Alcuni testi che in questi lunghi sessanta anni ci riportano al 22 novembre del 1963

Tutti i libri del Presidente Kennedy. Si, la volontà è quella di ricalcare il famoso titolo del film con Dustin Hoffman e Robert Redford sullo scandalo del Watergate, del 1976, diretto da Alan J. Pakula. In questo caso, però, il riferimento sono tutti i testi pubblicati nell’arco di questi lunghi sessanta anni da parte di scrittori più o meno famosi, in cui sia la vita del Presidente assassinato a Dallas e sia il 22 novembre è stato raccontato e analizzato più volte da parte della letteratura moderna e soprattutto in tutti i modi possibili e, permetteteci anche quest’espressione, anche impossibili.

Da James Ellroy a Stephen King, da Bruno Vespa a Furio Colombo. Senza dimenticare Don DeLillo, con ‘Libra’, ed uno sconosciuto autore, misterioso, che ha affrontato tutti i possibili moventi dell’attentato di Dallas, James Hepburn con ‘Il complotto’. Dunque, questo articolo non sarà una vera e propria carrellata di titoli; non un elenco della lavandaia, insomma.

Semmai un’annotazione ben precisa su alcuni volumi, testi o libri, quelli più interessanti, che trattano il tema diventato, ormai, parte integrante della storia. Quindi, dai racconti ai romanzi, fino ad arrivare ai saggi. Anche perché indicarli tutti si rivelerebbe completamente impossibile, visto che in sessanta lunghi anni i testi su Jfk, ormai, non si contano neanche più. Comprese le biografie.

Come quella di Robert Dallek dal titolo: ‘John Fitzgerald Kennedy – Una vita incompiuta’ del 2003, in cui analizza e racconta, in maniera molto complessa, ma affidabile, il mito di John Kennedy, quasi smantellandolo, quaranta anni dopo la tragedia di Dallas. Cercando di non saltare o dimenticare alcun particolare in merito a colui che fu il più giovane Presidente della storia degli Stati Uniti d’America, scavando, anche, nelle zone d’ombra più oscure della sua esistenza.

Cosa che cerca di fare, seppur con un tono più istituzionale, il giornalista televisivo Bruno Vespa. Il suo libro, con il titolo, pone il dilemma se sia stata, quella di Kennedy, una giusta gloria e quindi, per molti versi, un giusto mito da tenere ancora presente e quindi come mero punto di riferimento per le nuove generazioni.

Da Robert Dallek a Bruno Vespa, passiamo a Furio Colombo il quale, con il suo ‘L’America di John Kennedy’, la cui edizione venne pubblicata nel 1964 e che è stato ripubblicato nel mese di ottobre di quest’anno, lo storico inviato della Rai racconta gli Stati Uniti d’America di quel periodo prima e durante la presidenza Kennedy. Un libro composto da appunti e pensieri personali, un testo interessante per uno sguardo a trecentosessanta gradi su quel particolare periodo storico.

Uno sguardo su quel particolare periodo storico lo ha fatto anche l’acclamato scrittore statunitense James Ellroy con i suoi primi due romanzi della trilogia ‘Underworld Usa Trilogy’ ispirata proprio dai fatti o dalle situazioni che avrebbero determinato l’attentato di Dallas. Una saga composta da ‘American Tabloid’, Sei Pezzi da mille’ e ‘Il Sangue è randagio’. Il primo parte dal 1958 e finisce il 22 novembre del 1963. Il secondo parte proprio dallo stesso giorno fino ad arrivare al giugno del 1968. Il terzo dal 1968 al 1873, anno del Watergate.

Con uno stile telegrafico ma efficace, lo scrittore americano ci riporta indietro nel tempo dicendoci una cosa molto semplice: che Dallas fu un complotto orchestrato da pochissime persone quasi secondarie rispetto ai classici pezzi grossi.

E veniamo all’autore che è riuscito ad inventare il modo di tentare, nella fantasia più sfrenata, di salvare la vita a John Fitzgerald Kennedy. Il riferimento non è puramente casuale: Stephen King. Nel suo romanzo, dal titolo inequivocabile ’22.11.63’, il Re del Brivido fa tornare indietro nel tempo, dal 2011 al 1958, un professore di liceo che ha, dalla sua, una delle missioni più complicate da compiere: salvare Jfk. Il protagonista trova, in un passaggio temporale segreto situato nella tavola calda di un suo vecchio amico, la possibilità di provare a cambiare la storia. La morale che lo stesso autore ne ricava è alquanto semplice e diretta.

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