Non solo una riflessione, ma anche il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del World Trade Center

Sono trascorsi solamente ventidue lunghi anni da quella mattina newyorchese e sembra essere trascorso quasi il doppio del tempo. I giorni, le settimane, i mesi, gli anni e gli stessi eventi successivi a quando accadde vanno veloci e molto probabilmente non ce ne rendiamo neanche più conto. Ventidue anni in tutto e tutto appare ancor più mutato intorno a noi; tutto non è più come prima e nemmeno la nazione che in quel giorno pagò, consapevolmente o oppure no, il conto da saldare con la sua stessa storia.

Erano dai tempi di Pearl Harbor che gli americani non subivano un attacco frontale di quelle dimensioni: 8 dicembre del 1941, 11 settembre 2001. Era quasi un caso che nel maggio di quello stesso anno sul grande schermo usciva la trasposizione cinematografica dell’attacco subito nelle isole Hawaii da parte degli statunitensi.

Per quanto riguarda la tragedia di New York, del Pentagono e dell’aereo abbattuto sui cieli della Pennsylvania bastarono solamente qualche anno più tardi. L’11 settembre del 2001 è stato anche questo. Un evento epocale che, molto probabilmente, rispetto agli altri fatti ha veramente cambiato le sorti della storia e non solo degli Stati Uniti d’America ma anche del mondo intero.

Frasi, ormai, trite e ritrite. Confezionate ad arte per il momento topico o comunque da celebrare in qualche modo. Eppure, quello che ciò accadde nella capitale del mondo non ha, di fatto, precedenti. Non si era mai verificato e in questi ventidue anni non si è ripetuto, fortunatamente. Ma, il ma rimane. Ed è un ma di natura meramente interrogativa, che riflette dell’inquietudine sorta dopo quelle immagini fatte circolare ininterrottamente da quel giorno.

Molti i misteri intorno a quella data, molti i misteri intorno a ciò che avrebbe colpito il Pentagono, perché d’altronde ci hanno fatto vedere e rivedere fino all’infinito le immagini del World Trade Center colpito e poi crollato su sé stesso. Soprattutto, uno dei tanti misteri è legato proprio a quello strano crollo.

Oggi, però, non ci soffermeremo solo ed esclusivamente sul quella maledetta mattina. No, andremo oltre. Oltre alle polemiche di parte, sottolineando quei punti veramente oscuri e lasciarveli come punto interrogativo su cui partire e sui cui fondare un pensiero logico, come riflessione, su quegli attentati. Oltre anche all’immagine che le Torri stesse hanno sempre ostentato in chi le vedeva e in chi le visitava.

Andremo indietro nel tempo, quando il World trade Center era solamente uno dei più importanti progetti edilizi per poi diventare, nel vero senso della parola, lo skyline più famoso, fotografato e ripreso nel mondo; anche e soprattutto attraverso il cinema. Cercheremo in questo particolare speciale, preceduto dall’analisi del disco di Bruce Springsteen ‘The Rising’, un’opera musicale che riflette proprio quelle atmosfere di angoscia e speranza perduta, di raccontarvi questa duplice storia di una parte dell’inizio del sogno americano e della sua improvvisa fine e sua volta rinascita.

Il primo periodo da considerare è quello che si sviluppa tra il 1966 ed il 1972: sei anni che rappresentano il tempo materiale della costruzione delle due torri; a seguire parleremo del 4 aprile del 1973, anno d’inaugurazione.

Se la storia fosse andata in un certo modo, a quest’ora non staremmo a ricordare quanto accaduto ventidue anni fa e avremmo ancora le due Torri svettare su New York come caposaldo dell’espansionismo americano non solo nel proprio territorio ma anche in tutto il mondo.

Diciamo questo perché la storia stessa che vi stiamo per riportare avrebbe potuto essere diversa non solo per i vari misteri che avvolgono il tragico epilogo, ma anche quello che avrebbe potuto essere anche l’inizio. Ufficialmente la storia delle Torri Gemelle risale all’anno 1966, quando venne posta la prima pietra relativo al processo di edificazione durato, nella sua essenza, sei lunghi anni.

Sei anni la cui ufficialità venne in verità scandita da due date: la torre nord venne completata il 23 dicembre del 1970, mentre la torre sud un anno e mezzo più tardi, nell’agosto del 1972 per la precisione venne completata. Mentre la cerimonia d’inaugurazione definitiva avvenne cinquanta anni fa, come detto: 4 aprile del 1973. Una data che rappresentava un qualcosa di nuovo e che sarebbe dovuta durare per molti anni ancora.

Dunque, dicevamo della storia che poteva essere diversa non solo nella fine ma anche nell’inizio: le prime volontà di realizzare il complesso del World Trade Center risalgono addirittura agli inizi degli anni ’40, 1943 per la precisione. Il parlamento dello Stato di New York autorizzò il Governatore dello Stato stesso a sviluppare dei piani regolatori per il progetto.

Accadde, però, che tali piani furono sospesi sei anni più tardi, nel 1949 e per un motivo ben preciso. A partire nel decennio successivo, la crescita della Grande Mela si concentrò solo ed esclusivamente nel centro di Manhattan, mentre l’area conosciuta come Lower Manhattan venne totalmente lasciata al proprio destino.

Per evitare che quell’aerea continuasse su questa falsariga su David Rockfeller il quale suggerì che sarebbe stata responsabilità dell’Autorità portuale della città a sobbarcarsi l’onere della realizzazione del World Trade Center. David, con suo fratello Nelson, ebbe l’idea di realizzare ebbe l’idea di costruire il centro del commercio attraverso la Lower Manhattan Association.

L’anno in cui venne ufficializzata tale volontà? 1960, sei anni prima che venne posta la prima pietra per la costruzione di quello che era, quasi sicuramente, uno dei più ambizioni progetti edilizi della storia del novecento, per non dire anche della storia americana. Il costo di tale operazione ammontava intorno ai 336 milioni di dollari. Questa somma di denaro proveniva non solo dall’autorità portuale di New York ma anche di quello dello Stato del New Jersey.

A decidere quale forma avrebbe dovuto avere il centro mondiale del commercio spettò, nel 1962, all’architetto capo, nipponico, Minoru Yamasaki, insieme alla Emery Roth and Sons come architetti associati. Inizialmente il piano originale prevedeva sì le due torri ma con 80 piani ciascuna; a seguire per venire incontro alle esigenze dell’autorità portuale i piani furono portati a 110 ciascuna. Eppure, il progetto medesimo presentava già alcune problematiche strutturali: più alti erano gli edifici, più ascensori erano necessari per servirli.

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