Sono passati poco più di cento anni dalla fondazione del movimento artistico Bauhaus, in tedesco “casa del costruire”. Questo movimento fu fondato a Weimar dall’architetto tedesco Walter Gropius. L’obiettivo principale era quello di conciliare la creazione artistica con la produzione industriale, unendo il valore estetico di un oggetto con la componente tecnica e funzionale.

Molti oggetti del nostro uso quotidiano derivano dalle ricerche del Bauhaus, che fu in sostanza il movimento fondativo del design contemporaneo. La scuola nacque nell’aprile del 1919 in Germania, a Weimar, e durò solo pochi anni.  Nella sua breve vita ebbe tuttavia un impatto enorme sull’arte e sulla cultura occidentale moderna.

Il movimento nasce inizialmente come una scuola pubblica. Bauhaus opera dal 1919 fino al 1933. Poi è costretta, dal regime nazista, a spostarsi dalla provinciale Turingia a Dessau e infine a Berlino, prima della sua definiva chiusura. Tornerà d’interesse pubblico dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Era un istituto di istruzione artistica e restò aperto come tale solo per 14 anni. Dopo Weimar si trasferì a Dessau, dove oggi c’è l’edificio Bauhaus più famoso al mondo. Nonostante la sua breve e difficile vita, come detto il Bauhaus fu talmente innovativo da trasformare per sempre la visione dell’arte e della cultura mondiale.

«Tutti noi architetti, scultori, pittori dobbiamo rivolgerci al mestiere. L’arte non è una professione. Non c’è alcuna differenza essenziale tra l’artista e l’artigiano, l’artista è una elevazione dell’artigiano», scrisse l’architetto Walter Gropius nell’aprile del 1919. Pochi giorni dopo fu nominato direttore dell’istituto superiore di direzione artistica di Weimar, che scelse di chiamare Bauhaus.

L’idea di base era formare una nuova classe di artigiani-artisti, unendo la ricerca della forma estetica alla funzionalità pratica, sfruttando anche industria e tecnologia. L’obiettivo era realizzare oggetti di ogni tipo, sfruttando discipline di ogni tipo per arrivare a costruire «l’edificio del futuro».

L’intento di Gropius era quello di arrivare ad una ricerca che unisse la forma estetica alla funzionalità pratica, sfruttando anche industria e tecnologia. Per questo, il campo d’applicazione preferito dalla scuola era rappresentato da oggetti d’uso quotidiano, come lampade da tavolo, sedie, mobili in materiale metallico e accessori per la casa.

I prodotti venivano poi pubblicizzati attraverso una serie di mostre e di libri. Ma l’obiettivo finale era realizzare oggetti di ogni tipo. Attualmente l’azienda tedesca Tecta produce riproduzioni di arredamento progettato in Bauhaus con l’aiuto di documenti ufficiali.

Ai “Laboratori Bauhaus” si insegnavano belle arti, fotografia, design industriale, architettura e urbanistica. La scuola, diversamente da quelle tradizionali, si basava sulla collaborazione tra maestri e allievi. Iniziava con sei mesi di corso preliminare, durante il quale gli allievi venivano introdotti ai nuovi metodi d’insegnamento. Il corso poi durava tre anni. Prevedeva l’insegnamento sia delle tecniche artistiche principali – pittura, scultura, incisione, grafica – sia i metodi di lavorazione dei materiali – legno, metalli, tessuti – con la pratica in laboratori specifici.

L’obiettivo finale era che l’allievo alla fine fosse in grado di avere il totale controllo della creazione di un oggetto dalle prime fasi di ideazione al prodotto finale.

Tra i docenti c’erano anche Paul Klee e Vasilij Kandinsky.

Definire cosa fu esattamente il Bauhaus, però, non è semplice. Il movimento cambiò spesso rotta, sede e insegnanti: iniziarono corsi che non finirono e tante idee, spesso monumentali, faticarono a diventare pratica quotidiana.

È notevole, per esempio, che nei primi sei anni della sua esistenza, il Bauhaus non ebbe un corso di architettura mentre, nel suo manifesto, Gropius definiva l’architettura «il fine ultimo di ogni attività figurativa».

Nel 1923 il Bauhaus di Weimar toccò il suo punto più alto organizzando un’importante esposizione a Weimar e presentò il primo “prototipo abitativo” della scuola: la “Haus am Horn”.

Ma nel 1925 la scuola iniziò ad avere problemi. In breve, perché era vista come radicale e politicamente pericolosa. Si trasferì quindi a Dessau, una città industriale a metà strada tra Weimar e Berlino, in cui Gropius pensava di poter lavorare e insegnare senza creare a problemi a nessuno.

Gropius colse tra l’altro l’occasione per progettare e realizzare gli edifici razionalisti in cui gli studenti e i professori avrebbero vissuto, lavorato e studiato. Gli anni di Dessau si caratterizzarono per una progressiva rinuncia all’aspetto artigianale e un sempre maggiore accento su quello artistico.

«Dio è nei dettagli» e «Less is more» sono le celebri frasi dell’ultimo direttore della scuola: il grande architetto Ludwig Mies van der Rohe. Sotto la sua guida il Bauhaus si trasferì a Berlino, divenne una normale scuola di architettura e nel 1933 chiuse, dopo diversi mesi di difficile convivenza con il partito nazista.

È impossibile elencare tutto ciò sui cui il Bauhaus ha avuto un impatto nel corso del Novecento. Architettura, istruzione, moda, design, uso di certi materiali, grafica e perfino tipografia sono solo alcune delle discipline che portano traccia, sino ad oggi, delle idee di Walter Gropius.

Oggi sono Patrimonio dell’UNESCO le due sedi del Bauhaus: quella di Weimar e quella di Dessau.

Si ritiene che il miglior esempio architettonico di cosa sia stato il Bauhaus sia il quartiere bianco di Tel Aviv: un insieme di quasi cinquemila edifici, anche loro Patrimonio dell’UNESCO.

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