«Non dobbiamo far altro che dare un calcio alla porta e l’intero edificio marcio verrà giù» (. Robert Cecil, Hitlerʼs decision to invade Russia, 1941, Londra, Davis Poynter 1975).

Queste erano le parole che Hitler ripeteva agli altri gradi del L’Oberkommando der Wehrmacht o OKW (traducibile in italiano come “Alto comando delle forze armate tedesche”), mentre tra la fine del 1940 e l’inizio del 1941 erano impegnati alla redazione dei paini dell’Operazione Barbarossa (in tedesco Unternehmen Barbarossa) e cioè l’attacco all’Unione Sovietica.

L’operazione Barbarossa consisteva nello scatenare contro l’Unione Sovietica una massa di 3.500. 000 uomini, largamente equipaggiata con mezzi corazzati ed artiglieria e supportati da migliaia di aerei.

Avanzando lungo tre direttrici, i tedeschi erano intenzionati a replicare sul territorio sovietico la tattica della guerra lampo, (in tedesco Blitzkrieg), consistente nell’impiego combinato di forze terrestri fortemente meccanizzate che, unitamente ad un’aviazione in grado di stabilire la superiorità aerea, avrebbero dovuto porre in essere una serie di rapide e micidiali manovre, tese alla distruzione dell’esercito nemico ed alla veloce conquista dei territori nemici.

Obiettivo della cavalcata trionfale: Mosca.

I piani tedeschi facevano affidamento anche sulla scarsa stima e considerazioni nutrita sull’esercito sovietico ed in particolare sulla sua capacità di resistenza.

I generali tedeschi ritenevano che le forze sovietiche, falcidiate dalla purghe staliniste degli anni trenta, con buona parte degli ufficiali fucilati o internati nei gulag, avrebbero ben presto deposto le armi, sciogliendosi come neve al sole.

Le convinzioni dell’OKW erano altresì rafforzate dai rapporti dei servizi segreti tedeschi, tutti intrisi di una sotto stimazione e disistima dell’esercito sovietico.

Tuttavia, la storia determinerà il fallimento dell’offensiva tedesca, le cui massime punte dell’avanzata arrivarono sino in vista del Cremlino, nel dicembre 1941, per poi essere respinte fino alle macerie di una Berlino devastata, nell’aprile del 1945.

L’esercito sovietico, dato subito per spacciato, aveva invece efficacemente resistito ed era passato al contrattacco, infliggendo ai tedeschi sonore sconfitte, dimostrando quale terribile errore fosse stato l’averne sottovalutato i mezzi e le capacità.

Gli stessi errori sembrano ora si stiano emergendo anche nel corso della guerra russo-ucraina del 2022.

Ed invero, ad oltre venti giorni dall’inizio delle operazioni, i Russi non hanno conseguito alcuno degli obiettivi strategici che si erano imposti, dal momento che le grandi città di Odessa, Kharkiv, Marupol e la capitale Kiev sono ancora in mano Ucraina.

Al contempo, lo stesso Zelensky è ancora saldamente al potere e conduce la resistenza.

L’esercito russo è in grande difficoltà perché non riesce a sfondare il fronte e ad avanzare rapidamente su Kiev per conquistarla.

Le ragioni di queste difficoltà sono molteplici.

In primo luogo, le forze di invasione russe risultano di dimensioni troppo esigue rispetto agli obiettivi da conseguire.

Putin ha schierato in campo un contingente di ben centoquarantamila uomini che, sebbene composto da truppe scelte e ben addestrate, come per esempio le forze speciali che hanno già combattuto in Cecenia, risulta numericamente insufficiente per conquistare un paese con un ‘estensione territoriale come l’Ucraina, che vanta una superficie di 603.628 km².

La campagna russa era partita con modalità da guerre lampo,

I Russi, infatti, il 24 febbraio avevano distrutto completamente l’aeronautica ucraina, bombardandone gli aeroporti e distruggendo i velivoli al suolo.

L’obiettivo era quindi quello di replicare quanto fatto dagli Israeliani all’inizio della Guerra dei Sei Giorni, quando in un sol giorno, il 5 giugno 1967, furono annientate le aviazioni militari di Egitto, Giordania e Siria.

Lo steso giorno i Russi avevano effettuato un aviosbarco nei pressi di Kiev, con lo scopo di prendere Kiev impiegando i soli paracadutisti.

Inoltre, le truppe russe sono entrate in Ucraina dal confine nord e ad est, nonché dalla Crimea.

A questa rapida avanzata, doveva seguire, secondo i rapporti dei Servizi Segreti Russi un crollo immediato dell’esercito ucraino, unitamente alla sollevazione della popolazione filo-russa.

