Freddato sotto casa da due killer perché era ‘Giornalista – giornalista’

Che quel decennio 1980 è caro un po’ a tutti noi, ormai, lo abbiamo sempre sospettato. Sarà stata l’atmosfera, la spensieratezza, la fiducia verso il futuro. Tre elementi non a sé stanti, ma vere e proprie armi per sopravvivere alle avversità della vita. Perché, intendiamoci, un periodo storico, come lo stesso decennio, si può umanamente idolatrare e mitizzandolo all’infinito, ponendo in risalto gli eventi e le cose belle. Di contro però non si può dimenticare l’altra faccia della medaglia, non si possono dimenticare, facendo persino finta di nulla, anche quei fatti e quelle vicende che di sicuro rovinano l’immagine ed il ricordo edulcorato legati a quel periodo storico a cui siamo legati.

Prendiamo per esempio quel giorno del 23 settembre del 1985, anniversario della morte del Santo di Pietralcina Padre Pio. Nella città di Napoli quel dì, semmai sarebbe più giusto dire quella sera, c’era il concerto del grande Vasco Rossi. Un evento musicale da non lasciarsi scappare per nessuna ragione al mondo. Chissà quanti giovani del capoluogo campano in quelle ore precedenti all’evento si stavano preparando per recarvisi? Tutti pronti ad intonare insieme al loro idolo i singoli cantati nel quotidiano e in privato. Chissà quanti di loro avrebbero staccato prima dal turno di lavoro per tornare a casa, prima, e poi ripartire con la comitiva di amici o con i fidanzati? Chissà quanti di loro si sarebbero organizzati così.

E chissà, invece, quanti di loro si erano ridotti all’ultimo minuto per cercare di ottenere i biglietti della serata, senza poi riuscirci. Una volta arresi all’evidenza avrebbero cambiato programma, magari con una cena in dolce compagnia. Ed è proprio quello che fu costretto a fare il giovanissimo cronista de ‘Il Mattino’ di Napoli, Giancarlo Siani. Uscì, forse, anche un po’ più tardi dal lavoro, perché ormai si era arreso all’evidenza che non poteva più andare a sentire il concerto del ‘Blasco’ nazionale. In compenso, comunque, era riuscito ad organizzarsi sempre con la sua ragazza per una pizza.

Giancarlo Siani aveva da poco compiuto 26 anni. Era nato il 19 settembre del 1959, un figlio di Napoli insomma. Quella sera, come faceva da sempre dopo il lavoro, rientrava a casa a bordo della sua auto, una Citroen Mehari verde, e una volta parcheggiato nel vialetto d’ingresso venne avvicinato da due uomini che lo freddarono con dieci colpi di pistola. La sua unica colpa fu quella di realizzare un articolo in particolare datato 10 giugno del 1985.

In realtà di articoli il giovane Siani realizzò tanti nella sua brevissima ma intensa carriera. Il suo primo vero contratto di lavoro lo avrebbe firmato nell’ottobre dello stesso anno; perché lui, ufficialmente, come spesso accade quando qualcuno doveva incominciare un lavoro in Italia e anche se adesso ancora così ma in modo diverso, era un abusivo, per non dire precario. Siani, però, era un cronista dentro. Uno di quelli, per riprendere la battuta del film di Marco Risi, ‘Giornalista-giornalista’ e non ‘Giornalista-impiegato’. Di articoli, dunque, ne aveva scritti tanti, troppi; e anche scomodi.

L’articolo di giugno lo mise irrimediabilmente nel mirino delle cosche non solo della Camorra ma anche di quelle mafiose: in modo particolare del clan dei Nuvoletta, i quali erano alleati con i Corleonesi di Totò Riina. Il clan voleva sbarazzarsi del Boss Valentino Gionta e, per evitare una guerra, fece l’accordo con il boss Antonio Bardellino per ‘venderlo’ ai carabinieri. Questa informazione a Siani giunse grazie proprio ad un suo amico appartenente all’arma. Il suo scavare affondo nel mondo della criminalità organizzata, però, non si fermò lì.

Era riuscito ad intuire che tra le istituzioni locali e la criminalità organizzata sussisteva una connivenza dai tempi del tragico terremoto del 1980. Queste sue inchieste avrebbero dovuto formare un libro che non venne mai pubblicato. Il resto è storia ormai tristemente conosciuta. I suoi assassini vennero assicurati alla giustizia dodici anni più tardi.

Spendere ulteriori parole sulla figura di Giancarlo Siani equivarrebbe alimentare la retorica che, come sempre in queste occasioni di mero ricordo, la fa da padrone. Su di lui, forse, non abbiamo detto proprio tutto; ma questo articolo tende ad integrare l’articolo sul film pubblicato in ‘Universo Cinema&Serie tv’ nella rubrica ‘Storie Vere’. Perché la sua era una storia incredibilmente e drammaticamente vera, che non si può e non si deve dimenticare. Il suo esempio, il suo impegno profuso a costo della vita si unisce a tutti coloro che combattevano la criminalità, con coraggio e senza mai tirarsi indietro.

Di sicuro questa degli anni ’80 non è una vicenda a lieto fine, ma non ricordarla equivaleva togliere la conoscenza per le nuove generazioni di un ragazzo che ha pagato con la vita il suo senso del dovere di cronaca, proprio come un ‘Giornalista – giornalista’.

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