La nuova miniserie Netflix convince molto di più di quello che si potrebbe immaginare

Scritta e ideata da Richard Gadd, Baby Reindeer è diventata la nuova miniserie targata Netflix, che ha immediatamente catturato il pubblico. Diversi sono gli elementi che rendono questo prodotto molto particolare e, per certi versi, anche molto “appetibile”. Non si tratta solo del fatto che la serie narra di una stalker donna che ossessiona un uomo; ma, al tempo stesso, contribuisce anche una profonda analisi dei traumi e delle debolezze del suo protagonista e, infine, il fatto che il suo ideatore abbia incentrato la serie sulla sua reale esperienza come vittima proprio di stalking.

Il giovane Donny lavora in un pub, coltivando, allo stesso tempo, la sua passione per la stand-up comedy, sperando di diventare un professionista. Durante il suo turno al pub, l’attenzione dell’uomo viene catturata da Martha, una donna che si siede al bancone, dall’espressione triste, quasi estraniata dal mondo. Spinto dalla compassione, Donny prova a parlare con lei, offrendole da bere. Rincuorata e felice delle attenzioni ricevute, Martha si intrufola sempre di più nella vita dell’uomo.

Ha inizio per Donny un profondo incubo, nel quale l’ossessione di Martha per lui lo porta a rivivere dei traumi passati, che il giovane credeva sepolti da tempo, finendo in un vortice sempre più tossico.

Come accennato precedentemente, Richard Gadd ha vissuto in prima persona un’esperienza di stalking e, sulla base di quest’ultima ha incentrato le vicende di Baby Rendeer. Un grandissimo punto di merito della serie è la sua capacità di prendere un racconto narrato in prima persona, carico di tensione emotiva, e riuscire ad affrontarlo con una grande capacità di autoanalisi.

Non mostra solo ciò che è successo, ci mostra anche perché. Attraverso diversi salti temporali tra passato e presente, riusciamo ad entrare sempre di più nella mente di Donny e scoprendo, episodio dopo episodio, il motivo di alcune sue azioni, della sua impossibilità di agire, di un disprezzo verso Martha, che diventa anche attrazione. Capiamo come l’esperienza che il protagonista sta vivendo sia solo un pezzo di una storia molto più complicata e psicologicamente potente, segnata da altri abusi e dalla ricerca di una propria identità sessuale.

In Baby Rendeer lo spettatore vive un turbinio di emozioni, a volte odiando, altre provando un dispiacere per i suoi protagonisti, inclusa Martha, una donna ossessionata da un uomo che le ha solo offerto una Diet Coke. Martha è strana, è pericolosa ma noi, nonostante tutto, in alcuni momenti siamo anche affascinanti da lei. I personaggi, pilastri di questa serie, ci appaiono nudi, completi nei loro pregi e difetti e, dunque, più vicini a noi di quanto pensiamo. Nessuno dei nostri protagonisti è assolto da giudizio, in ogni episodio noi plasmiamo su di essi un parere, che cambia di volta in volta fino ad arrivare a capire che, forse, il concetto di “colpevole” è meno rigido di quanto pensavamo.

Baby Rendeer non ha filtri, nonostante si tratti di un’esperienza reale, non c’è alcun tipo di limite o di censura, tanto da attrarci e divenire, a tratti, disturbante. L’esperienza dello stalking mette a dura prova Donny/Gadd, che deve ora affrontare i propri demoni, in un viaggio lungo e complicato attraverso le sue fragilità. Il protagonista capirà anche che l’unico modo per raggiungere i suoi obiettivi, i suoi sogni di successo, sarà quello di affrontare il suo passato e di abbracciare le proprie debolezze. Fortunatamente, il ritmo del racconto viene spezzato dalla voce di un narratore che ci spiega la situazione e ci riporta alla realtà, talvolta facendo leva sull’ilarità.

L’ironia spesso stempera la tensione accumulata, attraendo ancora di più lo spettatore. Battute particolari, una colonna sonora sempre coerente è una regia che spesso si sofferma su primi e primissimi piani, dando la percezione di soffocamento.

Baby Rendeer è un prodotto che va contro ogni aspettativa. Una miniserie curata nei dettagli, grazie alla scrittura di Richard Gadd e alla grande prova attoriale di quest’ultimo e di Jessica Gunning, interprete di Martha. La sua storia, ci porta ad entrare in un universo sempre più intimo che, per quanto disperato, ci attrae e ci coinvolge, proprio grazie all’assenza di filtri con cui vengono trattati temi come l’abuso e lo stalking. È una serie non semplice da seguire, ma affascinante e sincera.

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