La persona che riceve più posta al mondo è senza ombra di dubbio Babbo Natale, a Rovaniemi (Finlandia), esiste un ufficio postale dove sono accumulate lettere provenienti da tutto il mondo indirizzate a: Santa Claus Circolo Polare Artico, Tahtikuja 1, FI-96930b Napapiiri (Finlandia), la risposta è assicurata.

I bambini attendono l’arrivo di questo simpatico vecchietto in sella della sua slitta trainata dalle sue nove renne volanti, la notte tra il 24 e il 25 dicembre. Nella poesia natalizia del 1823 A visit from St. Nicholas dell’americano Clement Clark Moore (1779-1863), si conoscono i nomi propri di 8 renne: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Blitzen e Donder o Donner. Grazie alla canzone scritta nel 1949 da Johnny Marks Rudolph the Red- Nosed Reindeer viene introdotta una nuova renna Rudolph dal grande naso rosso, che funge da guida per Babbo Natale.

L’antenato di Babbo Natale risalirebbe addirittura ai tempi degli antichi greci, niente di meno alcuni citano Poseidone, il dio dei mari. Sono millenarie anche le leggende legate a Odino, dio supremo dell’antica religione nordica: anche lui portava doni, a bordo di una slitta trainata da un cavallo volante. Le prime tracce cristiane, invece, coinciderebbero con San Nicola, vescovo di Myra in Turchia e considerato il protettore dei bambini.

San Nicola nato a Patara di Licia, intorno al 280 d.C. e rimasto orfano, si trasferì a Mira dove decise di entrare a far parte della chiesa di Cristo. Proclamato vescovo, la sua fama si diffuse tra i credenti e i suoi miracoli furono tramandati. Le opere miracolose più famose furono due: la risurrezione di tre ragazzini finiti sotto le perfidie grinfie di un ristoratore psicopatico che li aveva uccisi.

Senza dimenticare anche il salvataggio di tre ragazzine che a causa dei debiti familiari stavano per scegliere la via della prostituzione. Il vescovo donò loro tre sacchi d’oro con i quali sanarono le finanze e le ragazze si fecero anche la dote per sposarsi. Questo regalo iniziò ad essere ricordato e celebrato ogni 6 dicembre (giorno della morte del santo).

La vita di San Nicola non fu rosea: venne imprigionato durante le persecuzioni dell’imperatore romano Diocleziano, rimesso in libertà da Costantino grazie all’Editto di Milano del 313, morì il 6 dicembre 343 d.C.

Con la Riforma Protestante venne vietato il culto dei santi. In alcuni Paesi del Nord Europa venne posticipata con la nascita di Gesù Bambino, il 25 dicembre lo scambio dei doni.

Fino al XIX secolo, infatti, seppure la leggenda fosse già ben radicata, spesso a Paesi e culture diverse corrispondevano rappresentazioni diverse. Babbo Natale poteva essere infatti un elfo o un folletto, oppure nella cultura anglosassone un omone anziano con una lunga barba bianca, una sorta di “spirito del Natale” che avrebbe pure ispirato il celebre “Canto di Natale” di Charles Dickens. I migranti in America provenienti dalle regioni settentrionali dell’Europa (soprattutto dell’Olanda), vollero mantenere vivo il ricordo di San Nicola (Sinterklaas, Sinterclaus,Samiklaus o Santa Claus).

All’inizio del XIX secolo scrittori e poeti americani iniziarono ad andare alla riscoperta del passato, uno dei primi fu Washington Irving (1783-1859) che nel 1809 pubblicò una breve storia con San Nicola protagonista nella sua generosità d’animo. Pochi anni dopo nel libretto anonimo The Children’s Friend, per la prima volta compare il nome di Santa Claus che porta doni ai bambini buoni e infliggeva punizioni ai cattivi.

Bisogna attendere la poesia A Visit From St. Nicholas di Moore per avere una visione chiara di questo magico benefattore: omone grande grosso, folta barba bianca e un sacco colmo di regali, alla guida di una slitta trainata da otto renne. La sua fisionomia

resta immutata nel tempo, ma i suoi abiti cambiano di volta in volta, fino al momento

in cui il disegnatore e vignettista americano Thomas Nast, propose la versione definitiva: un mantello rosso con i bordi di pelliccia bianca. E fu proprio così abbigliato che nel 1920 Babbo Natale comparve per la prima volta come testimonial della Coca-Cola, pubblicato sulle pagine di The Saturday Evening Post.

Ma se si vuol dare una paternità al Babbo Natale odierno è merito del disegnatore Haddon Sundblom, originario del Michigan: per decenni fu incaricato di disegnare Santa Claus per conto della The Coca-Cola Company. Si era ispirato inizialmente a una poesia di Clement Clark Moore, del 1822, in cui San Nicola veniva descritto come paffuto e accogliente. Ma per disegnarlo davvero, Sundblom chiese aiuto all’amico Lou Prentiss, un commerciante in pensione che gli fece da modello.

Anche la settima arte non ha resistito al fascino di Babbo Natale, nel film Il miracolo nella 34 strada (1947) diretto da George Seaton, Edmund Gwenn vinse l’Oscar per aver interpretato il ruolo di Santa Claus come attore non protagonista, La storia di Babbo Natale (1985) diretto da Jeannot Szwarc, nel 1993 Tim Burton dirige una pellicola “alternativa” Nightmare Before Christmas, in cui viene rapito da Kack Skellington, il Re di Hellowen.

Per quanto concerne il cinema italiano nel 2010 Paolo Genovese dirige il film La banda dei Babbi Natale con protagonista il trio comico Aldo,Giovanni e Giacomo. Anche nella musica troviamo spesso Santa Claus protagonista di celebri canzoni: nel 1932 Santa Claus is coming Town scritta da Haven Gillespie e J.Fred Coots e resa famosa da Perry Como e Bing Crosby; nel 1963 Little Saint Nick, composta da Brian Wilson e cantata da The Beach Boys.

Nel 1977 Greg Lake e Peter Sinfield composero I Believe in Father Christmas portata al successo da Emerson, Lake e Palmer. Curiosa, infine, la canzone I Saw Momm Kissing Santa Claus, scritta nel 1952 da Tommie Connor e passata nella storia grazie all’interpretazione dei Jackson Five con un giovanissimo Micheal Jackson. In questo brano un bambino sorprende la mamma baciare Santa Claus sotto il vischio.

Esistono storie fantastiche che fanno sognare ad occhi aperti e lasciano in noi la speranza per un domani migliore. Non è illusione è semplicemente consapevolezza di trovare del “buono” in ciascuno di noi. Non si è mai abbastanza grandi” per continuare ad immaginare e credere che possa esistere un mito come Babbo Natale.

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