In memoria di Diego Armando Maradona e Paolo Rossi

In genere dopo una week end di campionato la domanda del giorno dopo, per tenere sempre alta l’attenzione verso il gioco più bello del mondo, sarebbe questa: cosa ha detto il campionato? Quesito legittimo, naturale e determinante, qualche volta, nel far innescare le classiche polemiche da bar. ‘Freetopix’ da quando ha iniziato la sua avventura come blog e adesso come testata di giornale online, ha sempre cercato di tenersi lontano dagli aspri scontri tra coloro che si identificano come tifosi.

Il calcio è bello perché è un gioco. E’ bello perché ci fa sentire tutti ragazzini ed anche ragazzine, visto che finalmente anche il calcio femminile sta avendo la sua giusta attenzione. Insomma tutti quanti amano il calcio nella sua essenza. Per questo la domanda da porre, oggi e in questo dato momento storico, non deve essere rivolta solo esclusivamente a ciò che è successo nell’ultimo turno di campionato.

Ma deve tener presente ciò che sta succedendo nel mondo del pallone e soprattutto nelle ultime settimane. Non ci giriamo intorno, il mondo del pallone è più vuoto dopo le due bellissime epoche che se ne sono andate a distanza di poche settimane l’una dall’altra. Epoche rappresentate da Diego Armando Maradona, prima, e Paolo Rossi, poi. Il Pibe de Oro e Pablito, dunque.

Due carriere che non solo si sono incrociate in un caldo pomeriggio di luglio in Spagna, nel 1982, ma che hanno indissolubilmente rappresentato, per i motivi più disparati, il calcio del decennio 1980. Rossi fece sognare e portare sul tetto del mondo una nazione intera; facendole dimenticare gli orrori degli anni di piombo. Diego Armando Maradona, invece, è stato l’artefice di quell’impossibile che in realtà avvenne sotto al Vesuvio e nel Sud in generale: facendo vincere qualcosa d’importante ai tifosi napoletani, prima, ed strapazzando le difese di tutto il mondo a Messico ’86, dopo.

Entrambi diversi, entrambi della stessa epoca in cui le loro squadre troneggiavano nelle singole competizioni. Si parla di alcune iniziative per ricordarli e per tenere sempre alta la loro memoria. Maradona ha già avuto il suo riconoscimento: lo Stadio San Paolo di Napoli non si chiama più così. Il comune ha concesso la nuova nominazione di ‘Stadio Diego Armando Maradona’ e chissà che non sia di buon auspicio per i ragazzi di Gattuso.

Non finisce qui: sempre ieri, durante la trasmissione sportiva ‘90° minuto’ il Ministro degli Esteri, Di Maio, ha annunciato la possibilità, in accordo con il Ministro dello Sport, di organizzare un triangolare della pace tra Italia, Inghilterra ed Argentina proprio nello stadio appena intitolato a Diego. Per il momento sembra un po’ complicato realizzare questo progetto. Non tanto perché lo si sta preparando in questi giorni complicati per gli spostamenti e per gli assembramenti. Ma perché gli stessi inglesi non hanno mai dimenticato l’affronto di Diego in quel 22 giugno del 1986.

Non tanto per averli annichiliti con la partenza da centrocampo fino alla porta avversaria. Ma per non aver mai perdonato al fuoriclasse argentino quel clamoroso gol di mano. Un gesto chiaramente antisportivo e fatto in segno di vendetta per un altro episodio che con il calcio non c’entrava nulla: la guerra delle Falkland proprio tra gli inglesi e gli argentini. Ecco perché sembra difficile, sembra. Ma staremo a vedere.

E Paolo Rossi? Qual è l’iniziativa che potrebbe essere messa in pratica nei prossimi mesi? Partiamo dal presupposto che ‘Pablito’ ha giocato in diverse squadre, come ricordato nell’articolo in cui purtroppo annunciammo la sua scomparsa. Sta di fatto, però, che non è mai stato una bandiera vera e propria di nessuna squadra in cui ha militato. Certo, la divisa più importante che ha indossato nella sua carriera è quella della Juventus; senza dimenticare quella della Nazionale italiana di calcio.

Partendo proprio da questo elemento di unità nazionale i giornalisti Rai, dopo aver trasmesso in diretta televisiva l’estremo saluto al Campione del Mondo del 1982, hanno lanciato una proposta che molto probabilmente verrà accolta: dedicare lo Stadio Olimpico di Roma proprio a lui. Da quando? Dal prossimo 11 giugno del 2021, in occasione dei prossimi Campionati Europei di calcio.

Il punto è vedere se le rispettive squadre che giocano, alternandosi, in quello stesso stadio possano rispondere in maniera favorevole. Infatti Paolo Rossi non ha mai militato né nella Roma e né tantomeno nella Lazio. Il punto però è che il dibattito si sta infiammando, per modo di dire, anche in quel di Prato. Le autorità locali avrebbero intenzione di intitolargli lo Stadio, invece alcuni tifosi ricordano come il grande campione, e senza fargliene una colpa, non si fosse mai interessato della squadra cittadina. Semmai, sempre a detta di alcuni tifosi, sarebbe più giusto dedicargli una strada.

Ma la domanda da porre era questa: con la fine di queste due epoche, con la scomparsa di questi due uomini simbolo, lo stesso calcio dove sta andando? Quale è la vera direzione? Oggi tutti quanti continuiamo a seguire questo sport, ad attaccarci per un rigore non dato o per una brutta sconfitta. Ma in quali calciatori ci riconosciamo. In quali uomini ci leghiamo. Un tempo esistevano le bandiere, uomini che rappresentavano le squadre della loro città o anche stranieri che diventavano simboli per le stesse squadre. Oggi non è più così. 

Oggi tutto va veloce e niente rimane in eterno. Di certo Maradona e Rossi non hanno mai rappresentato le squadre della loro città. Ma sono diventati simboli al quale le persone si sono anche riconosciute e legate. E’ vero che tutto cambia e niente può essere come prima. Come è vero che non è detto che non ci saranno altre belle epoche per il nostro calcio. Che non ci saranno squadre con giocatori che riescono, seppur brevemente a legarsi ai colori rispetto a quelli passati, ha portare gioire le tifoserie.

Non è un caso che proprio nell’anno horribilis, per tutti i settori, se ne sono andati due grandi calciatori, il calcio italiano sembra riprendere a dettare legge in Europa. Juventus, Lazio, Atalanta, Roma, Milan e Napoli. Pare che se da un lato il tempo porta il pallone a rotolare in avanti; dall’altro lato lo riporta indietro dandoci un segnale. Ovvero che quando finisce un’epoca ne inizia subito un’altra e per capire che epoca sia stata bisognerà attendere che finisca anche questa che stiamo attraversando per comprenderla ed analizzarla con lucidità.

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