Il respiro della cultura nella città dei libri

C’è un momento, ogni anno, in cui Torino smette di essere soltanto una città e diventa qualcosa di più: una casa delle storie, un luogo dove le parole si fanno carne, incontro, riflessione e condivisione. Questo momento ha un nome che è ormai un’istituzione per l’Italia intera: il Salone Internazionale del Libro di Torino. Tutto ciò è avvenuto dal 15 al 19 maggio, il Lingotto Fiere ha aperto le sue porte a tantissimi visitatori, provenienti da ogni parte del Paese, confermandosi ancora una volta un punto di riferimento imprescindibile per il mondo dell’editoria e della cultura.

Ma il Salone non è solo una fiera del libro: è un viaggio dentro l’anima del nostro tempo, una piazza pubblica dove si incontrano scrittori, lettori, giornalisti, artisti, editori, studenti, intellettuali e curiosi. È una celebrazione collettiva del pensiero, in tutte le sue forme. Il tema di quest’anno, “Le parole tra noi leggere”, ha guidato una riflessione sul potere comunicativo delle parole: leggere, ma non superficiali; leggere, ma capaci di portare significato, relazione, libertà.

Questo spirito si è tradotto in una ricchissima programmazione di eventi al Lingotto e nel circuito del Salone Off, portando la cultura letteraria nei quartieri, nelle biblioteche, nei cinema, nei cortili delle periferie, in un abbraccio diffuso e democratico. Ogni giornata al Salone è stata un mosaico di emozioni e stimoli, e ogni sezione tematica ha regalato momenti indimenticabili. A fare da filo conduttore c’era un gruppo di curatori d’eccezione, scelti per raccontare attraverso prospettive differenti il nostro tempo.

Luciana Littizzetto, padrona di casa della sezione “Leggerezza”, ha animato incontri irresistibili e ironici, come il dialogo affettuoso e sincero con Mara Venier o quello, intensamente personale, con Fabio Fazio. Il pubblico ha riso, si è commosso e ha riflettuto, riconoscendo in quelle conversazioni tutta la forza di una comunicazione autentica e umana.

La sezione “Romanzo”, curata da Alessandro Piperno, ha visto alternarsi voci di assoluto rilievo: la scrittrice Jhumpa Lahiri, ad esempio, ha portato la sua sensibilità multiculturale, mentre Valérie Perrin e Joël Dicker, due tra gli autori europei più amati, hanno catalizzato l’attenzione del pubblico con la loro capacità di raccontare sentimenti universali. “Informazione”, la sezione curata dal giornalista Francesco Costa, ha aperto uno spazio fondamentale per il dibattito contemporaneo: come informiamo, come consumiamo notizie, come filtriamo ciò che leggiamo?

Con lui, ospiti come la podcaster francese Victoire Tuaillon hanno affrontato il tema della comunicazione nel tempo dell’iper-connessione e della polarizzazione. Nella sezione “Crescere”, novità assoluta di questa edizione e affidata allo psicoterapeuta Matteo Lancini, è emersa l’importanza dell’ascolto intergenerazionale. A sorprendere è stata anche la presenza del rapper Salmo, che ha dialogato con adolescenti e genitori sull’identità, la rabbia, l’arte come valvola di espressione, in un confronto vero, diretto, senza filtri.

Erin Doom, regina della letteratura romantica per i più giovani, ha curato con passione la sezione “Romance”, dove ha trovato spazio anche la brillante Felicia Kingsley, amatissima da un pubblico giovane e femminile. Incontri seguitissimi, vissuti come piccoli concerti emotivi: applausi, risate, ma anche silenzi intensi e occhi lucidi. La sezione “Cinema” ha regalato dialoghi d’autore, come quello tra Francesca e Cristina Comencini e la sceneggiatrice Giulia Calenda, che hanno parlato del confine tra parola scritta e immagine in movimento.

Un pubblico affascinato ha seguito ogni dettaglio, riscoprendo la potenza del racconto filmico come estensione della narrazione letteraria. E poi ancora “Arte”, curata dalla scrittrice Melania Mazzucco, con la partecipazione speciale di Tracy Chevalier, maestra nel raccontare le emozioni attraverso quadri e romanzi. Tra i protagonisti più attesi, Roberto Saviano ha tenuto un incontro carico di tensione emotiva, nel suo stile diretto e senza compromessi. Il pubblico – numerosissimo – ha ascoltato in religioso silenzio, consapevole di trovarsi di fronte a una delle voci più coraggiose della contemporaneità.

Luciano Ligabue, artista che ha attraversato la musica, la letteratura e il cinema, ha incantato il pubblico con la sua presenza schietta e riflessiva, lontano dalle luci del palco ma vicino al cuore dei lettori. Stefano Nazzi, diventato punto di riferimento per la narrazione della cronaca giudiziaria e dei fenomeni criminali, ha proposto un ragionamento sulla responsabilità del racconto giornalistico in un’epoca in cui i confini tra realtà e fiction si fanno sempre più sottili.

Sveva Sagramola, giornalista e volto storico dell’informazione ambientale, ha condotto una riflessione lucida e toccante sul nostro rapporto con la natura, l’ecologia e la sostenibilità, temi sempre più al centro del dibattito pubblico. Anche la politica ha fatto la sua parte, con la presenza di Guido Crosetto, Ministro della Difesa, che ha partecipato a un dibattito.  Il Salone non vive solo dentro i padiglioni del Lingotto: invade la città. Il Salone Off ha portato eventi nei quartieri, nelle carceri, nei mercati, nelle scuole. Ha trasformato Torino in una grande libreria vivente.

È stato commovente vedere le famiglie passeggiare con bambini e sacchetti pieni di libri, gli adolescenti in fila per ascoltare i loro autori preferiti, gli anziani seduti ad ascoltare una poesia letta da uno sconosciuto. Torino ha risposto con entusiasmo: alberghi pieni, ristoranti affollati, strade animate. Ma soprattutto, un’atmosfera elettrica, fatta di attenzione, gentilezza, voglia di esserci. Non per moda, ma per senso di appartenenza. Il Salone è molto più che un evento editoriale. È un termometro della società, un laboratorio del pensiero, una scuola di ascolto e convivenza.

È uno spazio dove il libro torna a essere oggetto centrale della crescita umana, sociale, politica. In un mondo frenetico, digitale, spesso superficiale, questo luogo ci ricorda che fermarsi a leggere è un atto di resistenza. E partecipare a un evento come questo è, oggi, uno dei gesti più rivoluzionari che possiamo fare. L’appuntamento è già segnato: Torino vi aspetta, ancora una volta, nel maggio 2026. Con nuove storie, nuove voci, nuove emozioni. Perché la cultura non si ferma. E il Salone del Libro è la sua più viva dimostrazione.

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