Da Shirley Maclaine a Cher, ad Anna Magnani a Lana Turner

Il rapporto tra madre e figlia ha sempre interessato il mondo del cinema, fornendo un soggetto di sicuro appeal per il pubblico di qualsiasi epoca e paese. La ragione è di certo rintracciabile nella facilità di immedesimazione degli spettatori rispetto a ruoli e situazioni a loro molto vicini. Il rapporto tra genitore e prole, coniugato al femminile, fornisce una notevole mole di materiale di grande complessità e soprattutto dalle mille sfaccettature.

Nel raccontare, poi, il rapporto tra una madre e una figlia inevitabilmente si racconta un mondo (dal proletariato all’alta borghesia), dando così la possibilità a registi e sceneggiatori di spaziare tra i vari generi. Dalla commedia al dramma, non vi è, infatti, genere cinematografico che non abbia avuto il suo film incentrato sul rapporto madre-figlia. Dal dopoguerra ai nostri giorni, le madri sul grande schermo hanno avuto tanti volti, prestati loro dalle attrici più famose e talentuose di ogni epoca.

Il volto tormentato di Anna Magnani, ad esempio, in “Bellissima” di Visconti dà vita ad un personaggio di scottante attualità anche oggi che sono passati settant’anni. Il film di Visconti risale al 1951, ma la storia di una madre disposta a qualsiasi sacrificio e compromesso pur di portare al successo la figlia, una bambina molto bella, è emblematica e di sconcertante contemporaneità, tanto nella tematica quanto nelle riflessioni che scatena.

Molto diverso il volto hollywoodianamente perfetto della sensuale Lana Turner, che veste i panni dell’aspirante attrice protagonista del dramma, diretto da Douglas Sirkard nel 1959, “Lo specchio della vita”. Un film che affronta il tema del razzismo, scottante allora come purtroppo anche oggi. La vita di Lana Turner fuori dallo schermo non è stata, poi, meno tormentata di quella dei suoi personaggi cinematografici. La sua più difficile interpretazione è, infatti, sicuramente quella che dovette affrontare durante il processo per l’uccisione del suo amante, il gangster Johnny Stompanato.

Assassinio del quale la Turner si autoaccusò per scagionare la figlia all’epoca appena quindicenne che aveva accoltellato l’uomo per difendere la madre. Uno scandalo, quello della morte del violento amante della diva, degno dei migliori noir di una volta. Quando si dice che la realtà supera sempre anche la fantasia del più prolifico degli sceneggiatori. In tempi più recenti Faye Dunaway dà volto e vita ad un’altra attrice dell’epoca d’oro di Hollywood: Joan Crawford.

Star indiscussa della Hollywood del bianco e nero, ma decisamente fallimentare sul piano personale, almeno secondo lo spietato ritratto che ne fa la figlia nel romanzo “Mammina cara”. Romanzo che appunto nel 1981 viene portato sul grande schermo, arrivando ad incassare, al di là delle migliori aspettative, ben 39 milioni di dollari e divenendo col tempo un vero e proprio cult. Altra madre da ricordare è l’Aurora Greenway di “Voglia di tenerezza” del 1983, tratto dal romanzo di James L. Brooks.

Shirley MacLaine, nel ruolo della genitrice di Debra Winger, riceve l’oscar come migliore attrice protagonista. Nel ritirare la preziosa statuetta la MacLaine dichiarò che metà del premio era proprio della sua figlia cinematografica, candidata per il medesimo film e nella sua stessa categoria. Un riconoscimento meritato per una pellicola dove il rapporto difficile tra una madre borghese e una figlia ribelle è esaltato dall’indubbio talento delle due attrici.  

Una madre totalmente diversa è Cher nella commedia “Sirene” del 1990. Nella pellicola ambientata negli anni 60, la cantante- attrice interpreta il ruolo della madre sconclusionata di due ragazze molto avvedute: l’adolescente Wynona Rider e la dodicenne Christina Ricci, qui al suo debutto sul grande schermo. Un rovesciamento di ruoli di grande efficacia drammaturgica.

E il rapporto tra madri e figlie è dominante pure nel capolavoro tutto italiano “Speriamo che sia femmina” diretta dal grande Mario Monicelli. Un affresco tutto al femminile ambientato nella campagna Toscana con protagoniste attrici del calibro di Catherine Deneuve e Liv Ullman. Fino a ad arrivare ad una delle più spumeggianti e divertenti commedie degli ultimi anni, dove troneggia Meryl Streep che si rivela anche una cantante di prim’ordine: “Mamma mia”.

Tratto da un musical di successo, per anni in cartellone sia Broadway che a Londra, il film racconta in chiave musicale il rapporto tra una madre single e la figlia a cui non ha mai rivelato il nome del padre. Il tutto ambientato in alcune delle località marine più belle della Grecia e condito dalla musica evergreen degli Abba. Film molto diversi tra loro, generi diversi e storie molto diverse per raccontare quell’unico viscerale e inesplicabile sentimento che unisce da sempre una madre con una figlia.

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