Londra si appresta a mettere da parte tutte le inquietudini per la variante Delta del Covid. Le semifinali e la finale degli Europei di calcio non solo si terranno nel famoso stadio di Wembley, ma potrà accedervi anche una folla come non si vedeva da almeno 15 mesi. Sono previste infatti 60.000 persone.

Wembley è un grandioso impianto, inaugurato nel 2007, dopo solo quattro anni di lavori. Può ospitare quasi 100.000 tifosi. La sua costruzione non fu però indolore. Per farvi posto, venne infatti demolita la precedente e bellissima arena, in stile vittoriano, costruita per l’Esposizione dell’Impero Britannico del 1924.

Londra non è nuova a queste impressionanti e discusse opere. Malgrado la sua storia antichissima e pur essendo la “casa” di una delle monarchie più longeve e tradizionaliste del mondo, è una città mutevole, in continua evoluzione. Una vivacità che non sempre declina correttamente tradizione e futuro. Le sue recenti costruzioni la fanno assomigliare sempre più ad una delle tante megalopoli mondiali: uno skyline, non sempre originale, fatto di vetro e acciaio.

Proprio in questi giorni, la “City of London Corporation” ha diffuso le immagini del cosiddetto “Eastern Cluster”, il quadrante est della città, così come lo vedremo nel 2026.

Una versione precedente, pubblicata all’inizio del 2018, comprendeva dodici edifici tra i 21 e i 62 piani. Questa nuova variante aggiunge il “100 Leadenhall Street”, che è stato approvato recentemente. E non include ancora “The Tulip”, un megaprogetto, alto 300 metri, che potrebbe contendere allo “Shard”, di Renzo Piano, il titolo di edificio più alto della città.

A Londra, i grattacieli prendono il nome delle vie in cui sorgono, tranne che per quelli più rappresentativi e famosi, solitamente progettati da archistar. In questo caso hanno nomi propri e originali.

Da questo punto di vista, nella foga costruttiva di Londra, caratteristica di questi ultimi tempi, alcuni edifici iniziano ad oscurarne altri, anche più famosi. Finisce così per scomparire, tra le nuove costruzioni, uno degli elementi più iconici del panorama londinese d’inizio millennio. Il “Gherkin”, capolavoro architettonico di Norman Foster, viene infatti completamente oscurato e inglobato dagli altri edifici adiacenti.

Facciamo un breve tour tra alcuni di questi ultimi giganti.

“The Shard” (La Scheggia) è uno dei grattacieli più belli d’Europa, nato dalla firma italiana di Renzo Piano. Ad oggi è il più alto edificio di Londra, e uno dei più alti del Continente. È stato inaugurato nel 2012, vicino al London Bridge, di fronte alla City.

È un edificio elegante, leggero e ricco di dettagli. Come in tutti i progetti di Piano, la luce è l’elemento costitutivo. Diverse sfaccettature di vetro si inclinano verso l’interno, rendendo traslucida la struttura. La parte superiore è ispirata alle guglie delle chiese gotiche e agli alberi delle navi che un tempo erano ancorate sul Tamigi. La forma dello “Shard” è irregolare e aperta al cielo, per consentire all’edificio una sorta di respiro naturale.

Più massiccio e meno elegante è invece il “1 Undershaft”, che dovrebbe contendere l’altezza alla torre di Piano.

L’edificio avrà circa 90.000 mq di uffici. Il progetto prevede un nucleo sfalsato rispetto al baricentro e una struttura reticolare esterna, in acciaio. Questo per permettere uno spazio flessibile al suo interno.

Alla base della torre verrà creata una nuova piazza pubblica. L’atrio sopraelevato permetterà ai londinesi di camminare liberamente sotto il grattacielo stesso. Nella parte superiore ci sarà la terrazza di osservazione più alta del Regno Unito.

Il terzo grattacielo in costruzione è il “100 Leadenhall Street”, detto “Cheesegrater 2” (“La Grattugia”). Come il suo gemello, ha un design che si assottiglia verso nord, per proteggere la vista della Cattedrale di St Paul. Il design angolare è rafforzato dal motivo a vetri, a forma di diamante, della facciata. Un portavoce della Cattedrale ha affermato che la torre avrebbe un “impatto dannoso” sulla vista di St Paul, protetta dai beni culturali, esprimendo preoccupazione per la diminuzione del “dominio visivo” dello storico edificio.

Proprio a fianco al “Cheesegrater 2”, lo studio “PLP Architecture” ha recentemente presentato un nuovo progetto: il “22 Bishopsgate”. Il sito era stato originariamente scelto per la costruzione del “The Pinnacle”. I lavori si interruppero però nel 2012 a causa della crisi economica. La nuova costruzione ha ripreso i lavori da dove si era fermato il vecchio progetto, riutilizzando le fondamenta già costruite.

La costruzione finale sarà enorme: più di 195.000 metri quadrati. Sarà il più grande edificio per uffici mai costruito in Gran Bretagna. Con i suoi 278 metri di altezza – 62 piani – fino a questo momento è il secondo più alto, dopo lo “Shard”. Nei pareri dei progettisti dovrebbe rappresentare un nuovo modo di vivere l’ufficio. Un “villaggio verticale”, pensato per rendere il lavoro socievole e piacevole. Verrà invertita la precedente tendenza verso le cosiddette “scrivanie a batteria”, per creare invece spazi più condivisi e funzionali.

Ed infine “The Tulip” (Il Tulipano), progettato dallo studio di Norman Foster. Un nuovo hub innovativo, destinato alla cultura, al business e all’apprendimento. Con il valore aggiunto di una tecnologia all’avanguardia.

Una destinazione unica per celebrare Londra e il meglio dell’innovazione britannica. Un’esperienza multidimensionale a 300 metri di altezza, che combina un design straordinario con viste mozzafiato.

L’edificio sarà simile a un bocciolo ed è destinato a diventare una nuova attrazione turistica della città. Una delle strutture più iconiche di Foster e di Londra. La torre offrirebbe sale per la didattica, con 20.000 posti gratuiti all’anno per i bambini delle scuole statali. Ma il progetto avrà anche numerosi punti di osservazione, percorsi sospesi, sky bar e ristoranti che offriranno una vista impareggiabile della città.

La costruzione non è stata ancora approvata definitivamente.

In ogni caso, tra qualche giorno, Londra si appresta a celebrare le finali degli Europei di calcio. E noi tutti speriamo che, oltre a Renzo Piano, anche altri italiani lascino il segno in questa particolare città.

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