La messaggistica digitale ha cambiato il nostro modo di comunicare: social network e applicazioni ci mettono in contatto istantaneamente con il nostro “interlocutore/destinatario”, senza attendere, come accadeva in passato di rispondere al telefono, ricevere un telegramma, lettera ecc. Scriviamo e-mail e chattiamo su WhatsApp, Facebook o Snapchat e utilizziamo gli emoji che aggiungono un livello emotivo al testo e possono evitare incomprensioni.

Nella comunicazione, infatti, non sono solo le parole pronunciate ad avere una certa valenza, ma anche le nostre espressioni facciali, i nostri gesti, il linguaggio del nostro corpo e il tono della nostra voce. Ad esempio: guardiamo di lato quando siamo imbarazzati, strabuzziamo gli occhi per la sorpresa, alziamo le mani per lo spavento o storciamo il naso per il dispiacere.

I simboli grafici gli emoji ed emoticon hanno semplificato, e abbreviato il concetto da esprimere e codificare un messaggio.

Dopo più di cinquemila anni di evoluzione della scrittura, sembra quasi come se stessimo tornando ai pittogrammi. Gli egiziani hanno iniziato con il linguaggio pittografico e hanno dovuto aggiungere elementi fonetici e più letterali di ciò che mostravano le relazioni tra figure. E hanno dovuto esprimerli in un altro modo attraverso la scrittura geroglifica. 

Poi è arrivata la grande invenzione dell’alfabeto fonetico che ci ha dato più espressività perché siamo stati in grado di riprodurre tutta la lingua parlata, che è molto più ricca. L’ispirazione nel creare gli emoticon fu lo “smile” del grafico pubblicitario. Harvey Ball ( una faccia sorridente con un cerchio, due punti e una linea curva) il simbolo del buon umore.

Harvey Ball nel suo studio con lo “smile” (una faccia sorridente con un cerchio, due punti e una linea curva); il disegno divenne immediatamente popolare, ma purtroppo Ball dimenticò di depositarne i diritti d’autore

Nel 1982, il Professor Scott E. Fahlman introdusse il primo esempio conosciuto di emoticon, il problema è che con una tastiera non si poteva creare, ma mettendo la testa di lato 🙂 utilizzando simboli di una comune punteggiatura il risultato era raggiunto. Si evitava fraintendimenti e ovviamente questi simboli servivano a indicare sarcasmo e battute. Funzionò, e venne utilizzato dalla Carneige Mellon Unversity e da altri atenei, collegati ad Apanet (Internet) per inviare email e chat in rete.

L’introduzione di questi segni servirono a comunicare la corretta chiave di decodifica del messaggio senza malintesi.

Il termine emoticon è formato dalle parole inglesi “emotion” (emozione, sentimento) e “icon” (simbolo). Le emoticon possono vivacizzare il testo e trasmettere stati d’animo o stati emotivi. 😀 significa ridere o simboleggia un gran sorriso, per indicare sorpresa usiamo:-O, mentre<3 rappresenta il cuore e i sentimenti.

Scott Fahlman  professore di informatica alla Carnegie Mellon University, con un esempio di emoticon

Il professor Fahlman ha dichiarato: “Nonostante l’invenzione dello smile rappresenti 10 minuti nella mia carriera trentennale che si è occupata più che altro di intelligenza artificiale, devo dire che ancora oggi tanta gente mi scrive per questa cosa. Stiamo riassumendo qualcosa di molto complesso come la felicità in una forma molto grezza, ma a volte si ha bisogno di una scorciatoia. Credo che in fondo la prima vera emoticon della storia sia stato il punto esclamativo,un segno enfatico usato per trasmettere un po’ di emozione. Allo stesso modo le faccine possono essere utili per esprimerle in una chat, su Twitter o in altre forme di comunicazione veloce.”

  Shigetaka Kurita designer di interfacce giapponese e inventore degli emoji.

Il passaggio dalla faccina disegnata all’immagine è avvenuto in Giappone. Il termine emoji deriva dal Giapponese : “e” (immagine),“mo” (frase) e “ji” (carattere). 

Durante la fine degli anni ‘90 l’ingegnere del software Shigetaka Kurita che lavorava perla NTT DoCoMo (azienda delle telecomunicazioni) per promuovere la commercializzazione tra i giovani, realizzò176 emoji ispirandosi al mondo dei manga.

A differenza delle prime, le emoticon, dove bastava un semplice programma di testo per crearle, per le emoji fu creato appositamente un software in grado di leggerle per poterle utilizzare. 

Gli emoji sono immagini o pittogrammi: la mimica e la gestualità vengono rappresentate mediante volti e personaggi al fine di dare grande intensità espressiva alla comunicazione. Come tutti sanno sono disponibili sui nostri telefoni cellulari dal 2010. Offrono molto spazio all’interpretazione e possono essere tradotti in diversi modi. A seconda della cultura di un paese.

Per esempio, nei Paesi occidentali il segno OK 👌 simboleggia che va tutto bene, mentre in Giappone questo gesto viene usato per rappresentare il denaro. La faccina che sbuffa vapore dal naso 😤 viene usata da europei e americani per esprimere rabbia o sdegno, ma in Giappone, al contrario, rappresenta il trionfo.

Gli emoji sono molto popolari e vengono utilizzati regolarmente dal 92 % degli utenti di Internet.
Nel 2015 la popolarità degli emoji ha portato l’Oxford Dictionary a eleggere come parola dell’anno proprio un emoji. Il 17 luglio si celebra ufficiosamente la Giornata mondiale degli emoji.

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