Nel biopic, diretto da Sidney Lumet, il famoso poliziotto venne interpretato da Al Pacino

Siamo ormai nel periodo di Natale ma questa prima settimana dello Special Christmas 2023 sembra essere dedicata, quasi, ad un unico grande attore che ha fatto, nella sua lunghissima carriera, la storia del cinema. Oggi, 5 dicembre e questo sabato 9 dicembre ricorderemo due suoi film, due anniversari importanti di titoli di opere cinematografiche entrate di diritto nella memoria collettiva. Ovviamente, il primo lo avete scoperto dal titolo di questo speciale, il secondo? Dovrete attendere fino a questo sabato.

Avete presente l’espressione quando la realtà supera di gran lunga la fantasia? Bene, perché la storia che vi stiamo per ricordare in quello che sembra un piccolo speciale sembra essere uscita, neanche a farlo apposta, sotto la collina dei sogni: Hollywood. Di quelle storie troppo perfette per essere vere, di quegli eroi che fanno sognare e che, ogni volta che si ritrova ad affrontare il male, vince sempre. Lo puoi mettere, per un po’, fuorigioco, ma alla fine la spunta sempre salvando sempre gli innocenti. Perché lui, l’eroe s’intende, rappresenta il bene e il male, almeno nella finzione, non deve vincere sempre; anzi, quasi mai il lato oscuro della vita prende il sopravvento sui personaggi alla fine di ogni storia che il cinema ha sempre proposto fino adesso.

Eppure, qualcosa di simile, almeno in parte, è accaduto a partire da una cinquantina di anni fa. Una storia che non sembra vera e che, forse, le nuove generazioni dovrebbero conoscere; una storia che ha tutto il sapor di leggenda e che ci fa chiedere, domandare, porre dubbi se le gesta di questo personaggio siano del tutto vere, compreso il protagonista stesso.

Il mondo in cui avrebbe operato questa persona è quello della polizia. Non proprio un mondo a caso, dove tutto dovrebbe essere chiaro, limpido, cristallino; per non dire immacolato. È risaputo, tuttavia, che anche nel mondo del distintivo qualcosa non sempre quadra. Qualcosa non sempre appare come sembra, come deve essere e dove, persino, le certezze più incrollabili alla fine crollano.

Ciò significa che è risaputo che ogni agente di polizia non sia proprio uno stinco di santo ma, forse, trovare la maggior parte degli agenti un po’ troppo accondiscendenti su certi dettagli farebbe gridare allo scandalo e far partire qualche denuncia. Logico credere, adesso, chi è che andrebbe a denunciare gli agenti di polizia per essere corrotti? Semplice, un loro collega.

È quello che accadde al poliziotto di New York, italoamericano, Frank Serpico entrato, in tutto e per tutto, nella storia per aver denunciato alle più alte istituzioni la massiccia corruzione che imperava in tutti i distretti della Grande Mela. La sua vicenda, riportata addirittura in un romanzo, ispirò ad un celebre film che proprio oggi, 5 dicembre 2023, compie mezzo secolo.

Il film, diretto da Sidney Lumet, ed interpretato da Al Pacino, racconta tredici anni di servizio del protagonista, che vanno dal 1959 al 1972, in cui si è trasferito da un distretto all’altro, sempre della città di New York, per non vedere, nella maggioranza dei casi, lo schifo che c’era all’interno dei vari dipartimenti di polizia.

Scritto da Waldo Salt e Norman Wexler, il film affronta un argomento scomodo e lo fa senza troppi fronzoli, concedendosi, secondo quanto sarebbe emerso anni dopo, delle licenze poetiche che, nel mondo della celluloide, è sempre stata la regola basilare; rischiando alle volte di confondere il pubblico in relazione ad alcuni dettagli verificatisi nella realtà.

Stiamo facendo riferimento ad un particolare inserito in un delle prime scene d’apertura in cui l’integerrimo agente di polizia viene ferito a morte. Rispetto alla finzione cosa è accaduto di diverso in quei terribili attimi in cui Frank Serpico avrebbe rischiato di essere uno dei tanti miti morto giovane le cui gesta sarebbe state raccontate ai posteri?

Accadde che la pistola, Serpico, la prese sul serio durante quella specie di colluttazione con la porta di mezzo contro ad uno degli spacciatori che avrebbe dovuto arrestare. Invece, nel film il suo braccio rimase incastrato nella porta non permettendogli, così, di rispondere al fuoco. I suoi colleghi, semmai si potevano definire in quel modo, non mossero un dito e fu lì che iniziò ad essere riconosciuta la leggenda del poliziotto italoamericano.

Certo, direte voi, c’era bisogno di arrivare fino a quel punto per riconoscerne il valore? Allora vi diciamo questo: provate a pensare se non fosse mai sopravvissuto quella notte? Chissà che storia conosceremmo adesso e chissà semmai questa versione cinematografica sarebbe mai stata realizzata? Come abbiamo ricordato spesso in determinate occasioni, la storia non si fa né con i sé e neanche con i ma.

Ma, appunto, con i fatti e i fatti andarono così. perché, come ci ricorda il film, tutto ebbe inizio nell’anno del 1959, quando Frank Serpico era solamente una giovane recluta, un novellino, come si userebbe dire ancora oggi, pieno di ideali e di speranze. Con la consapevolezza che la strada intrapresa non si sarebbe rivelata essere così facile.

Di sicuro aveva la piena convinzione che la maggior parte dei suoi nemici erano per le strade, quelli rappresentati da spacciatori, ladri, gang e magari assassini occasionali; molto probabilmente era persino consapevole che qualche poliziotto, qualche collega non sarebbe stato uno stinco di santo e quindi tutto onesto integralmente, ma quello che incontrò sul suo cammino non lo poteva neanche immaginare.

Francesco Vincenzo Serpico nacque il 14 aprile del 1936 a Brooklyn, nel distretto di New York. Le sue origini, chiaramente italiane, dicono che suo padre con sua madre, propriamente Vincenzo Serpico e Maria Giovanna Serpico, provenivano da Marigliano, provincia di Napoli. La sua storia, quella personale intendiamo, è davvero particolare e per un semplice motivo.

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