La colonna sonora come elemento vincente del film

Con la terza ed ultima parte di questo speciale, giungiamo alla parte musicale. Con quella musica che ci permette di aprire la settimana a FreeTopix Magazine grazie alla rubrica ‘La canzone del lunedì’. è vero, potevamo suddividere gli articoli, ma l’occasione è troppo ghiotta per collegare direttamente una delle canzoni selezionate per questa mattina con l’analisi del film e il motivo lo scoprirete adesso.

La colonna sonora per qualsiasi film che si rispetti è un elemento imprescindibile. Lo è stato anche per quanto riguarda i tempi antichi del cinema e sia e soprattutto ai giorni nostri; per i tempi moderni, dunque. ‘Christine – La macchina infernale’, sottotitolo attribuito in Italia, visto che il titolo originale era omonimo del libro, comprendeva diversi brani famosi che spaziano dagli anni ’50, agli anni ’70 e una canzone degli anni ’80. Per uno strano scherzo del destino, due di queste canzoni sono state trattate e analizzate da FreeTopix Magazine in tempi non sospetti e sono ‘Bad to the Bone’ e ‘Little Pretty on’. Senza dimenticare anche ‘Come on let’s go’ di Ritchie Valens. Quindi tre, per essere precisi. Tutti brani famosi che hanno fatto, in un modo o nell’altro, la storia della musica.

Brani, questi tre in modo particolare, legati indissolubilmente ad alcuni momenti significativi del film. Il primo è quello di apertura, ‘Bad to the bone’, il quale accompagna la scena in cui ‘Christine’ sta per uscire dalla catena di montaggio e gli mancano solamente gli ultimi ritocchi. Il brano, preceduta dal rombo di motore di un’auto nei titoli di apertura, è diventato, con il tempo oltre un grande successo mondiale, anche un vero e proprio evergreen.

Intonata dal chitarrista George Thorogood, con il gruppo musicale dei Destroyers, ‘Bad To The Bone’ venne pubblicata nel settembre del 1982. Un anno prima e qualche mese che uscì il film di John Carpenter. Il resto è storia delle sette note, com’è storia l’apertura di questo film: immagini.

Per quanto riguarda Come on let’s go del compianto e super sfortunato Ritchie Valens, la versione originale risale intorno al 1957. Trenta anni più tardi, la stessa canzone è stata oggetto di una cover in occasione per il film biografico dedicato al giovane artista scomparso per un maledetto incidente aereo. Nel biopic Ritchie Valens aveva il volto dell’attore Lou Philip Diamond. In ‘Christine’ lo stesso brano è utilizzato nella scena finale, dopo che l’auto è stata distrutta. Scena che si chiude con la frase di Leigh Cabot: odio il rock’n’roll.

Prima di giungere alla canzone che aprirà la settimana e che fa parte della colonna sonora di questo film, vi ricordiamo che alcune musiche sono state composte dallo stesso regista insieme ad Alan Howarth, le quali accompagnano alcune sequenze particolari del film.

Prima di soffermarci sull’ultima canzone, ce ne sarebbe un’altra da non dimenticare, anzi due. La prima è quella che segue Bad to the bone, ovvero quella che accompagna la scena in cui la vettura maledetta esce dalla catena di montaggio e gli mancano, solo ed esclusivamente gli ultimi ritocchi. Il titolo è ‘Not fade away’, un brano pubblicato nel 1956 e intonato dal leggendario Buddy Holly la quale; nella scena successiva, viene ripresa con una cover incisa ventidue anni più tardi, ovvero nel 1978. Una cover, quella di Tanya Tucker, compresa nell’album, dal titolo ‘TnT’, e dalle sonorità tipicamente country, compresa la canzone menzionata.

La seconda, invece, è quella relativa ai Rolling Stones che anticipano gli attimi precedenti alla seconda vendetta di Christine, quella nei confronti di Buddy Holly. Il titolo del brano è Beast of Burden ed era compreso nel disco ‘Some girls’ sempre del 1978, che sarebbe, tra l’altro, l’anno di ambientazione della storia; sia per quanto riguarda il romanzo e sia per quanto riguarda il film.

E veniamo, dunque, alla canzone che aprirà questa prima settimana del mese di dicembre. Questa volta con ‘La canzone del lunedì’ torniamo di molto indietro nel tempo. Il massimo che avevamo fatto era quella di fermarci negli anni Sessanta, ma grazie a questo piccolo e grande capolavoro di Thruston Harris balziamo direttamente ai mitici anni ’50; esattamente seconda metà di quel decennio ricordato con tanto affetto per essere quello successivo alla fine del secondo conflitto mondiale.

Dicevamo di Thurston Harris, un cantante afroamericano ovviamente sconosciuto alle nuove generazioni e non molto conosciuto neanche per quelle precedenti. La sua parabola musicale è tutta in quei magici dieci anni o meglio proprio nell’ultimo triennio: 1957, 1958 e 1959. Seppur ufficialmente il suo primo disco risale a due anni prima del 1960, l’attenzione della critica e del pubblico l’attira già l’anno prima per non dire anche molti anni più tardi.

Era il settembre del 1957 quando, grazie alla casa discografica Aladdin Records, di Los Angeles, incise e pubblicò un singolo che molti anni più tardi avrebbe fatto la fortuna della scena di un film diventato un cult degli anni ’80, tratto persino da un romanzo. Una canzone dal sound ritmico e vibrante, che sfocia tra il rhytm and blues e il doo-woop, un genere musicale molto in voga in quel periodo tra gli afroamericani.

Oltre al sound la canzone è anche contraddistinta dalla voce graffiante e grintosa del cantante, il quale scomparve il 14 aprile del 1990 per un attacco cardiaco. Il singolo, come detto, ha fatto da colonna sonora di una scena di questa versione cinematografica tratta dal libro di Stephen king. Non vi dice nulla ancora? Va bene, proviamo a ricordarvi un paio di battute di questa scena: Ehi Cunningham? Sei tu Cunningham? Non sarai arrabbiato, vero?

Forse, questa, è una delle scene più iconiche per un film, come già detto in precedenza capace, in tutto e per tutto di reggere con la versione originale: quella letteraria. Un dettaglio non di poco conto, visto che la maggior parte delle trasposizioni cinematografiche dei romanzi di Stephen King si sono rivelate essere, al botteghino, un fiasco totale, per non parlare della critica.

La canzone a questo punto è intitolata ‘Little Bitty Pretty One’ in cui ve la facciamo ascoltare in due modi diversi. La prima solamente audio, quello originale, quello d’incisione appunto. La seconda versione è quella che apre una delle tante scene in cui Christine si vendica la prima volta.

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