Scritto dal giornalista e critico musicale Michelangelo Iossa

C’è stato un tempo in cui tutto era innovazione e meraviglia. Dove tutto era storia senza sapere che la si stava realizzando e senza accorgersi, molto probabilmente, che la si stava vivendo. Ma ogni percorso innovativo che si rispetti deve, come vuole la logica, avere un inizio, senza però soffermarsi sulla fine; perché, magari, il tutto è ancora in divenire o forse è un semplice tornare indietro o, in maniera un po’ negativa, è anche una pericolosa stagnazione. Nel raccontare questo periodo, questo tempo, sospeso nella dimensione del passato quale data dovrebbe essere considerata come mero punto di riferimento? E soprattutto: in quale luogo?

7 marzo 1963, Napoli. Regione Campania. Ad iniziare così sembra quasi l’apertura e l’ambientazione di una scena di un qualsiasi film americano. Per certi versi lo potrebbe essere. Una pellicola, come si diceva un tempo, composta da ricordi indelebili, incastonati come un diamante nella pietra, nella memoria di tutti.

Allora, riavvolgiamolo, dunque, questo nastro; ponendolo come mero punto di riferimento, che rappresenta l’inizio di una storia lunga sessanta anni. Una storia che avrebbe il suo vero inizio ben nove anni prima di questa, di cui sicuramente se ne parlerà più avanti.

7 marzo 1963, dunque. Un giorno, un mese ed un anno da cui non si può prescindere se non nel suo complesso, si sta parlando di televisione. Certo, più di qualcuno sottolineerà, quasi a menadito, la data del 3 gennaio del 1954. Giorno, mese ed anno in cui nacque ufficialmente la televisione italiana. Allora, il 7 marzo di nove anni più tardi cosa mai ha iniziato a rappresentare?

Era un anonimo giovedì e in quel dì venne inaugurato il terzo polo televisivo, inteso come terza sede della Rai, radio televisione italiana, nella città di Napoli. Venne inaugurato davanti all’allora Presidente del Consiglio Amintore Fanfani. Non solo, qualche settimana più tardi, lo stesso polo televisivo venne inaugurato una seconda volta, nel giorno 31 marzo, in cui si aprì al pubblico, per la prima volta, il leggendario Auditorium della Rai, realizzato in via Marconi.

Un anniversario ricordato, raccontato, analizzato, snocciolato e celebrato dal giornalista del Corriere del Mezzogiorno e critico musicale Michelangelo Iossa, con il suo preziosissimo volume dal semplice ed inconfondibile titolo: ‘La Rai a Napoli’, compreso anche di eloquente sottotitolo: 1963/2023: Sessant’anni di televisione all’ombra del Vesuvio. Edito dalla Casa Editrice Rogiosi, di Napoli.

Michelangelo Iossa, già autore di saggi sui Beatles, Rino Gaetano, le colonne sonore di 007 e Michael Jackson; senza dimenticare in ultimo anche sulla popstar contemporanea Harry Stiles, Iossa affronta un viaggio sulle origini e radici, in parte, di una televisione e di un modo di realizzarla che non esiste più. Non tralasciando anche ciò che è stato proposto dopo.

Una carrellata di nomi storici, che hanno firmato la storia della Rai a Napoli. Nomi altisonanti, famosi, noti e che sotto certi aspetti o punti di vista si sono anche fatti le ossa. Ma la storia della tv e degli stessi studi televisivi non è fatta anche di chi conduce o chi crea le medesime trasmissioni. No, è anche composta dai programmi televisivi che non sono importanti, ma importantissimi.

