Un documentario in cui viene raccontata la storia del giovane cantante e del suo successo

In occasione della diciassettesima edizione della festa del cinema di Roma è stato presentato come proiezione speciale, nella categoria ‘Alice nella città’, il docu-film sul cantautore Mamhood, intitolato proprio con il suo cognome, con la regia di Giorgio Testi, prodotto da Red Carpet e distribuito da Nexo Digital, sarà trasmesso prossimamente da Amazon Prime;

“Fare questo lavoro è stato terapeutico” ha affermato il cantante. Molti frammenti della sua infanzia sono stati inseriti per delineare il vissuto di questo giovane sognatore. Un bambino spensierato nonostante il divorzio dei suoi genitori in tenera età, sua madre Anna decise di portarlo da uno psicologo, dopo la ferrea decisione di suo padre di lasciare l’Italia e tornare in Egitto.

Le lunghe estati in Sardegna con zii e cugini, gli affetti e i sapori di questa splendida isola che Mamhood adora e ancora oggi incontra gli amici di sempre. Alessandro ha sempre avuto gli occhi rivolti “altrove”, un artista che voleva in qualche modo emergere, sotto l’accurata tutela di sua madre Anna, una donna tenace, il “portosicuro” di Mamhood e dopo un piccolo accordo (di non partecipare ai concorsi, per non distogliere l’attenzione dagli studi), Alessandro si iscrive a un corso di musica presso l’accademia il Pentagramma e afferma: “Quando ho iniziato a studiare canto, ho compreso che dovevo iniziare da zero e ricominciare da capo.”

Il compromesso decade e Mamhood decide di partecipare ad X-Factor nel 2012 con il suo vero nome, Alessandro Mahmoud, nella categoria 16-24 Uomini capitanata da Simona Ventura. E, dopo essere stato inizialmente scartato da Ventura agli Home Visit, è stato ripescato al televoto per prendere parte ai Live, è stato poi eliminato nel corso della terza puntata. “So esattamente perché sono stato eliminato: non ero pronto – ha raccontato Mahmood dopo diversi anni a Grazia -. Tutto arriva al momento giusto. Il treno, per salirci, lo devi vedere”.

Alessandro nello stesso periodo della selezione del programma ha dovuto sostenere l’esame di maturità e l’ha superato con il minimo sindacale 62.

Molte sono le curiosità che non tutti conoscono sul cantautore e paroliere, iniziando dall’origine del nome d’arte: Mahmood non è nient’altro che un gioco di parole tra il suo cognome e “my mood”, ovvero “il mio stato d’animo”.

In seguito, ha studiato presso il Centro Professione Musica di Milano, dove ha incontrato Andrea Rodini, suo insegnante e primo manager. Nella medesima accademia è entrato in contatto anche con Francesco Fugazza, Elia Pastori e Marcello Grilli, membri della sua band e primi produttori. E inoltre, mentre portava avanti gli studi, ha anche lavorato per due anni e mezzo come barista.

Tornando invece a parlare di musica, immediatamente dopo la sua commercializzazione, ‘Brividi’ stabilisce il record per il brano con il maggior numero di stream raccolti in 24 ore in territorio italiano su Spotify, accumulandone 3,3 milioni e piazzandosi nella ‘top five’ generale della stessa piattaforma.

Concerti internazionali e fan da tutte le parti del mondo che hanno ascoltato la prima volta il cantante milanese grazie alla sua partecipazione all’Eurovision, un sound che mischia le culture e possiamo affermare che Mamhood è sicuramente proiettato verso il futuro si denota dai suoi outfit, video, testi e musica; ha creato anche il suo avatar.

Nel docufilm ciò che traspare è la spontaneità dell’artista, un momento peculiare è l’incontro con Carmen Consoli nella sua casa in Sicilia, dove si raccontano aneddoti e confidenze.  Un film in cui viene mostrata maggiormente la realtà e non la finzione, uno spaccato di vita emozionante dove non mancano momenti di ilarità.

FOTO DI SERENA LAMOLINARA

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