Scollatura da sfoggiare o da nascondere, il primo prototipo di reggiseno venne ideato nel 1912 da una statunitense Mary Phelps Jacob. Questo indumento intimo è stato amato e odiato attraverso le varie epoche storiche.

Fin dalla preistoria le donne hanno dimostrato di conoscere molto bene l’arte di mettere in risalto le parti migliori del loro corpo e tra queste il seno occupa un posto molto importante.

Già nell’Antica Grecia si usava l’apodesmo, un rudimentale contenitore delle mammelle adoperato dalle atlete durante le prove sportive che si trasforma poi nel mammillare etrusco romano, una fascia di cuoio che, serviva per appiattire e contenere la crescita; lo strophium sosteneva il seno senza comprimere mentre, se di seno ce n’era troppo, si ricorreva al cestus, che dall’inguine arrivava alla base del petto. Il mito narra che fu Venere ad inventarlo e a consigliarlo a Giunone, notoriamente prosperosa, alla quale si deve l’aggettivo “giunonica”.

Nel 1200 alcune donne utilizzano il “pelicon”, un corpetto maliziosamente foderato di pelliccia che scandalizza i benpensanti e lo stesso Dante se la prende con le “sfacciate donne fiorentine che van mostrando con le poppe il petto”.

In seguito, si va consolidando una certa “alleanza” tra scollatura e gioielli, con il consenso e la facoltà economica dei mariti le donne potevano sfoggiare gioielli preziosi che serviva per mettere in mostra la bellezza di lei e la ricchezza di lui (una sorta di affermazione sociale).

Dopo i secoli bui dell’Alto Medioevo, con la nuova moda dell’abito aderente, la scollatura si allarga come un fiore, scoprendo un centimetro dopo l’altro, le spalle e il seno; le signore indossavano sotto l’abito un busto che spingeva in su il seno e la vita era strizzata dalla cintura.

In fatto di scollatura il 1400 presenta una novità: quella sulla schiena. Il corsetto sale su davanti fino alla gola, mentre dietro si apre e scende come tirato in giù dal peso del lungo mantello a strascico. Tuttavia, il periodo d’oro della scollatura è il 1500, un periodo che coincide col boom delle cortigiane. Ogni paese cerca di consolidare un proprio stile di abbigliamento, nei capi femminili pizzi, merletti e trine cominciano a proliferare intorno al seno.

Nel 1600 comincia a prendere forma un nuovo strumento di “tortura”: il corsetto, che avrà il suo momento d’oro due secoli più tardi insieme con il busto: simile ad una corazza è fabbricato con stecche di balena che donano un vitino da vespa e seni alti, provocando però gravi malformazioni ossee.

Durante il secolo dei lumi il busto subisce abili perfezionamenti e fa anche da reggiseno. Non è chiaro se il busto simuli o sostenga il seno, l’importante è che questo appaia florido ed evidente perché ora le borghesi hanno un nuovo gioiello da mostrare: una catena che sorregge un ciondolo che scende proprio al limite della scollatura.

Le scollature dell’epoca romantica si aprono a cuore partendo dalla vita, ma le vesti veramente scollate si portano soltanto a corte e ai balli, in ambienti ben riscaldati. Per proteggere collo e seno dal freddo, appare il boa, lunga sciarpa di pelliccia o di piume che, avvolta attorno al collo, scende lungo le sinuose forme femminili della donna di fine secolo. Alla fine del ‘800, era di moda la “linea a S”, ottenuta con un corsetto-tortura: una vera corazza che evidenziava seno e sedere stringendo allo spasmo il punto vita.

Durante l’Esposizione di Parigi nel 1900, Herminie Cadolle ha l’audacia di presentare un corsetto tagliato in due, progenitore dell’odierno reggiseno. L’idea fece naturalmente scandalo e venne rifiutata, anche per ovvi motivi economici, da parte dell’industria.  Occorre aspettare il 1912 per avere il reggiseno in chiave moderna, ideato da Mary Phelps Jacob, la quale diede vita inconsapevolmente allo strumento di seduzione per eccellenza: sembrerebbe che per far colpo su un miliardario, decise di indossare un abito trasparente e per coprire “le sue grazie”, mise insieme due fazzoletti cuciti con del nastro. Così l’eccentrica signora è passata alla storia come l’inventrice del reggiseno anche se, come abbiamo visto, questo ha origini ben più remote.

Durante la Grande Guerra le donne che sostituivano gli uomini nei posti di lavoro necessitavano di maggiore libertà e quindi di un abbigliamento più comodo. Si abbandona gradualmente il corsetto e il reggiseno inizia ad imporsi sul mercato e a descrivere i cambiamenti della società.

Nel 1970 le femministe americane, a Oklahoma City, fanno un bel falò dei loro reggipetti, bruciandoli come simbolo della soggezione femminile: è un sollievo non dover più torturare il proprio corpo per piacere il prossimo. I creatori di moda si appropriano dell’evento e ne traggono ispirazione lanciando il nude-look : i seni sono tutti nudi, sotto abiti di pizzo trasparentissimi o sotto scollature profondissime.

Coloro che non dispongono di che mostrare dovranno ricorrere al chirurgo, così come quelle che non esibiscono più forme fresche da maggiorate: il silicone è l’argomento del giorno.

Negli anni ’90 che si ha la vera rivoluzione in tema di reggiseno: sul mercato viene introdotto un nuovo reggiseno lanciato dalla famosissima campagna pubblicitaria che aveva come protagonista Eva Herzigova: il Wonderbra, che sostiene ed esalta il seno.

Trasparenti o coprenti, in tulle o in pizzo, il reggiseno è divenuto un costoso ed indispensabile capo d’abbigliamento per tutte le donne. L’ultima frontiera è costituita dal reggiseno accessoriato dai prodigi della tecnologia: dal modello inglese ripieno di whisky molto kitsch (dotato addirittura di cannuccia), al reggiseno antistupro, con un chip in grado di registrare l’accelerazione del battito cardiaco in grado di lanciare l’allarme, perché sono dotati di delicati sensori in grado di espandersi e contrarsi a seconda delle necessità.

Oggi il gentil sesso ha acquisito una sorta di consapevolezza del proprio corpo, accettando i propri limiti e migliorando il loro corpo attraverso lo sport, una dieta bilanciata, creme specifiche, massaggi o a volte rincorrendo al chirurgo estetico. Il seno simbolo della maternità può essere di varie misure l’importante per ogni donna è fare controlli periodici preventivi e curare il proprio stato di salute.

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