Altre sensibilità creative nella prospettiva categoriale della temperie chiarista

Essenziale e puntuale nella sua scarna lucidità di carattere emblematico più che discorsivo si dichiara alla vista la pittura di Guido Spadolini (1889-1944), artista fiorentino, di cui Luigi Personné ricorda la figura “per certe sue chiare aurore, per certi suoi tenui tramonti, per le sue ampie visioni di campagna, per i declivi erbosi, per i suoi cieli di perla o di rosa o di viola, per i suoi giardini fioriti, per i suoi alberi abbattuti o festanti, soprattutto per il suo infinito amore che crea un’atmosfera straordinariamente suggestiva e dà un senso poetico anche alle più umili cose”39.

Prendiamo in esame alcune opere di questo artista, come L’Arno alla Gonfiolina e come Paesaggio toscano provvedendo a sottolineare all’in- terno di quest’ultimo dipinto la svettante presenza di due alberi solitari dai tronchi smilzi che intrigantemente sembrano rapportarsi agli alberi delle imbarcazioni che si profilano nei dipinti di Semeghini (Canale della Giudecca) e di Scattola (Marina veneta) che abbiamo precedentemente indicato.

Ulteriori opportunità di confronto si offrono, anche qui, alla distanza, tra l’opera di Goliardo Padova del Paesaggio di Casalasca, precedente- mente additato, e le soluzioni figurative che adotta Irene Fabbri, in Alberi e tende, del 1949, ove s’annida una sorta di vitalità primigenia, che è quel che le contesta Personné imputandole di impuntarsi “in quel suo fare popolaresco, in quella sua espressione primitiva.

Ciò non impedisce, comunque, al critico, di riconoscerle “un modo di sentire e di esprimere le cose con straordinario equilibrio, con una ben sicura visione della realtà, al di fuori dei singoli problemi e delle scuole, perché ella punta sulla serietà stessa delle idee e della vita, in cui assorbe ogni altro motivo”41.

E, parlando di artiste, merita mettere in evidenza il contributo figurativo di Rina Miniati Paoli, che Personné addita come estremamente sensibile alle suggestioni di Burano, riconoscendole “il segno della leggiadria e della grazia [nonché una sorta di] profumo settecentesco”42, cose queste che, fatte le dovute puntualizzazioni distintive, possono chiamare in causa la stessa personalità veneziana di Emma Ciardi43, almeno per gli aspetti di una pittura vibratile e sfaldata che ella sa interpretare nel segno di una luminosità baluginante (Fiori).

Un altro artista che potremo arruolare nella compagine ‘chiarista’ in via di dilatazione, scendendo, peraltro man mano più a sud è Amerigo Bartoli, ternano (1890-1971), che si distingue per il bilanciamento accorto e meditato degli accordi tonali, all’interno dei quali egli definisce una cifra compositiva che giustifica l’assetto narrativo dell’opera in funzione della sostanza vibratile di ciò che vorremmo definire materia luministica. Riconosciamo tali peculiarità come costanti abbastanza ben definite, in una parte almeno e non poco significativa della sua produzione, e ne additiamo in modo esemplare l’abbrivio in qualche opera, come Il lago di Piediluco della Fondazione della Cassa di Risparmio di Terni e Narni44.

Affiancheremo all’opera di questo artista anche quella di Giorgio Maddoli (1916-1978), anche lui umbro, di Perugia, che propone una pittura ariosa e luminosa, realizzata con abbrivio compositivo di ordine planare grazie ad una coloritura che si fa essa stessa condizione determinante per la misura disegnativa di scene di paesaggio, come avviene, ad esempio, in Veduta sul lago con collina, opera che offre testimonianza visibile di una sensibilità d’animo e di quella grande mitezza che ispira non solo l’attività creativa, ma la concezione stessa della vita che il Nostro provvede a maturare.

In tale dipinto l’impaginazione compositiva si sviluppa in una successione di piani logici ed armonici, ordinati secondo una godibile sensibilità di stesure cromatiche in equilibrio tonale.

All’ambito laziale appartiene, almeno per nascita, la figura di Saturno Tosti (1890-1968), che si forma nel contesto romano, ma si trasferisce, poi, dopo la guerra di Libia, nel Bergamasco, ove assimila la cultura ambientale delle valli, restituendone le atmosfere di sfaldata luminescenza, Campi di granoturco

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