Vi portiamo alla scoperta di questo interessante libro con l’intervista all’autrice

Una cosa che ho notato durante la fase di scrittura di Ray Ban perché da un lato è difficile affacciarsi e parlare di Ray Ban, un po’ perché è un brand chiuso, anche per trovare le fonti ed è difficile ricostruire la storia; e dall’altro perché loro fanno talmente parte della società, che tutti i giorni li indossiamo che certe volte passa come qualcosa che fa parte di noi e noi non lo percepiamo come un brand ma come società”.

Nel raccontarvi questo libro particolare abbiamo deciso di iniziare così, con una delle tante dichiarazioni che la giovane autrice ci ha rilasciato per parlare, sicuramente, di una storia che ci interessa e ci riguarda tutti. Si, perché, vogliamo o non vogliamo, ogni volta che usciamo di casa per andare al lavoro o per fare solo un giro indossiamo sempre degli occhiali da sole.

No, non è solamente perché, appunti, i raggi solari diventano sempre più forti, specialmente in quest’epoca storica, ma soprattutto, per un altro motivo che, forse, non tutti conosciamo. A rinfrescarci la memoria ci ha pensato colei che si autodefinisce una scrittrice esordiente, nonostante ha già pubblicato, con la prassi conosciuta come self – publishing, altri due volumi prima di questo. Due libri totalmente differenti per forma e contenuto.

Due testi che non abbiamo tralasciato in questa lunga intervista nella quale Paola Esposito, questo il nome dell’autrice, si è concessa alle nostre domande, soddisfando le nostre curiosità su come abbia avuto il coraggio di raccontare la storia non di un brand tra i tanti, ma il marchio per antonomasia che tutti quanti cerchiamo e ricerchiamo e che indossiamo non solo per seguire una moda imposta. Perché si sa: alcune mode sono passaggere, ma quelle che durano da oltre cinquanta, sessanta o settanta lunghi anni sono molto di più: sono delle vere e proprie istituzioni.

Un’istituzione nata quasi novanta anni fa e diventata tale quasi per caso; sicuramente la moda in sé per sé ha il merito di aver lanciato quello che sembrava un semplice oggetto fruito solamente per orpello. Ma com’è scoprirete mediante questo piccolo speciale non tutto è come sembra nel libro di Paola Esposito dal titolo inequivocabile: Ray Ban – Storia del Brand che ha conquistato cuore e occhi di milioni di persone, della casa editrice Diarkos.

In verità non ho scelto io Ray Ban, ma è Ray Ban che ha scelto me. Il libro è nato dopo un colloquio con la casa editrice. La Diarkos stava cercando volti nuovi e soprattutto autori ed autrici che fossero da una parte emergenti e anche giovani. E attraverso un colloquio con l’ufficio stampa della Diarkos mi hanno detto: tu non potresti essere una di quelle persone che stiamo cercando; perché noi abbiamo alcune idee solo che non sappiamo a chi proporle, anche perché nessuno ci ha proposto di scrivere un libro su Ray Ban. Ammetto che la prima volta sono rimasta scettica, visto che non era neanche il mio genere di scrittura. Ho scritto romanzi creativi e addentrarmi, nonostante io stia terminando la triennale, soffermarmi su un libro su Ray Ban, sulla storia di questo colosso mi ha spaventato molto all’inizio”.

E in effetti, dobbiamo ammetterlo: al di là che si è o non uno scrittore o scrittrici affermate, è normale esser spaventati, visto che l’argomento non era di quelli facili. Non era di quelli leggeri, non come tematica, s’intende, ma proprio come ricerca. D’altronde la stessa Paola Esposito prosegue il suo racconto di come è arrivata a realizzare questo piccolo gioiello letterario da non sottovalutare per nessuna ragione al mondo:

Infatti mi sono detta: fammi riflettere ci penso e vediamo. Poi ho deciso di scrivere su Ray Ban perché me ne sono innamorata. Non conoscevo la storia, non sapevo che nascevano prima come occhiali militari e che poi avevano avuto tutto quell’impatto sociale, soprattutto nel mondo dello spettacolo. Quindi richiamai la Diarkos dicendo: se non avete dato l’idea a qualcuno io ci sto, lo scrivo io. Poi da lì è nato questo viaggio che mi è durato tre mesi, in cui ho cercato di ricostruire degli occhiali e che nessuno ha ancora fatto fino adesso con la Diarkos. Pensavo di trovare qualcosa ma invece sono dovuta ripartire da zero totalmente”.

Ecco il punto fondamentale di questa storia. se avete notato bene, cari lettori, lo abbiamo accennato anche noi in maniera del tutto indiretta. Non potevamo in alcun caso spoilerare o quantomeno anticipare una delle tante risposte della nostra intervistata. Gli occhiali da sole di questo marchio di fabbrica leggendario erano stati concepiti, all’inizio, per i militari americani che pilotava gli aerei militari e non tanto per creare o realizzare o persino di lanciare una moda.

Nacquero, dunque, per una questione di utilità. Quindi la leggenda metropolitana, circolata fino a qualche decennio fa, secondo cui gli americani indossavano le lenti scuri, di questo marchio, solo perché il sole era forte o perché si sentivano più gagliardi, passateci il termine, si è rivelata, anche grazie e soprattutto a questo libro, totalmente infondata.

Oltre effettivamente a ricostruire nel trovare le origini di Ray Ban e quindi comprendere che Ray Ban facesse parte di quella storia che noi oggi studiamo e che effettivamente nasce in un periodo molto negativo della nostra storia, a cavallo tra le due guerre mondiali, ciò che ho trovato molto difficile ricostruire, forse anche perché faccio parte di tutt’altra generazione, gli anni ’40, gli anni ’50, gli anni ’60 che non appartengono alla mia generazioni, ma che sono rimasti nella storia e che appartengono effettivamente avessero un legame con Ray Ban, perché ho scoperto che ci sono passati questi miti, queste leggende tipo Audrey Hepburn che in realtà non hanno mai indossato Ray Ban, ma gli occhiali da sole che indossava facevano parte di altri brand. Come per esempio, credevo che la stessa attrice le indossasse proprio in ‘Tiffany’ indossava; quindi in questa ricostruzione ho cercato di trovare la verità: la verità tra la leggenda di Ray Ban, che è stata alimentata anche in maniera falsa e la verità”.

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