La prima uscita nelle sale cinematografiche di Aladdin è datata il 25 novembre 1992

La pellicola, diretta da Ron Clements e John Musker, vanta un cast di doppiatori eccezionali, tra cui il compianto Robin Williams che, nella versione originale, dava la voce al Genio (doppiato in Italia dal mitico Gigi Proietti).

Con la fantasia si possono creare mondi fantastici, fin dal passato l’uomo ha percepito un irresistibile bisogno di rappresentare le cose attorno a sé, il bisogno di creare qualcosa di personale che appaia vivo (una sorta di illusione della vita). Nuove invenzioni come i primi prototipi di proiettore o la pellicola di celluloide creata nel 1885 da George Eastman, pioniere della fotografia e fondatore della storica azienda Kodak, ebbero forte influenza sul suo sviluppo.

Comunemente conosciuta con il termine “cartoni animati”, l’animazione fa riferimento ad una sequenza di disegni, rappresentanti diverse pose di un soggetto, che se proiettati su uno schermo ad un ritmo costante restituiscono l’impressione di un movimento continuo. Il lungometraggio disneyano si ispira a una antica storia persiana intitolata Aladdin e la lampada magica, risalente al X secolo a.C. Jasmine è la figlia del sultano di Agrabah, città inventata nel Medioriente.

In Aladdin emerge soprattutto l’idea che l’amore, l’umiltà, la bontà d’animo sono qualità che possono vincere su qualsiasi cosa. Neppure la magia più potente può scalfirle o sopraffarle.

Significativo in questo senso è il fatto che le uniche cose che il Genio non può fare sono: riportare in vita i morti e far innamorare. Aladdin in quanto “prescelto” come “diamante allo stato grezzo” incarna proprio quelle qualità. Il potere e la ricchezza non fanno la felicità ma conducono all’autodistruzione (come dimostra la fine di Jafar); solo attraverso l’amore, i buoni sentimenti e le proprie capacità l’uomo può realizzare sé stesso e i propri sogni. Quando Aladdin si trasforma nel principe Alì, infatti, cambia il proprio aspetto esteriore, ma non la sua interiorità; ciò lo fa apparire

in un primo momento come un goffo parvenu, ma dopo una serie di difficoltà riuscirà a raggiungere il suo obiettivo.

Il fatto che la storia di Aladdin provenga da una raccolta di novelle non viene dimenticato nella trasposizione della Disney. La vicenda viene, infatti, raccontata da un mercante. Aladdin presenta una struttura narrativa che ne fa una fiaba perfetta. I suoi personaggi e lo svolgimento della trama seguono molto bene la “morfologia della fiaba” teorizzata dall’antropologo e critico russo Vladimir Propp. I vari personaggi corrispondono ad alcune delle tipologie fondamentali che ritroviamo in molte fiabe.

La principessa Jasmine è costretta dal padre a sposarsi con un principe del suo stesso rango, ma contro la sua volontà. Decide così di scappare e, mentre vaga per le strade della sua città, si imbatte in un ladruncolo di nome Aladdin che desta la sua curiosità e il suo interesse. I due vengono trovati dalle guardie e la principessa viene riportata a palazzo. Il gran visir Jafar, però, decide di usare lo scaltro Aladdin per trovare la lampada magica. Il ragazzo riesce a impossessarsene e può quindi chiedere al genio di esprime tre dei suoi desideri. Si fa trasformare così nel principe Alì Ababwa per conquistare la principessa, ma viene respinto come tutti gli altri pretendenti. Solo dopo averla portata sul tappeto volante per la città, Aladdin e Jasmine si innamorano. In questo caso a ostacolare il loro amore è Jafar che riesce a sottrarre la lampada al ragazzo e rendere Jasmine sua schiava. Grazie alla sua intelligenza, però, Aladdin riesce a sconfiggere Jafar e, nonostante non appartenga a una famiglia reale, riesce a sposare la principessa.