Idealmente, Putin avrebbe dovuto prendere Kiev in meno di quarantotto ore, accarezzando magari l’idea di trascinare Zelensky a Mosca per fare quello che Cesare fece con Vercingetorige (ad esclusione dello strangolamento del suo nemico).

Tuttavia, ciò non è avvenuto.

A quasi tre settimane dall’inizio del conflitto, i Russi hanno conquistato molti territori ma non hanno preso le città ucraine.

Come dicevamo prima, ciò è da ascrivere a molteplici fattori.

I Russi hanno la superiorità aerea ma non il dominio dei cieli visto che i loro aerei ed elicotteri sono continuamente minacciati dalla contraerea ucraina, come testimoniato dai numerosi video apparsi su internet che testimonia gli abbattimenti dei mezzi russi.

Unitamente a ciò, gli ucraini stanno facendo largo uso dei droni, i temuti TB2 di fabbricazione turca, utilizzati per colpire ripetutamente i convogli russi, tra l’altro scarsamente protetti, che trasportano rifornimenti alle truppe al fronte.

La distruzione dei rifornimenti sta sfiancando notevolmente i russi.

Citando il Professor Marco Cimmino: il fante se non mangia non combatte, il cannone se non gli porti le granate non spara.

Agli attacchi ucraini si è altresì aggiunta l’inefficienza logistica dell’esercito russo che ora sta emergendo sempre di più, anche se appare veramente deprecabile che un esercito moderno nel XXI Secolo abbia ancora problemi logistici dovuti ad una cattiva organizzazione.

Oltre alle difficoltà di rifornire i propri uomini, i russi devono anche scontrarsi con un esercito determinato come quello ucraino che ha rinunciato allo scontro aperto per darsi alla tattica della guerriglia.

Gli ucraini, infatti, in molti punti si sono asserragliati nelle città, allo scopo di costringere i russi ad una battaglia urbana, lo scenario più drammatico per qualsiasi esercito.

Senza voler scomodare la disfatto dalla VI armata tedesca a Stalingrado, si possono anche richiamare esempi come la battaglia di Mogadiscio del 1993 o i combattimenti in Iraq ed in Afghanistan, dove l’esercito statunitense è stato messo in forte difficoltà.

A questo bisogna poi aggiungere la sottovalutazione russa dell’esercito ucraino, che in questi ultimi anni è stato addestrato ed equipaggiato anche con l’aiuto degli USA

Dal 2015, infatti, gli americani hanno incrementato la preparazione e l’addestramento dei militari ucraini alle tattiche della guerriglia ed a compiere rapidi e letali incursioni

Per comprendere la portata degli aiuti americani si richiama un episodio citato da Marinelli ed Olimpio sul Corriere della Sera del 18 marzo 2022, in cui gli autori evidenziano che nel 2015 i parà ucraini parteciparono come “op-for” , ossia nemici, ad un’esercitazione NATO in Germania, denominata Swif Response..

Sulla portata dell’esercitazione, basti pensare che quest’esercitazione ha rappresentato la più vasta concentrazione di truppe aviotrasportate sul suolo europeo dai tempi dell’Operazione Market Garden (fonte difesaonline.it) quando gli Alleati cercarono di sfondare il Fronte Occidentale, lanciando 35.000 paracadutisti sull’Olanda.

Scopo di Swift Response era quello di tastare la capacità delle Forze Nato sull’impiego dei paracadutisti e sulle loro tecniche di combattimento.

In tale contesto, da quello che si sa dalle fonti, gli ucraini si sarebbero comportati bene.

Per quanto riguarda gli armamenti, gli ucraini stanno usufruendo del massiccio invio di materiale bellico dagli USA e dai Paesi UE, anche se i bombardamenti russi dei depositi di armi ucraini, tra cui quello di stamattina avvenuto a Liv, stanno risultando molto efficaci.

Inoltre, i russi non avevano considerato un altro fattore: la partecipazione popolare alla guerra da parte dei molti civili che hanno imbracciato le armi.

Tutti questi fattori hanno determinato notevoli rallentamenti nell’avanzata russa, che oggi sembra giunta ad una fasi di stallo.

I russi, infatti, seppur padroni di numerosi territori non hanno conquistato le grandi città ed ancora non si può prevedere se e quando vi riusciranno.

Tuttavia, si deve ritenere che i Russi cercheranno di lanciare altri poderosi assalti, nel tentativo di prendere Kiev in tempi brevi, prima che la morsa delle sanzioni cominci a farsi sentire.

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