Il 2020 volge oramai al termine (ed era anche l’ora, sospirano in molti).
L’anno che ha stravolto completamente la vita di milioni di persone cederà il passo al 2021 con Capodanno dai toni dismessi, per non dire dai festeggiamenti inesistenti.

Quest’anno, soprattutto a causa delle restrizioni imposte dal Governo con il “Decreto – Legge di Natale”, non ci saranno i soliti concerti in piazza, le folle sui lungomare, gli spettacoli, le dirette TV, i trenini, i veglioni nei locali o in casa degli amici. Tante cose non si potranno fare. Ed i fuochi d’artificio?

Una delle tradizioni più radicate in Italia, nonché in molti altri paesi del mondo, è quella di far esplodere i fuochi di artificio allo scoccare della mezzanotte.
A questa sorta di “sparatoria” partecipano sia i comuni cittadini dai balconi delle loro case, sia le amministrazioni comunali che ogni anni organizzano grandi spettacoli pirotecnici (il tradizionale spettacolo di Castel dell’Ovo ne è un esempio).

L’usanza di sparare i fuochi di artificio a Capodanno affonda le sue radici nella credenza che le esplosioni e le detonazioni dei botti dovrebbero scacciare le negatività e gli spiriti maligni, propiziando così l’inizio di un nuovo e sereno anno.

A quest’usanza dei botti si collega poi anche un’altra usanza e cioè quella di disfarsi delle cose vecchie che si hanno in casa, generalmente piatti o suppellettili, scaraventandole dal balcone, con risultati anche possibilmente nefasti (la Bianchina di Fantozzi bombardata da una vecchia cucina lanciata dall’ultimo piano durante la notte di San Silvestro ne è una dimostrazione).

La spiegazione di queste usanze è offerta da Alfredo Cattabiani, studioso di simboli e tradizioni scomparso nel 2003, in uno dei suoi libri essenziali per comprendere il significato profondo delle feste dell’anno: Calendario, le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno del 1988, (citato in un articolo del Secolo di Italia del 30 dicembre 2016).


Scrive Cattabiani che “Capodanno fuochi e petardi non si accendono solo per salutare il nuovo anno: i botti, assieme al disfarsi di mobili e stoviglie vecchie, hanno il significato di espulsione del vecchio anno con le sue negatività. Antichi riti diffusi un po’ ovunque hanno questo significato di esorcismo contro demoni e spiriti maligni”.

Lo stesso Cattabiani ci ricorda alcuni di questi riti: “Alla vigilia di Capodanno, riferisce James G.Frazer, i ragazzi boemi armati di fucili si disponevano in circolo e sparavano tre volte in aria, ovvero alle streghe che fuggivano spaventate. In Thailandia si esegue ogni anno l’espulsione dei demoni nell’ultimo giorno dell’anno vecchio. Si spara dal palazzo una cannonata per segnale: vi si risponde dal posto più vicino e così via di posto in posto finché gli spari han raggiunto la porta esterna della città: ovvero i demoni vengono cacciati passo a passo”.

“Nel Labruguière, un cantone della Francia meridionale, alla vigilia dell’Epifania – continua Cattabiani – che equivale simbolicamente al Capodanno, la gente corre per le strade suonando campanacci e sonagli, e facendo ogni sorta di rumore. Poi al lume delle torce e dei fascinotti accesi si scatena un frastuono assordiate con il quale si spera di scacciare dalla città tutti i demoni vaganti. A Napoli la cacciata dei demoni diventa uno spettacolo impressionante: tutta la costiera, da Posillipo fino al Capo di Sorrento, si trasforma in una curvilinea fiancata di una corazzata che spara migliaia di cannonate luminose, i botti”.

Quest’anno, tuttavia, molti si chiedono se la corazzata partenopea potrà far sentire il rombo delle proprie artiglierie o se la mestizia di questo Capodanno (o di qualche DPCM o ordinanza emanata dal sempre vigile De Luca) impedisca di sparare i fuochi di artificio.

In primo luogo, occorre subito chiarire che l’alluvione normativa di DPCM, decreti leggi ed ordinanze degli ultimi mesi non ha in alcun modo intaccato il settore della produzione e della vendita dei fuochi di artificio.

Ed invero, come chiarito dalla ASSPI (Associazione Pirotecnica Italiana) con una nota del suo ufficio stampa del 18 dicembre 2020: “Il Dpcm del 3 dicembre 2020 e la circolare del Viminale sulla prevenzione e
repressione degli illeciti in materia di artifici pirotecnici in vista delle festività di fine anno (emessa il 9 dicembre 2020) non escludono in alcun modo la vendita degli articoli pirotecnici, neppure nelle aree attualmente ‘rosse’, nelle quali gli esercizi commerciali possono vendere al pubblico gli artifici da divertimento nel rispetto della normativa vigente in materia”.

La spiegazione di ciò è molto semplice e si trova nelle pieghe del DPCM del 3 dicembre 2020, istitutivo del complesso sistema delle zone rosse, arancioni e gialle. Il DPCM, all’articolo 3 individua le ulteriori misure di contenimento del contagio da Covid 19 da adottare su alcune aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto (zone rosse).

