Coraggioso, non retorico e fedele alla realtà. Non è mai facile portare sul grande schermo un caso di cronaca; specie se è uno di quelli che ha sconvolto il nostro Paese: la tragica morte della tredicenne di Brembate di sopra, Yara Gambirasio. In questa impresa cinematografica c’è riuscito il produttore Pietro Valsecchi, il quale ha curato anche il soggetto, e il regista Marco Tullio Giordana, non nuovo nel raccontare storie di questo genere.

Il film, intitolato semplicemente ‘Yara’, era uscito, in un primo momento al cinema lo scorso 18 ottobre e poi, successivamente, ieri 5 novembre sulla piattaforma streaming Netflix. La sceneggiatura è stata scritta da Graziano Diana e Giacomo Martelli. Lo stesso Diana ha curato, con Valsecchi, anche il soggetto.

Contrariamente a quanto si poteva pensare, il film non racconta la storia della sfortunata ragazzina, ma ricostruisce in maniera lineare, senza alcuna licenza poetica, quello che accade dalla notte in cui Yara scomparve. Una sequenza degli eventi pulita, con taglio, sì, all’americana ma senza alcune operazione ‘legata’ alla retorica.

Ad interpretare i genitori della vittima del terribile omicidio sono Sandra Toffolati e Mario Pirrello. Entrambi calati nella parte, entrambi capaci di mostrare, l’angoscia e la paura dell’irreparabile che ha segnato per sempre la loro vita dei reali coniugi Gambirasio.

Lo stesso Mario Pirrello, volto ormai conosciuto per il ruolo nella serie de ‘Il Commissario Ricciardi’ dell’antipatico Vice-Questore Angelo Garzo, riesce con molta semplicità a staccarsi dal personaggio che, fino adesso, gli ha regalato popolarità, per entrare nei panni di un padre di famiglia che vede il suo mondo distrutto da un evento che è, di fatto, l’incubo di ogni genitore.

Invece il ruolo dell’agguerrita Pm Letizia Ruggeri, che all’epoca dei fatti indagò sul caso, è affidato ad una altrettanto grintosa Isabella Ragonese. Infatti, la trama, la ricostruzione della vicenda, pone in primo piano proprio il suo personaggio; il suo modo d’indagare, che gli comporterà qualche problema, ma che alla fine riuscirà ad arrivare alla verità.

Il successo del film è dovuto anche grazie ad un’attenta regia. Infatti, Marco Tullio Giordana che ci ha già regalato, in passato, ricostruzioni, sul grande schermo, di storie oscure del nostro Paese. Tutta la sua saggezza ed esperienza ha permesso che era la storia, il fatto di cronaca, ad emergere e non i nomi, conosciuti, degli attori.

La durata dei novanta minuti è di per sé altrettanto giusta, nonostante si potrebbe pensare che magari il tutto potrebbe esser stato ‘arronzato’ o comunque ricostruito con troppa faciloneria. Molto probabilmente, questa, è stata scelta, dallo stesso regista o anche dagli stessi sceneggiatori, per evitare di inserire ulteriori dettagli nella storia tali da alimentare stupide e inopportune curiosità.

Un film del quale si poteva attendere ancora qualche anno per realizzarlo; solo per allontanarsi ancora un po’ dalla sensazione che questa storia sia successa ieri. Anche se sono trascorsi dieci lunghi anni il ricordo è ancora forte nella mente di tutti.

Ma nel modo in cui è stato impostato e proposto cambia totalmente prospettiva, ecco perché all’inizio abbiamo aperto con l’aggettivo ‘coraggioso’; parola, molto probabilmente, che rende ancor più il senso di questa operazione e che riporta in auge il cinema di un tempo, quello incentrato sulla cronaca nera.

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