Usa vs Cina. Sembra il titolo di un film. Di quelli belli, appassionanti. Magari con l’incipit di ‘Rocky IV’, ricordate quando sotto le note di ‘Eye The Tiger’ i guantoni colorati (come rievoca anche l’immagine scelta) delle rispettive bandiere di appartenenza collidono in un’esplosione? E’ vero all’epoca c’era l’Unione Sovietica. Ma oggi c’è il regime di Pechino e in un’opera di finzione ci può essere anche una guerra, ma nel mondo reale deve prevalere in primis l’arma della diplomazia. Ammettiamolo, però, lo scontro frontale è già in atto e da tempo anche.

L’ultima mossa tra le due superpotenze è firmata Donald Trump, il criticatissimo Presidente degli Stati Uniti, il quale ha annunciato, in forma di preavviso, che entro il 2021 gli Stati Uniti d’America lasceranno l’Organizzazione Mondiale della Sanità, perché troppo filo-cinese. Tutto però dipende dal risultato delle prossime elezioni nella Terra a stelle e strisce il prossimo 3 novembre. Se Trump verrà confermato allora l’addio sarà confermato, se invece la Casa Bianca sarà occupata da Biden allora l’America rimarrà nell’Oms.

Il duello si è inasprito ulteriormente, tra le due nazioni, in questi tempi di covid-19, in cui il partito di Pechino, una vera e propria dittatura, ha praticamente nascosto la verità al mondo e fatto in modo, ancor prima che scoppiasse la pandemia, di non far scattare l’allarme. Pandemia o comunque un virus fuoriuscito da chissà dove, forse da un laboratorio franco-cinese di Wuhan, nel momento migliore. Ovvero quando Trump stava ottenendo ciò che voleva con i dazi a discapito di XiJing-Ping.

Il criticatissimo Presidente degli Stati Uniti era riuscito nell’intento di far acquistare il grano prodotto dagli americani ai cinesi e, entrambi gli attori, avrebbero dovuto incontrarsi nuovamente per un accordo vantaggioso. Ma la guerra commerciale, il covid-19, per non dimenticare la Huaweii con l’ambigua rete 5g sono solamente alcune delle patate bollenti che alimentano il contrasto fra Usa e Cina.

La vera patata bollente è rappresentata da Hong Kong, ostaggio di quella discutibile legge sulla sicurezza nazionale che alimenta la longa manus del partito comunista sull’isola. Non solo gli Usa si stanno muovendo. Persino il Canada, l’Inghilterra, l’Australia, e l’India stanno adottando misure contro il governo di Pechino. L’india, in modo particolare, insieme agli Usa e l’Australia, sta vietando, nel proprio territorio nazionale, di vietare l’uso della piattaforma social Tik Tok e della rete 5g. anche l’Inghilterra si sta adoperando in tal senso, in più aprendo la possibilità ai cittadini di Hong Kong, la maggior parte in fuga, di ottenere la cittadinanza inglese. Il Canada, per lo stesso identico motivo, è stato addirittura minacciato dalla Cina.

Trump, dal canto suo, afferma che ‘La Cina, con il virus, ha arrecato un grave danno all’America e al Mondo’. Non è un caso che, come sottolineato in precedenza, che questo virus è fuoriuscito nel momento migliore. Nel senso nel momento in cui i due leader delle due superpotenze mondiali si dovevano sedere ad un tavolo per un accordo. La nostra è chiaramente una supposizione. Ma sembra una mossa creata ad arte per ‘farsi belli’ con le altre nazioni.

Hong Kong, attualmente e comunque, rimane il vero perno centrale del contrasto, anche se non lo si ammette in via diretta. La situazione che sta vivendo l’isola, ex-colonia inglese, con manifestanti che protestano e che vengono arrestati ricorda, seppur vagamente, la vicenda di Berlino. Ovviamente i cinesi non hanno costruito un muro per cingere l’isola e proteggerla da interferenze esterne, ma quello che sta succedendo richiama, seppur alla lontana la divisione della capitale tedesca nel 1961. Fra le persone arrestate, per i motivi più disparati, emerge il caso del giovane 23enne Tong Ying-Kit al quale gli è stata negata addirittura la cauzione. E in tutto questo l’Europa cosa fa? E’ semplice, sta a guardare.

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