La Visione Intima di Paola Cortellesi sul Dopoguerra Italiano

Il film “C’è ancora domani”, che sta superando al botteghino i grandi blockbuster americani, è molto più di una semplice rappresentazione del secondo dopoguerra in Italia: è un viaggio intimo attraverso la storia. Una trama ispirata dalle esperienze personali di Paola Cortellesi. Nel vederlo, sicuramente, vi lascerete trasportare dalla genialità della regista nel fonderle con un racconto universale che affronta le sfide e i cambiamenti di un periodo oscuro anche per il nostro paese.

Nato da un’idea originale della stessa Paola Cortellesi, autrice anche della sceneggiatura insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda, “C’è ancora domani” attinge profondamente alla vita delle donne nel secondo dopoguerra in Italia. La storia è un intreccio avvincente di realtà personale e narrazione universale, in cui vengono fuse due esistenze in particolare: quelle della nonna e bisnonna della regista.

Particolare confermato durante una recente intervista a The Hollywood Reporter Roma, spiegando che la scelta di ambientare il film nella capitale italiana, pur trattandosi di una storia inventata, molte delle ispirazioni provengono dai racconti della sua famiglia. Il bianco e nero è stato scelto per catturare l’essenza delle immagini del passato a Roma, che, nelle parole di Cortellesi, non sono mai a colori.

La Cortellesi ha portato avanti il progetto coinvolgendo il cast sin dai provini, stabilendo una connessione profonda con gli attori e rendendoli parte integrante della sua visione. Questo approccio personale ha contribuito a infondere nel film un’umanità e un’immediatezza straordinarie.

Le riprese, svoltesi a Roma nel rione Testaccio, hanno catturato l’essenza della città nell’immediato secondo dopoguerra. Gli interni, invece, sono stati girati negli storici studi di Cinecittà, conferendo al film un’ambientazione ricca di dettagli e autenticità.

La regista dipinge una Roma lontana da quell’odierna, descrivendola come una città vissuta in modo diverso. Cortili animati, vita sociale intensa, e una differenza di ceto sociale palpabile. La regista mette in scena un’”incomunicabilità totale” che permea la società dell’epoca, rendendo la Roma di “C’è ancora domani” un ritratto affascinante e sfaccettato.

“C’è ancora domani” non è solo un film, ma una riflessione personale della regista sulla storia italiana. Unisce abilmente l’individuale alle dinamiche sociali del secondo dopoguerra, offrendo al pubblico uno sguardo autentico e coinvolgente su un periodo cruciale della nostra storia. Con una base di storia personale, la pellicola si erge come un ponte tra il passato e il presente, regalando al pubblico un’esperienza cinematografica unica.

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