prossima si terrà, abbastanza tardiva dobbiamo dire, la riunione straordinaria della Nato come ha affermato lo stesso Presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

In queste ore, comunque, è diventata sempre più insistente la voce secondo cui il negoziato potrebbe approdare ad una conclusione entro dieci giorni. Ad annunciarlo è direttamente Kiev, ma cosa realmente comporterebbe tutto questo. Se fosse così l’Occidente avrebbe veramente vinto grazie alla diplomazia oppure, in base alla sensazione di molti, la stessa Ucraina sta combattendo per tutti noi perché, di fatto, è stata lasciata sola?

Un conto sono le sanzioni, inasprite o no, un altro è inviare le armi in sostegno alla popolazione che sta lottando per salvare sé stessa e per credere nei valori di libertà. Ma pensare che tutto questo basti, ci si sbaglia di grosso. È vero, lo abbiamo ripetuto più volte in questi giorni: semmai venisse applicata la ‘no-fly zone’ sui cieli dell’Ucraina scoppierebbe, irrimediabilmente, la terza guerra mondiale.

Nessuno vuole tale soluzione. Eppure, far passare le sanzioni come l’arma capace di fermare la guerra è mera retorica; forse anche per questo si è passati al secondo step: inviare armi. Per qualcuno questa mossa viene vista addirittura come una prosecuzione dell’escalation. Una volta le sanzioni, un’altra volta le armi, poi magari vengono inviati gli aerei per non rimanere ulteriormente scoperti, fino ad arrivare allo scontro diretto.

Nonostante tutto, la sensazione è che l’accordo non determinerà nessun sconfitto e nessun vincitore; nessuno conquisterà territori, né tantomeno raggiungerà la pace. In poche parole, avranno perso tutti: perché quando si arriva a questo punto l’errore non è mai di uno solo.

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