Jasmine è la prima principessa di origini non occidentali, ricca e annoiata dal lusso in cui vive. Anche Jasmine è bellissima, come tutte le sue antenate, ma ha la pelle olivastra, i capelli lunghissimi e di un nero intenso, il taglio degli occhi è a mandorla: presenta, quindi, tutti i tratti di una bellezza orientale. È la seconda dopo Ariel ad avere l’ombelico scoperto e non indossa un abito, bensì un classico completo orientale composto da pantaloni e top.

A differenza di quella di Ariel, però, la sua nudità non è giustificata dalla vita di mare, ma è proprio voluta e va contro lo stereotipo del classico vestito lungo fino ai piedi caratteristico delle principesse. Come Ariel è consapevole della sua sensualità, tanto da sfruttare il suo corpo per distrarre il nemico e aiutare l’amato Aladdin.

Jasmine, come Ariel e Belle, è combattiva e vuole allontanarsi dalla realtà in cui vive per scoprire un mondo nuovo e modellare il proprio destino. Non vuole un matrimonio combinato, ma vuole trovare il vero amore. Queste sono solo alcune delle sue battute da cui si evince la sua personalità e la sua voglia di cambiare: “Non ho mai fatto nulla da sola, non ho un vero amico, non sono neanche mai uscita da palazzo!” “Gente che ti dice dove devi andare, come ti devi vestire, senza mai poter fare le tue scelte. Ti senti così in trappola.” “Come vi permettete? Io non sono un trofeo da vincere”.

Come la precedente Belle, non si fa problemi a ripudiare gli arroganti pretendenti, nonostante siano tutti belli e affascinanti. Dimostra di avere un animo gentile e buono (nella scena in cui dona un pezzo di pane ad un bambino), ma è anche astuta e intelligente (nella scena sul tappeto volante quando riesce a smascherare Aladdin sotto le sembianze del principe Alì).

Ancora una volta però è la figura maschile che salva la principessa: senza Aladdin, Jasmine non avrebbe mai sconfitto il potente Jafar. Allo stesso tempo, è la prima volta che una principessa viene elogiata dall’innamorato non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua intelligenza.

Tuttavia, Jafar, come Gaston in La bella e la bestia, sottolinea le caratteristiche stereotipate che dovrebbe presentare una principessa: “Siete senza parole, qualità apprezzabile in una donna.” “Un così bel fiore del deserto dovrebbe stare al fianco dell’uomo più potente” [Jasmine gli rovescia in faccia il vino] “Ti insegno io un po’ di rispetto!”.

Le musiche di Aladdin sono state composte da Alan Menken, mentre i testi originali delle canzoni sono di Howard Ashman e Tim Rice. Alcune di esse, come Il mondo è mio (vincitrice del Golden Globe e dell’Oscar per la migliore canzone), sono celeberrime, e hanno dato un forte contributo all’atmosfera orientale della pellicola. In particolare, il brano iniziale, Notti d’oriente, contribuisce, con sequenze melodiche che ricalcano quelle della musica tradizionale araba e con un testo suggestivo, a dotare i luoghi di un’aura magica ed esotica.

Dopo il grande consenso da parte del pubblico la Disney realizza due sequel “Il ritorno di Jafar” (1994) e “Aladdin e il re dei ladri” (1996), destinati al mercato home video, e di una serie animata (1994-1996). Nel 2019 la Disney ha prodotto un remake live-action, che, pur nelle numerose differenze (anche evidenti), si mantiene nella sostanza abbastanza fedele all’originale. Il film è diretto da Guy Ritchie e il cast formato da Will Smith (genio), Mena Massoud (Aladdin), Naomi Scott (Jasmine), Marwan Kenzari (Jafar), Navid Negahban (sultano).

Aladdin è una fiaba che trasporta gli spettatori in una visione occidentale dell’Oriente, ma con serie di elementi che rende il lungometraggio uno dei maggiori successi Disney del filone anni ’90.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *