Il 10 dicembre del 1978 usciva, nei cinema, il primo ‘Superman’ cinematografico

In questa terza parte è normale soffermarsi solo sul film, su quella prima versione cinematografica ufficiale interamente dedicata all’eroe della Dc Comics. Era naturale, comunque, aver raccontato, seppur per sommi capi, le fasi, anche abbastanza travagliate, dello sviluppo di quello che è considerato il primo vero cinecomic della storia del cinema. Perché, in fondo, se poi abbiamo visto i vari Batman al cinema, Spiderman, Hulk, Iron Man e tanti altri, ‘Superman’ ha dato il via libera ufficiale. Un’opera cinematografica pioneristica in cui anche l’attore principale, Christopher Reeve, è ritenuto anche lui come un vero e proprio pioniere. Lo stesso Richard Donner disse di lui: non interpretava Superman, era Superman. Anzi, è Superman; ancora oggi, rispetto agli altri che sono venuti dopo e che, per un motivo o per un altro, non hanno comunque sfigurato nel ruolo.

Venivamo al film, dunque. Basta dire e ricordare quelle poche cose ma buone, specialmente a distanza di ben 45 anni e forse non ci si crede neanche che sia passato così tanto tempo e per un altro semplice motivo. Perché il ‘Superman’ di Richard Donner appare, oggi, invecchiato benissimo, moderno, giovane; nonostante presenti una visione sui cine comic più spensierato rispetto a quella attuale.

Una visione più fedele a ciò che è il supereroe in questione: la raffigurazione o la reincarnazione della speranza, oltreché di un significato ancor più mistico e religioso. Difatti, il personaggio di Kal-El è ispirato alla storia di Gesù per alcuni versi; questo perché gli autori originali dei fumetti erano di origine ebraica. Pertanto, anche la figura di Jor-El è ispirata a Dio.

Nel film ci sono anche altri dettagli che provengono dalla religione cristiana, come per esempio: Kal-El viene inviato sulla terra per salvarla, viene adottato e intraprende un viaggio per capire chi è nella sua essenza e da dove proviene; tutti richiama sia direttamente che indirettamente con il figlio di Dio. Ma a parte questo, bisogna tornare sul binario prettamente d’intrattenimento e ricordare cosa ha determinato il successo del film. Lo sviluppo della storia, le musiche, gli effetti speciali e gli attori. Quattro elementi che se miscelati, in maniera definitiva, diventano una vera e propria miscela esplosiva.

È chiaro che l’elemento cardine, la storia, risulta per certi versi impreziosito dagli altri tre, senza mai e poi mai dimenticare le scene chiave, quelle ritenute significative, e quelle che esaltano la spettacolarità di un kolossal innovativo, per alcuni versi, in cui l’eroe entra in azione e dove tutto in alcuni momenti sembra una magia infinita.

Andiamo con ordine, pensando all’addio di Jor-El a suo figlio, alla morte di Jonathan Kent e la partenza dello stesso Clark, del salvataggio di Lois Lane, dell’incontro e scontro con Lex Luthor, fino a quando Superman ha il suo bel daffare nell’evitare una strage, il cui autore sarebbe proprio il suo acerrimo nemico.

All’inizio, nelle prime sequenze si vedono i tre super criminali del Pianeta Krypton. I tre personaggi sono il Generale Zod, che ha il volto di Terence Stamp; Nom, interpretato da Jack O’Halloran e Ursa, che ha il volto di Sarah Douglas. Personaggi che il pubblico ritroverà nel sequel dello stesso livello del primo. Precisione, questa, doverosa, per poter proseguire al meglio l’analisi del primo film sui fumetti che incassò, a fronte di un budget di 55 milioni di dollari, un totale di 300.451.603 milioni di dollari. Ripetiamo, questa cifra fa riferimento al solo primo film.

In tutti questi lunghi 45 anni si è sempre sostenuto che il film fosse diviso in tre parti, quasi una più differente dell’altra. La prima, quella prettamente fantasy; la seconda, quella malinconica; e la terza, quella più vicina alla realtà. Una scelta che sarà ripresa e ancor più approfondita da Sam Raimi, con la trilogia di Spiderman, e Christopher Nolan con Batman; nel suo caso, Il cavaliere Oscuro.

Tale struttura narrativa non presenta nessuna forzatura, nessun elemento che possa rendere il tutto vano. I tre momenti, semmai sarebbe il termine giusto, sono il frutto di un lavoro certosino, di un lavoro pensato e magari anche ripensato; e chissà se la divisione in tre atti l’aveva prevista o comunque ideata anche i precedenti sceneggiatori?

Una divisione che, ancora oggi, rende ‘Superman’ un cine comic immortale, leggendario e apripista per tutte le altre trasposizioni sia cinematografiche che televisive le quali, nel corso di questi anni, si sono susseguiti sui due tipi di schermo. Lo si potrebbe anche definire un capolavoro del genere e non solo perché è di fatto il primo, ma proprio per il modo in cui è stato concepito, nonostante gli innumerevoli problemi che si sono registrati in fase di produzione.

A distanza di 45 anni è difficile stabilire quale sia la miglior scena in assoluto, il miglior dialogo, la miglior battuta e la miglior scena spettacolare. Christopher Reeve, d’altronde, venne agganciato a dei cavi in acciaio per volare e Gene Hackman, nella sua essenza, propose un Lex Luthor più ironico, goliardico. Una nemesi che non mostrava la vera efferatezza, la vera malvagità che è stata poi ostentata da Kevin Spacey in ‘Superman Returns’. Senza dimenticare il lavoro svolto da Michael Rosebaum in ‘Smallville’.

Di questo primo vero cinecomic cosa rimane a distanza, dunque, di tutto questo tempo? L’originalità, la sorpresa di effetti speciali stratosferici per l’epoca, una trama sviluppata in modo semplice senza la presenza di violenza e volgarità. Con musiche immortali, composte da un John Williams in stato di grazie, d’altronde non era ancora sazio dopo il capolavoro di Guerre Stellari l’anno precedente.

Un successo non scontato ma che ha consegnato alla storia del cinema non uno dei tanti Superman, ma il Superman per eccellenza. Quello sfortunato Christopher Reeve, di cui l’anno prossimo si celebreranno i venti anni dalla prematura scomparsa, che nel corso del tempo è diventato fonte d’ispirazione per tutti coloro che sono venuti dopo di lui e, purtroppo, anche fonte di paragone a cui nessuno, ancora, riesce a superare o quanto meno ad eguagliare. Ci hanno provato in tanti da Brandon James Routh, Dean Cain, Tom Welling, Henry Cavill e Tyler Hoechlin. A questo punto c’è da aspettare Superman Legacy con David Coreswet

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