La piccola storia di come nacque lo spot natalizio del 1991

È impossibile pensare alle storiche pubblicità della Barilla, senza emozionarsi. Probabilmente, chiunque riuscirebbe a riconoscere ad occhi le classiche melodie che hanno contraddistinto questi spot, i cui messaggi sono da sempre stati incentrati sulla famiglia e sull’amore.

Pochi, forse, ricorderanno uno spot natalizio in particolare, lanciato nel 1991 e di grandissimo impatto. Si tratta di una delle pubblicità più memorabili della Barilla, reso tale grazie ai paesaggi suggestivi nei quali è immersa e al sorprendente effetto sorpresa mostrato nel finale.

L’intro è evocativo quanto evocativi sono i panorami che circondano Babbo Natale, intento a consegnare i regali, su una slitta trainata da alcuni husky. Arrivato all’ultima baita in elenco, il suo sacco è vuoto. Babbo Natale si chiede, quindi, come fare per poter rallegrare l’ultimo bambino, rimasto senza regali. Ecco l’idea! Sotto le note della bellissima Hyme di Vangelis, l’emozionate motivo musicale che ha segnato i più bei spot Barilla di quegli anni, Babbo Natale dona al bambino la sua barba e il suo capello. Qui avviene la magia ancora più sorprendente. Babbo Natale si rivela essere Paul Newman, che viene invitato subito dal ragazzino a cenare con la sua famiglia.

Una piccola curiosità dello spot riguarda proprio la sua idea primaria. Inizialmente lo script originario avrebbe dovuto seguire una linea differente e più incisiva. Fonti ufficiali affermano che: “Giunto all’ultima baita senza più regali nel proprio sacco, Babbo Natale veniva invitato ad entrare e unirsi al pranzo dal ragazzino co-protagonista, divenendo per una volta lui il destinatario di un dono inatteso. E solo allora, sedendosi a tavola, si sarebbe tolto la barba posticcia rivelando ai presenti la propria identità. L’invito avrebbe così assunto un valore universale e permeato di totale altruismo: la famiglia apriva le porte di casa ad un Babbo Natale qualsiasi, ad un brav’uomo qualsiasi, non alla star hollywoodiana. Il commercial si sarebbe poi chiuso sul primissimo piano dei suoi occhi magnetici, blu come quelli del suo nuovo piccolo amico (e, incidentalmente, come il packaging della pasta). Il gioco di sguardi e il “parallelismo cromatico” sussistono anche nel film in onda, ma con minor intensità. A Franco (ovvero Franco Bellino, al tempo capo ufficio cinema della Young & Rubicam) pare infatti di ricordare che, quando andò a visionare il girato, non ci fosse quel primissimo piano…”

Non è noto chi sia stato il reale artefice di questo cambiamento. Sicuramente, nonostante lo spot non sia uguale a quello descritto nella prima sceneggiatura, è innegabile che il risultato finale riesca, in ogni caso, a fare breccia nel nostro cuore e restituirci quell’emozione tipica degli spot natalizi targati Barilla. Questa pubblicità sembra ricordare, più delle altre, un piccolo lungometraggio, nel quale sono presenti dei paesaggi evocativi, colpi di scena e, soprattutto, l’emozione del Natale e della Barilla. Si tratta di quel connubio che rende questi spot così belli e che ci fa emozionare ancora oggi nel vederli. Dove c’è Barilla, c’è casa.

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