Su questi presupposti, ampliati con il contributo di testimonianze da parte dei diretti interessati, si fonda il libro del saggista Iossa. Un testo di sole 214 pagine da cui emerge uno spaccato di vita non solo della città di Napoli, esulandole così dai classici e perniciosi stereotipi che si porta dietro da troppo tempo, ma anche dell’Italia stessa. Difatti molte produzioni, diversi programmi televisivi, molti format tv sono stati confezionati proprio in via Marconi, del Quartiere Fuorigrotta, zona in cui sorge lo stadio oggi conosciuto con il nome di Diego Armando Maradona, prima S. Paolo e prima ancora Stadio del Sole.

Un quartiere, quello di Fuorigrotta, completamente rivoluzionato a partire dal lontano 1959. E allora quali sono queste trasmissioni storiche che hanno dato lustro alla quinta sede della Rai, dopo quelle di Milano e poi di Roma, contemporaneamente anche a quella di Napoli?

Appare naturale o quantomeno affermare che l’elenco sia lungo e, altrettanto, unico. Eppure, è vietato fare assolutamente confusione. Nel senso che non si devono solamente tenere conto delle vere effettive trasmissioni, ma anche delle cosiddette soap o serie televisive o fiction italiane. Ed è così che prende corpo un elenco di nomi o titoli di trasmissioni o appuntamenti seriali che hanno fatto la storia della tv.

Ed è così sempre che si possono menzionare o ricordare programmi televisivi come ‘Senza Rete’, indubbiamente quello più storico di tutti. Quello che ha rappresentato, rispetto agli altri, la vera prova del nove degli studi televisivi della Rai di Napoli. Per poi passare agli appuntamenti internazionali come l’Eurovision song contest del 1965. Un’edizione vinta da Bobby Solo.

Non solo, oltre alle trasmissioni inaugurale ci sono da ricordare titoli storici come Check-up, che dal 1977 al 2002 ha portato e fatto conoscere al pubblico italiano il mondo della medicina in televisione. Tutte le altre rubriche, sempre relative al mondo medico, sono da considerare come dei cosiddetti ‘spin-off’ oppure delle costole o dei figli. Ma l’elenco di certo non termina qui.

E ancora: Sotto le stelle; Domenica in, in cui una sola edizione venne svolta proprio in quel di Napoli; Hollywood Party; le soap e le fiction come Un posto al sole, La squadra e La Nuova Squadra; Furore, Alle falde del Kilimangiaro; Per un pugno di libri; le prime edizioni di Reazioni a catena; Ti lascio una canzone; Made in Sud; Il Cartellone di Palco e Retropalco; Stasera tutto è possibile; Guarda… stupisci. Poi l’arrivo di Vincenzo Salemme e le serie televisive tratte dai romanzi di Maurizio De Giovanni.

In ogni capitolo c’è la storia dei rispettivi programmi rimasti nell’immaginario collettivo. Ogni capitolo è, a sua volta, suddivisa si potrebbe dire, in due parti. La prima relativa al ricordo, quindi alla rievocazione storica della trasmissione e del periodo storico e della testimonianza da parte di chi è stato parte integrante di quel pezzo di televisione entrato, nell’immaginario collettivo del nostro Paese, per quanto riguardo la seconda parte.

Fra le pagine del libro di Michelangelo Iossa emergono dettagli di notevole rilevanza, particolari a cui inizialmente nessuno ci farebbe mai caso. Come, ad esempio, nessuno potrebbe pensare o comunque credere che quel personaggio, prima televisivo e poi cinematografico, avesse mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo proprio in quella determinata trasmissione.

È il caso di Lino Banfi. Il grande attore comico pugliese incominciò a farsi notare durante la prima edizione di ‘Senza Rete’; mentre un altro grande, Maurizio Crozza, ha incominciato a muovere i primi passi nelle puntate di ‘Hollywood Party’. Entrambe le trasmissioni tra gli anni ’60 e ’80.

Un libro, quello di Michelangelo Iossa, da leggere tutto d’un fiato o anche, volendo, un capitolo alla volta; magari come la puntata di una qualsiasi trasmissione. Non fa alcuna differenza. Lo scopo, l’autore in fondo, lo ha raggiunto: ricordare per farci ricordare; parlare di un’epoca per farci rivivere un’epoca che non tornerai mai più e per farla conoscere a chi non era ancora nato.

