Ci abbiamo pensato un bel po’ nel trattare questo argomento. Non facile. Non esauribile in poche parole o forse non solamente esauribile solo attraverso i concetti scientifici. È inutile affermare, anche, che un po’ una certa caccia alle streghe è incominciata; provocata dalla paura del virus, provocata dal timore di essere contagiati. Per carità: questi atteggiamenti sono del tutto giustificati. E’ naturale. È normale.

Che non viviamo una condizione ottimale dal punto di vista economico non è nemmeno un segreto di pulcinella. La ripresa, sbandierata da tutti i politici appartenenti ad ogni tipo di bandiera, appare ancora un miraggio. Altro che ‘potenza di fuoco’. Adesso, però, il problema non è solamente la troppa pressione fiscale che incute sempre angoscia ad ogni imprenditore che deve assumere, ad ogni padre e madre di famiglia che devono portare avanti le loro vite e sostenere i propri affetti. Il problema non è solo la spensieratezza che le cose possono migliorare che manca già da un bel pò. Perché, come diceva il Grande Eduardo De Filippo, ‘A’ddà passà à nuttat’.

Una nottata diventata ancor più cupa e lunga con l’arrivo di questo maledetto virus dalla Cina. Una particella infettiva di microscopiche dimensioni che ha distrutto e messo in stand by le vite di tutti noi. Se tutto questo, però, non basta: allora qual è il vero problema? Si chiama vaccino. No, non stiamo scrivendo un articolo per denigrare l’immane sforzo scientifico che dagli Stati Uniti, dall’Inghilterra e anche dall’Italia e da ogni altra parte del mondo sta cercando di offrire molto di più che una semplice speranza. Sta donando, molto probabilmente, quella luce in fondo al tunnel che tutti noi stiamo sognando da diverso tempo.

Il problema è sorto per una divergenza d’opinione, molto forte, fra chi senza troppi tentennamenti il vaccino lo farà e chi sullo, stesso vaccino, mostra qualche remora, non proprio campata in aria. Quando si verificano questi scontri la ragione è in realtà di entrambi gli schieramenti.

Coloro che si vaccineranno partono dal presupposto che: hanno portato la mascherina quando dovevo uscire, sono rimasti a casa anche durante le feste comandate e quindi l’unico modo per tornare alla vita normale è adempiere al dovere di vaccinarsi.

Coloro invece che hanno qualche remora: sono quelli che pensano, logicamente, che normalmente per testare un vaccino ci vogliono, più o meno, un biennio o massimo un triennio abbondante valutando, quindi, per il momento la situazione in base a quello che succede a chi si vaccina.

Come detto in entrambi i casi tutti e due gli schieramenti hanno le loro ragioni. Nessuno ha torto. Il punto è che viviamo in un’epoca in cui i toni sono stati esasperati, in tempi passati, per qualsiasi cosa. Per qualsiasi decisione. Nello stesso tempo abbiamo un Governo, non eletto, che al di là degli errori nella gestione dell’emergenza ha dichiarato, fino a questo momento, che non sussiste l’obbligatorietà al vaccino.

Scelta, almeno questa, condivisibile ed accettabile proprio perché si spera che tutti, alla fine, adempieranno il loro dovere; vedendo che al proprio vicino di casa, all’amico o all’amica, al fidanzato o alla fidanzata non è successo nulla la gente, spontaneamente, andrà quasi di corsa a vaccinarsi. Ma è anche chiaro che se il vaccino dovesse poi diventare un rischio per la nostra salute, la stessa campagna vaccinale dovrà essere fermata.

Ma la mancanza di obbligatorietà del vaccino risiede anche in altre due elementi, i quali non possono essere tralasciate: la prima che una parte dei grillini è dichiaratamente ‘No vax’. L’altra riguarda alla remota possibile volontà di rendere obbligatori i vaccini. Semmai si arrivasse a tale evenienza, molto probabilmente, nemmeno sarà possibile visto che per far passare una legge i numeri in parlamento, attualmente, non ci sono.

Il punto è che, per adesso, la scelta adottata appare giusta e sensata. Frattanto emerge anche che le quantità fino adesso arrivate e, a quanto pare, anche quelle che dovrebbero giungere sul territorio nazionale, non bastano per completare la missione di vaccinare tutti gli italiani entro la fine del mese di marzo.

In più tiene ancora banco l’apertura delle scuole. Ancora non si sa gli istituti quando dovranno aprire e come dovranno aprire. Prima delle feste si era espressa l’ipotesi della riapertura prima al 7 gennaio poi direttamente l’11. Ma, secondo ancora quanto è emerso anche dalle altre testate online e carte stampata, ben quindici regioni si sono rifiutate di attenersi alle date indicate dal Governo.

In più, notizia di ieri, si starebbe pensando di vaccinare tutti il personale scolastico per poter, così, permettere l’ingresso degli stessi studenti in assoluta sicurezza. Di fatto, senza troppi giri di parole, i famosi banchi con le rotelle non è che sono servito poi a molto. Ritornando, però, allo scontro di opinioni: vaccini si, vaccini no: appare utile anche considerare di evitare di far del terrorismo psicologico con chi, in questo momento, avrebbe remore nel vaccinarsi. Così, invece di placare gli animi, si getterebbe, sempre di più, benzina sul fuoco e in questo momento un incendio non è proprio consigliabile.

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