Il nostro piccolo speciale per l’occasione
BENVENUTO 2024. Partiamo subito così, senza pensarci. In fondo, cos’altro si può dire al nuovo anno che è appena entrato nelle nostre vite da pochissime ore? Nulla. basta solamente attendere per scoprire cosa questi nuovi dodici mesi ha in serbo per noi il destino che si rinnova, appunto, di anno in anno. Di sicuro, noi di FreeTopix Magazine, abbiamo tantissime novità in serbo per voi, cari lettori, che ci seguite con tanta pazienza da ormai tre anni, anche se verso la fine di questo 2024 saranno quattro gli anni da considerare. Ma c’è tempo per questo.
Come c’è tempo di raccontarvi, si proprio così, raccontarvi cosa abbiamo in serbo da questo 1° gennaio il quale, volente o non volente, è sempre tanto atteso. Soprattutto, anche, di cosa avevamo in mente per inaugurare il nuovo. Ovviamente articoli e qualche speciale.
Siccome che gli argomenti tra questo primo giorno dell’anno e quelli che si sarebbero concentrati domani abbiamo deciso, in definitiva, di farne uno solo, diviso come sempre in tre parti; ecco proprio da questo potremmo addirittura iniziare il nostro primo pezzo dell’anno ma, come è di nostra tradizione, vi promettiamo che tale argomento sarà ripreso più avanti.
Dunque, adesso di cosa vi parliamo o quantomeno di cosa vi accenniamo? Vi accenniamo del mese di gennaio e delle sue particolari origini. Operazione, questa, mai fatta da parte del giornale. Un’operazione che proietta lo stesso FreeTopix Magazine verso un’altra dimensione in cui l’approfondimento cercherà di essere sempre a trecentosessanta gradi; per essere, nella sua essenza, un quotidiano online completo come in realtà deve essere.
Dicevamo, dunque, del mese di gennaio. Conosciuto universalmente come il primo mese dell’anno, nell’antichità, esattamente all’epoca romana rappresentava, addirittura, come l’undicesimo mese dell’anno. Tale soluzione si deve far risalire a Numa Pompilio, il secondo Re di Roma. La decisione del Rex della città che dominò il mondo fino al 476 d.c., però, nelle sue intenzioni era quella di far iniziare il nuovo anno da marzo, mese che per noi coincide con la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
Nonostante ciò, l’inizio del mese di gennaio coincideva con il rinnovo delle cariche consiliari della stessa città.
Fu da 46 a.C. in poi che la concezione con il quale si vedeva questo mese iniziò definitivamente a mutare. Grazie alla riforma giuliana, a partire dal 46 a.C., che il primo giorno del mese di gennaio venne fatto combaciare con il giorno di Capodanno; a anche su questo ci sarebbe tanto da dire e da ricordare dal punto di vista storico. Prima, però, non si può dimenticare che il primo mese dell’anno, inteso ai giorni nostri, combacia, dal punto di vista climatico, con il periodo più freddo del clima, il quale viene contraddistinto dai giorni 28, 29 e 30: conosciuti anche come i ‘Giorni della Merla’.
Soffermandoci, a nostra volta su questo aspetto, c’è bisogno di precisare che il tutto partirebbe da una leggenda o quantomeno da una serie di leggende che determinerebbe l’origine di questa espressione attraverso la quale si indicano questi tre giorni non freddi, ma freddissimi.
Prima di procedere all’analisi bisogna innanzitutto precisare che attraverso questa espressione, ciò come il clima si comporta, si può intuire come sarà la primavera. Se i famosi tre giorni saranno freddissimi allora, di conseguenza, la stagione primaverile sarà bellissima; se invece i giorni della merla risulteranno essere caldi purtroppo la prima vera stessa giungerà in ritardo.
Per quanto concerne le varie leggende che si sono susseguite nel corso del tempo, quella più quotata, quella che sembra mettere d’accordo un po’ tutti idealmente fa riferimento, appunto, ad una merla che si prese gioco dello stesso mese convinta che gennaio fosse ormai terminato.
Gennaio, invece e dal canto suo, si offese e rubando tre giorni al suo successore, febbraio, ci regalò a tutti noi, proprio per punire la merla indisponente e dispettosa queste settantadue ore di freddo molto, ma molto intenso. Questo, almeno, è ciò che riporta questa leggenda, senza dimenticare che ne esistono altre che narrano le origini di questa particolarità. E Capodanno? Come mai lo festeggiamo proprio con il primo gennaio?
Anche questa usanza o tradizione risalirebbe all’epoca romana e anche i romani, come qualsiasi popolo che si rispetti dalla loro avevano, come giusto che sia, le proprie divinità da celebrare. Fra i tanti che esistevano ce n’era uno dal nome abbastanza evocativo: Giano; quest’ultimo veniva celebrato, leggete bene, subito dopo le cosidette Saturnali, feste che chiudevano l’anno.
Non solo, proprio dal Dio Giano scaturirebbe il nome del mese che inizia proprio oggi. Dunque, il Capodanno era una festa pagana attraverso il quale si celebrava, a quanto sembra, il passaggio da un anno all’altro; proprio come oggi. Ma nel corso dei secoli, la celebrazione del primo dell’anno non coincideva subito con la data di oggi.
Ad esempio, si pensi al 1° di settembre in Puglia, Calabria e Sardegna. Mentre negli altri paesi come Spagna era stato fissato, addirittura, al 25 dicembre, proprio nel giorno di Natale. Ancora, oppure in Inghilterra, Irlanda e a Pisa e Firenze il Capodanno veniva celebrato il 25 marzo.
Fu solo dal 1691 che le diverse date, almeno in minima parte ricordate qui, vennero fatte coincidere in un unico giorno durante il pontificato di Innocenzo XII. Sempre con lo scopo di ricordare la storia, per un breve periodo di tempo in Italia, durante la dittatura fascista, il capodanno veniva celebrato il 28 ottobre, giorno della marcia. Una volta terminata il secondo conflitto mondiale e quindi, con la conseguente caduta del regime comandato da Mussolini, il Capodanno tornò ad essere celebrato il 1° di Gennaio per non venir più spostato.
Questa, nella sintesi, la storia della genesi di una celebrazione millenaria. Una tradizione a cui, ormai, non si può fare a meno e che si porta appresso il suo bel carico di malinconia che la contraddistingue in maniera indiretta. Che il tempo sia un’unità di misura che va sempre in avanti, senza mai affacciarsi all’indietro, è un dato di fatto il cui sguardo, a ritroso, è, per certi versi, compito dell’uomo nella sua essenza.