Un’epoca piena di idee e di speranza. Un’epoca in cui la semplicità la faceva da padrona. Un’epoca in cui ogni conduttore televisivo ogni personaggio pubblico sembrava entrare nelle case degli italiani in punta di piedi. Un’epoca in cui il mondo della televisione stessa era degna di nota e dove per apparire dovevi essere capace di fare più di qualcosa.

Si è parlato di semplicità di un determinato periodo storico. Semplicità che si ritrova anche fra le pagine de ‘La Rai a Napoli’. La ritroviamo nel modo non solo come è scritto, ma anche come è organizzato. Essendo un docente universitario, Michelangelo Iossa, non usa un linguaggio complicato o, come si dice in gergo, accademico oppure troppo tecnico.

No, il suo modo di scrivere e di impostare il suo libro è quello di un lungo articolo di giornale; di quegli articoli che vanno e che vengono pubblicati sulla carta stampata. Non a caso, lo stesso Iossa, durante la presentazione de ‘La Rai a Napoli’ ha rivelato che inizialmente stava lavorando ad un vero e proprio reportage sull’argomento.

Un reportage, e lo si era intuito fin dall’inizio, che poteva diventare qualcosa di più. in fondo, non è mai facile raccontare, nel primo, e nel ripercorrere, nel secondo caso, sessanta lunghi anni di storia, in questo caso specifico, della televisione. Considerando, tra l’altro, che il piccolo e significativo volume non tiene conto della data ufficiale dell’inizio delle prime trasmissioni in assoluto: 3 gennaio del 1954.

È vero, sembrerebbe strano a dirlo. Ma tra queste due date, la prima quella menzionata sopra e quella da cui ha iniziato a raccontare Iossa, sembra esserci un abisso di una storia che, a conti fatti, sembra esser stata raccontata solo una piccola parte. Eppure, se ci soffermiamo con molta attenzione scopriremmo che saremmo solo degli ingrati nei confronti dello stesso autore.

Eppure, non è così. è solo un rimarcare la profondità dell’operazione svolta da Michelangelo Iossa, su una parte delle origini della Rai ma che, nella sua mera essenza, è ancora tutta da scoprire. Non nel senso di cosa sta per avvenire adesso e di ciò che verrà dopo. No, ma di ciò che si potrebbe ancora scoprire andando sempre di più a fondo, partendo, già, dalle testimonianze raccolte, andando a scoprire così nuovi interessanti aneddoti.

“La Rai a Napoli, dunque, è un libro sulla memoria, sui ricordi e sul tempo che passa. È un libro composto da dettagli, aneddoti e storia del costume italiano. E’ un volume che FreeTopix Magazine ha voluto, con piacere, parlare ed analizzare e per un semplice motivo.

Fino a qualche settimana fa, per non dire anche fino a qualche mese fa, l’argomento televisione lo avevamo trattato mediante rubriche collegate in merito ad un decennio in particolare. Da oggi, in questo giornale online, ci sarà una nuova rubrica, un nuovo spazio, interamente dedicato al cosiddetto tubo catodico. Attenzione, il tubo catodico di tutte le epoche; considerando, oltremodo, che il settantesimo anniversario si sta avvicinando sempre di più. Quello di oggi è solamente un antipasto di quello che sarà e, quindi, di quello che vi faremo ‘rivedere’.

Senza dimenticare che alcuni articoli dedicati, propriamente, ad alcune trasmissioni televisive non soltanto verranno riproposti, ma saranno parte integrante di un unico discorso o, permetteteci, di un’unica grande trasmissione frammentata in tante puntate e, addirittura, sotto puntate. Allora, non ci resta che dire: Buona visione e, perché no, anche Buona Lettura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *