Un particolare appuntamento in più parti tra storia ed attualità

Dunque, dove eravamo rimasti? Lo disse Enzo Tortora quando ritornò in tv, con la sua storica trasmissione ‘Portobello’, dopo quella brutta disavventura giudiziaria che per poco non gli rovinò l’immagine. Lo disse per bloccare quell’emozione istintuale dettata da quell’applauso che forse non si aspettava. Un applauso che comunque noi non ci meritiamo, ma ripartire da quella frase il nuovo speciale sarebbe altrettanto giusto, visto che si torna a parlare di pregiudizi e, senza troppi giri di parole, entrando sempre di più nel clou del tema in questione. Prima, però, una doverosa introduzione, dalla quale non possiamo prescindere e non tanto per retorica, semmai per agganciare questo appuntamento alla triste realtà che ci circonda da diverso tempo, ormai.

Originariamente questo speciale è stato pensato solo ed esclusivamente su un’espressione in particolare, attinente a diversi periodi storici; e dunque su un argomento ben preciso. Purtroppo, dopo i recenti sviluppi, altamente negativi, avvenuti durante la settimana scorsa, soprattutto quello attinente al campus universitario nello Stato dello Utah, negli Stati Uniti, il focus, a questo punto, non sarà più esclusivo, sarà duplice e allo stesso tempo parallelo.

Con ciò non si intende due argomenti, ma sempre e precisamente solo su una frase che, nel corso della storia, ha rappresentato anche un modo di dire, ma soprattutto ci sarà una connessione con una seconda di cui, sempre in questi ultimi tempi troppo oscuri, viene spesso citata o menzionata in confronti troppo accesi. In confronti troppo aspri.

Ci teniamo a precisare, fin da subito, durante lo sviluppo di questo primo speciale interamente dedicato all’argomento che sarà svelato fra un po’, andremo a ricordare diversi esempi della storia e diversi fatti di cronaca, non tanto per entrarne nel merito; semmai per approfondire, in senso lato, la tematica in generale.

Un tema che potrebbe essere, persino, ricondotto ad una famosa opera letteraria. Si, potrebbe essere così. Ma quando sarà quel momento sarà menzionata anche un’opera cinematografica che giusto quest’anno ha tagliato il traguardo dei venti anni dall’uscita sul grande schermo. Specificando, ulteriormente, che tutti questi elementi di questo speciale saranno toccati secondo un ordine ben preciso che scoprirete man mano.

Di conseguenza non si può e non si deve neanche dimenticare che questo particolare approfondimento è, ufficialmente, il sequel, consentiteci l’espressione tipicamente cinematografica, dello speciale pubblicato quasi un mese fa sui pregiudizi. I pregiudizi, appunto, questi illustri conosciuti.

Cosa ancora non abbiamo detto su queste chiusure mentali? Perché di questo si tratta: chiusure mentali e non sempre sono riconducibili alla classica convinzione relativa alla possibile ignoranza di una qualsiasi persona. Alle volte, la conoscenza non basta, la stessa cultura non basta: se tutto è riconducibile alla paura.

Si, lo ammettiamo: queste parole sembrano rubate all’iconico ‘sermone’ del personaggio di mera fantasia, partorito da George Lucas, per la saga di ‘Guerre Stellari’, ovvero il Maestro Jedy Yoda. Eppure, dopo aver scomodato addirittura e impropriamente la galassia lontana lontana, notiamo che questo pensiero è altamente connesso con la realtà.

Se non commettiamo ulteriore errore, lo stesso personaggio prosegue affermando che la paura porta all’ira e dall’ira si giunge al lato oscuro della forza. Ecco, da quanto tempo ci siamo entrati in questo pericolo vortice? Da quanto tempo stiamo osservando, a causa della paura e dei pregiudizi, una generale ‘Caccia alle streghe’? La prima risposta istintiva è quella di affermare: da troppo, da un’infinità di tempo.

Forse l’inizio di tutto risalirebbe proprio all’anniversario caduto la settimana scorsa? Quello datato in maniera inequivocabile: 11 settembre del 2001? Non lo ripetiamo tanto per retorica. Non è tanto per spettacolarizzare questo speciale. Non è neanche per santificare chi non dovrebbe neanche essere santificato. C’è molto di più, c’è qualcosa di più che sta andando oltre il nostro immaginario collettivo.

Un qualcosa che apparentemente pare che stia addirittura sfuggendo di mano, soprattutto tra i confini dell’est Europa e quella maledetta striscia di Gaza. Due micce in cui questi ultimi anni hanno polarizzato, addirittura, e in maniera irrimediabile, quasi, il confronto tra le opposte fazioni. Si, diciamo così: perché d’altronde i lungimiranti ‘5 minuti di odio’ previsti da George Orwell sono, tanto per essere un po’ ironici ironici, sono per bambini in fasce.

Da diversi anni a questa parte, sistematicamente, non è che c’è una caccia alle streghe ma quasi. Non a caso, questo sequel sui pregiudizi è proprio intitolato: Caccia alle streghe. Ma nella sua essenza, questa espressione, cosa significa? E, soprattutto, quali sono le sue origini? Domande logiche, quesiti previsti che ci permettono, ancor di più, di entrare nel merito del tema in oggetto.

Dal punto di vista prettamente storico, la cosiddetta Caccia alle streghe risale tra il XV° ed il XVIII° secolo e con essa si faceva riferimento, anche oggi se vogliamo porla sullo stesso binario dei secoli precedenti, di un vero e proprio fenomeno che determinava la persecuzione di alcune persone, prevalentemente le donne. Adesso, con questa spiegazione si spera che non partono, di prima, altri pregiudizi instillati nel nostro subconscio.

Dunque, dicevamo che questa prassi, in quel periodo storico abbastanza lungo, era mossa da alcune situazioni in cui alcune donne venivano accusate, sempre per quei tempi, ci teniamo a sottolinearlo, di stregoneria. Si, proprio così: avete letto bene. Il punto era che se tali accuse fossero state confermate la pena sarebbe stata davvero disumana: bruciate al rogo.

Nel corso dei secoli questo modo di fare, per non dire anche questo modo di pensare è stato applicato anche in senso metaforico su una ricerca, sempre sistematica, nei confronti di persone considerate nemiche e pericolose su una serie di sospetti e pregiudizi. Avete notato bene l’ultima parola? È un caso, vero? No, non è un caso.

Anche quando si svolgono tali pratiche, diciamo così, alla base c’è sempre il maledetto pregiudizio; c’è sempre, alla base, la paura di qualcosa o peggio ancora di una non profonda contezza di alcune dinamiche o di situazioni poco chiare all’apparenza. Ecco, appunto: dovremmo soffermarci anche su quest’altro termine: apparenza. Al momento, però, ci sembra più opportuno e doveroso entrare ad entrare in merito sempre di più nelle origini di questo fenomeno…

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