Questa notte i russi, durante i loro raid aerei, hanno sganciato bombe molto vicino alla centrale nucleare di Zaporizhazhia. Semmai una di queste dovesse colpirla la conseguente esplosione sarebbe dieci volte superiore a quella di Chernobyl. La fortuna è che i pompieri accorsi per spegnere l’incendio hanno normalizzato, per il momento, la situazione. Lo stesso direttore della centrale ha assicurato sul fatto che la sicurezza nucleare è ancora garantita.

Frattanto, il secondo incontro tra le delegazioni ucraine e russe non ha sortito l’effetto sperato, con la promessa di un terzo colloquio all’inizio della prossima settimana. Si era parlato addirittura di una tregua del conflitto, con lo scopo di lasciare campo libero ai civili affinché lasciassero incolumi l’Ucraina. Nulla di tutto ciò. L’attacco continua, mentre il mondo continua a rimanere con il fiato sospeso.

I russi, dopo l’incontro, hanno affermato che ci sono delle basi per iniziare a trattate, basi che per gli ucraini non sussistono. Il presidente Macron ha chiamato Putin e dalla conversazione non sembra esser uscito nulla di buono, visto che lo stesso leader russo avrebbe detto che: il peggio deve ancora arrivare.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, sempre durante questa notte, avrebbe contattato, subito dopo ai bombardamenti molto vicini alla centrale nucleare, il Presidente Zelenski il quale, sempre ieri, ha chiesto per l’ennesima volta di far applicare la cosiddetta ‘no fly zone’. Semmai diventasse realtà, significherebbe che i caccia della Nato entrerebbero nel territorio ucraino scontrandosi direttamente con i russi, facendo esplodere quello che nessuno vorrebbe che accadesse. Gli stessi americani escludono ancora questa soluzione.

Si, facciamo fatica nel pronunciare quell’espressione, eppure lo scenario che stiamo vivendo in questi giorni la richiama fortemente. Non solo nei fatti, ma anche nelle dichiarazioni dei protagonisti. Da Lavrov a Putin, i quali stravolgono la verità. Affermano realtà che ormai non è più possibile riproporre. ‘I russi e gli ucraini sono un unico popolo’, così ha detto ieri il leader russo davanti alle telecamere mentre ricordava un generale morto durante i combattimenti in Ucraina. Lavrov, invece, non ha avuto mezzi termini nei confronti degli Stati Uniti, accusandola di dominare l’Europa come Hitler e Stalin.

Ancora: sempre Putin ha affermato che in tutti questi anni alla stessa popolazione ucraina gli è stata fatta il lavaggio del cervello da parte dei nazisti, il quali per difendersi dagli attacchi userebbero gli stessi civili come scudo. Gli stessi civili, sempre secondo la narrazione di Putin, sarebbero protetti dagli stessi russi, i quali garantirebbero i corridoi umanitari.

Non è per niente buona neanche la situazione che si sta profilando al confine tra la Polonia e la Bielorussia. Quest’ultima è anche lei è coinvolta nell’applicazione delle sanzioni rivolte a Putin. In realtà, ancor prima dell’attacco all’Ucraina il paese di Lukashenko era già entrato nel mirino dell’Unione Europea per la deriva totalitaria del suo stesso Presidente.

In quel punto stanno transitando molte persone che scappano della guerra in Ucraina e Lukashenko avrebbe il compito di controllare l’immigrazione clandestina. Con l’inasprimento delle sanzioni, Lukashenko avrebbe minacciato di non garantire più quella sicurezza rischiando, di fatto, di innescare un’ulteriore conseguenza per l’ampliamento del conflitto.

Non è un caso che la Farnesina ha rinnovato la raccomandazione agli italiani che sono rimasti ancora in Ucraina di ‘lasciare immediatamente il Paese’. Ulteriore dubbio o quantomeno preoccupazione è stata espressa da parte degli americani è che lo stesso Putin, dopo le sanzioni, sia diventato più aggressivo. Forse è molto di più di una semplice sensazione.

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