Il biopic del 1993 si è preso ha romanzato troppo la sua vita

Contrariamente a quanto abbiamo lasciato intendere nella prima parte di questo speciale, è vero che terremo presente il biopic uscito nel 1993, senza però considerarlo come spina dorsale dell’intero speciale dedicato a lui. Bruce Lee, nonostante quanto si potrebbe pensare diversamente, era americano e non cinese. Aveva discendenti cinesi, i suoi genitori erano cinesi ed era nato il 27 novembre del 1940 a San Francisco, nello storico quartiere di Chinatown, ed è per questo che si sentiva un cinese a tutti gli effetti.

A tre mesi dalla sua nascita, il padre portò lui e l’intera famiglia a vivere a Hong Kong, luogo in cui trascorrerà il resto della sua infanzia e adolescenza. Lee Hoi-Chuen, questo il vero nome del padre, era un apprezzamento musicista il quale, la sera prima che nacque il suo più illustre figlio, era in tournée proprio nella città californiana ricevendo, persino, ottime recensioni.

A differenza del film di Rob Cohen, Bruce Lee non fu mai figlio unico. Era l’ultimo di cinque figli, con tanto di madre: genitore di cui nel biopic non si parla nemmeno, lasciando intendere, erroneamente, che fosse stato abbandonato in fasce. Cosa, ripetiamo, non vera. Come risulta romanzato anche un ulteriore particolare e non di poca rilevanza: l’iniziazione alle arti marziali.

Nella sceneggiatura scritta dallo stesso regista insieme a Edward Khmara e John Raffo il padre di Bruce era perseguitato da un demone, il quale rappresentava tutte le paure dell’animo umano. Non essendo riuscito a sconfiggere tale entità dentro di sé, il demone passa a perseguitare Bruce quasi fin da piccolo. Per questo motivo Lee Hoi-Cheun, sempre nel film, portò suo figlio da un maestro di Kung Fu.

Come specificato, questo particolare è vero solo a metà. Bruce Lee fu veramente portato da un maestro di arti marziali, ma non per difendersi da quello che sembrava un essere soprannaturale, che poi nel biopic riesce anche a sconfiggere, ma perché nella realtà non riuscì a tenere testa ad un gruppetto di bulli che, molto probabilmente lo infastidiva. Non osiamo immaginare, una volta apprese le tecniche di combattimento, cosa sia successo a quel gruppetto.

Al di là della nostra ironia, le cronache dell’epoca riportano che Bruce Lee venne istruito nel Kung Fu dal più grande maestro di arti marziali conosciuto con il nome di Ip Man, il quale, negli ultimi anni, ha addirittura ispirato una nota ed omonima saga cinematografica.

La leggenda vuole che lo stesso Bruce Lee, una volta mostrata la sua invidiabile bravura, venisse costantemente sfidato. Ciò significa che si ritrovava sempre in diverse risse non venendo mai e poi mai definito come un vero attaccabrighe.

In una di queste si cacciò in guai seri, ferì il figlio di un poliziotto. Ovviamente Bruce non lo poteva sapere chi fosse quella persona. Per questo motivo venne imbarcato verso gli Stati Uniti d’America. Nel film invece? Questo dettaglio, a quanto pare, venne rispettato. Ma la miccia che innescò la rissa fu per difendere una ragazza da alcuni marinai americani. Eppure, lo stesso film omette qualcosa che nei primi anni della vita di Bruce è conosciuta da pochi.

Secondo il film di Rob Cohen, Bruce Lee ebbe i primi contatti con il mondo del cinema dopo una vittoriosa dimostrazione delle sue teorie sulle arti marziali negli Stati Uniti d’America. In verità, pochi sanno che l’attore nato a San Francisco era già noto al pubblico cinese come bimbo prodigio e non solo per le sue abilità da combattente. No, prima di approdare nella terra delle opportunità, Bruce, era già conosciuto, proprio durante i primi anni di vita, tra infanzia e adolescenza, come attore. Proprio così e ciò significa che la serie televisiva ‘Green Hornet’ non era il suo esordio in assoluto, davanti ad una cinepresa. Semmai lo era negli Stati Uniti, ma di questo parleremo più avanti.

A Hong Kong aveva già completato una parte degli studi intrapresi, legati anche e soprattutto su quello che sarà la sua prima ed unica vera ragione di vita: le arti marziali, appunto. Dopo Ip Man, Bruce Lee approfondì di molto il mondo che gli venne fatto conoscere fin da bambino, prima, e adolescente, poi.

Ogni gesto, ogni colpo, come pugno o calcio, ogni movimento del piede e del corpo in generale venne perfezionato nel corso degli anni fino a raggiungere una particolare perfezione. Il suo modo di combattere lo portava a mostrare naturalmente una tecnica sopraffina di stili diversi di combattimento. Ma anche su questo dobbiamo andare con ordine.

Una volta approdato negli Stati Uniti d’America, Bruce Lee iniziò a fare qualsiasi tipo di lavoro, trovandosi di contro un mondo ostile che non pensava esistesse ancora. Il razzismo lo aveva perseguitato per tutti gli anni che era stato in America. Nonostante tutto, decise comunque d’insegnare a chiunque ciò che aveva appreso incontrando anche la sua futura moglie, Linda Caldwell. Aprendo una scuola di Kung Fu non poteva sapere che qualcuno gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote purtroppo.

Quel qualcuno era rappresentato da alcuni suoi connazionali, infastiditi del semplice fatto che lo stesso Lee insegnava a chi, secondo la tradizione cinese, non avrebbe dovuto insegnare. Non essendo d’accordo, Bruce, non si piegò e gli venne dato una sorta di ultimatum secondo cui smettesse all’istante con la sua scuola privata o avrebbe dovuto affrontare una sfida per continuare. Semmai avesse perso non avrebbe più continuato con la sua attività.

Lo sappiamo, sembra un film ma andò così; almeno in parte. Si, perché l’altra metà di questa parte della sua storia, nel film che stiamo considerando come una sorta di punto di riferimento, è romanzata. Anche troppo, si direbbe. Quando Bruce Lee si presentò all’incontro non solo lo vinse ma non lo fece come voleva. Secondo alcune testimonianze l’avversario evitava i colpi di Lee scappando da una parte all’altra del quadrato di combattimento.

Non ci fu quindi un vero e proprio combattimento; neanche, come si vede nel biopic, la scorrettezza che portò a rompere la schiena a Bruce Lee. Dunque, non ci fu nessun periodo della sua breve vita che finì almeno per qualche periodo sulla sedia a rotelle e non ci fu mai una vera e propria rivincita tra i due…

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