Per quanto riguarda le attività commerciali, il DPCM, al comma 4 lett. b), ne prevede le sospensioni, eccettuate quelle individuate dall’allegato 23, “Commercio al dettaglio”, a loro riconducibili a codice Ateco di riferimento del settore merceologico (Il codice Ateco è una combinazione alfanumerica che identifica una Attività Economica. Le lettere individuano il macro-settore economico mentre i numeri, da due fino a sei cifre rappresentano, con diversi gradi di dettaglio, le specifiche articolazioni e sottocategorie dei settori stessi ndr).

Al punto n. 18 dell’Allegato 23, tra le attività di commercio al dettaglio per le quali è consentita l’apertura in Zona Rossa, figurano quelle dedicate commercio al dettaglio di giochi e giocattoli in esercizi specializzati” riconducibili, senza dubbio, al codice Ateco 47.65 che comprende, tra l’altro, il “commercio al dettaglio di articoli pirotecnici” (come precisa anche l’Asspi).

Ne consegue che i negozi di minuta vendita di articoli pirotecnici sono esclusi dal provvedimento di sospensione dell’attività e, quindi, possono rimanere aperti anche nelle zone rosse, pur nel rispetto delle misure di sicurezza anticovid previste per le attività commerciali.

Il quadro normativo delineato non risulta intaccato dal DPCM del 3 dicembre, dal momento che lo stesso si è limitato a prolungare l’operatività delle misure adottate dal DPCM dl 3 novembre fino al 10 gennaio 2021.
L’interpretazione fornita dall’associazione di categoria ha trovato conforto anche in una circolare del Ministero degli Interni, emessa il 9 dicembre, in materia di prevenzione e repressione degli illeciti in materia di artifici pirotecnici in vista delle festività di fine anno, che testualmente prevede la possibilità per i negozi di vendere al pubblico gli articoli pirotecnici.

Infine, il settore pirotecnico non è stato influenzato nemmeno dal Decreto legge n. 172/2020 del 18 dicembre, che ha istituito la Zona Rossa nazionale di Natale e Capodanno.

Pertanto, certamente aiutati da un quadro normativo confuso e frastagliato, i negozianti potranno continuare a vendere i fuochi di artificio nel pieno rispetto della legge, con buona pace di molti benpensanti che invocavano un Capodanno senza botti, in segno di lutto. Forse il senso di cordoglio imponeva una scelta del genere ma purtroppo: la legge è la legge.

Il quadro normativo che consente la vendita dei fuochi di artificio sembra un vero rompicapo e certo il Legislatore nazionale non ha dato prova di chiarezza e precisione, tuttavia, come scriveva Jaroslav Hasek, a proposito dell’oscurità delle leggi: “Qui nella maggior parte dei casi la logica spariva e il comma aveva la meglio, il comma strangolava, il comma diceva sciocchezze, il comma impazzava, il comma rideva, il comma minacciava, il comma uccideva; e non perdonava” (Jaroslav Hasek – Le avventure del bravo soldato Svejk nella Grande Guerra).

Tuttavia, appare anche lecito pensare che l’Esecutivo non abbia voluto vietare la vendita dei fuochi per non infierire su un settore già duramente colpito in questi mesi e che ha dovuto patire i danni economici derivanti dalle numerose cerimonie e feste religiose annullate e che vedevano i fuochi di artificio come grandi protagonisti.

Evidentemente, il caos normativo sopradescritto ha lo scopo di dare respiro ad un settore già provato e che, in tempi normali, vede impiegate ben 6.000 persone con un fatturato medio di 1,2 miliardi di euro (cifre dell’Asspi).
Per quanto riguarda la possibilità poi di sparare i fuochi, anche qui le istituzioni pubbliche non hanno brillanato per chiarezza.

In alcune città italiane, come per esempio Palermo, i Sindaci hanno emesso dei provvedimenti, quelle che i giuristi chiamano le ordinanze contingibili ed urgenti ai sensi dell’art. 54 Testo Unico Enti Locali, che fa divieto di far esplodere i fuochi di artificio, comminando anche sanzioni fino a 5.000,00 euro.

Tuttavia, queste ordinanze sono di dubbia di legittimità, anche alla luce delle passate pronunce del Consiglio di Stato e dei vari Tar con cui sono annullate le suddette ordinanze contingibili ed urgenti riferite alla vendita dei fuochi d’artificio di Capodanno (si pensi all’ordinanza emanata dal Sindaco Raggi che faceva divieto di sparare i botti durante il Capodanno 2017, subito annullata dal Tar Lazio).

In Campania, o almeno nel Capoluogo, alcun divieto è stato adottato, pertanto, è ragionevole aspettarsi che allo scoccare della mezzanotte la corazzata partenopea erutterà tutta la sua potenza, nella speranza di scacciare tutte le negatività di questo 2020, sperando in un 2021 un po’ meno turbolento ma un po’ più tranquillo.

Alcune immagini sono prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione, indirizzo email  freetopix.magazine@libero.it che provvederà prontamente alla rimozione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *