I due Joker a confronto: quello di Jack Nicholson e di Heath Ledger

Dicevamo dell’anarchia o del caos nella parte precedente, precisando che dall’introduzione siamo andati subito oltre; ci siamo spinti verso quella che avrebbe dovuto essere la parte centrale del discorso, per non dire anche quasi finale. In fondo, però, l’essenza della saga, forse, risiede in tutte quelle parole che vengono pronunciate dal Joker. Parole che fungono da una sorta di morale o comunque monologo apparentemente sconnesso con la realtà che ci circonda. Ciò avviene nella scena in cui il Procuratore Distrettuale Harvey Dent è nello di ospedale con metà della faccia sfigurata.

Quelle parole vengono, da un lato, anticipate nel primo film; confermate nel secondo; per poi raggiungere l’apice nella terza ed ultima parte. L’anarchia, dunque, o comunque il caos deve essere inteso come mera metafora di una società allo sbando, di un mondo privo di saldi punti di riferimento, di un mondo colmo di paura e privo di speranza.

È questa, nella sostanza, l’immagine che emerge nei film di Gotham City. Città gotica, nella traduzione. Una città oscura, come lo è in fondo il suo eroe. Un eroe che merita non quella che dovrebbe avere. Perché dall’oscurità emerge sempre qualcosa di oscuro: i mostri, appunto.

E chi sono questi mostri? Persone comuni che hanno subito un trauma nella perdita dei propri genitori, mostri che sono folli e che non sembravano avere un passato chiaro, addirittura troppo oscuro e che forse fa paura, mostri che emergono da persone che sono erette, prima, da sani principi per poi quando il mondo che si costruisce come crolla come un castello di carta perché non è riuscito a ‘controllare il suo piccolo mondo’ dettato dall’opportunismo si trasforma, anch’egli, in un feroce assassino. Ovviamente stiamo parlando dei tre personaggi iconici: Bruce Wayne/Batman, Joker e Harvey Due Facce.

Se, in tutto e per tutto, ‘Il Cavaliere Oscuro’ è, di fatto il titolo di un omonimo fumetto dedicato all’uomo pipistrello, la nostra attenzione si dovrebbe spostare, per dovere anche un po’ di cronaca, sul suo celebre avversario: quel Joker riportato sul grande schermo dopo quasi venti anni esatti da Jack Nicholson da un Heath Ledger monumentale, stratosferico e che ancora adesso stiamo piangendo per il talento che abbiamo perso. Per molti lo stesso Jack Nicholson era inarrivabile, per non dire intoccabile. Ci sarebbe anche da precisare che sia Jack Nicholson e sia Heath Ledger sono stati doppiati da padre e figlio: Giancarlo e Andriano Giannini.

Eppure, lo sfortunato attore che scomparve il giorno 22 gennaio del 2008, pochi mesi prima che uscisse il film, riuscì nell’impresa di crearsi un personaggio totalmente differente rispetto ai canoni visti negli anni precedenti. Il suo è un Joker meno criminale, più anarchico e più terrorista, capace di tenere in scacco tutta la città di Gotham, compresa la malavita. Un personaggio che trarrà ispirazione dal fumetto Killing Joe. Un personaggio che gli varrà la consacrazione postuma con la statuetta d’oro dell’Academy Awards nel 2009.

Chi si ricorda molto bene il film, il confronto tra i due viene vinto proprio dal pagliaccio. È simbolica un’altra scena: quella in cui i due s’incontrano per la prima volta alla centrale di polizia, il momento dell’interrogatorio per intenderci. Batman mostra tutta la sua forza, ma Joker ne esce vittorioso perché la sua mente appare ancor più astuta di quello che si potrebbe immaginare e non solo in quel momento. Un Joker, dunque, ancor più scaltro. Un Joker ancor più genio del crimine e forse ancor più imprevedibile delle versioni precedenti contro un Batman, apparentemente senza personalità e senza potere, a cui gli viene rubata la scena rispetto al primo film.

L’attore australiano, lontano parente del leggendario attore protagonista della saga de La Pantera Rosa Peter Sellers, era, per il visionario regista Christopher Nolan, la primissima scelta. Non c’erano in lizza altri candidati per quel ruolo. Una mossa ed una scelta azzeccata che non evitò, comunque, qualche polemica mossa da parte di chi, quel ruolo, lo portò al cinema venti anni prima: Jack Nicholson, per l’appunto.

Lo stesso attore, ormai ultraottantenne, si scagliò sul fatto che la performance di Ledger non avesse anima e che non era stato contattato per eventuali consigli che indirizzassero il giovane attore per interpretare al meglio il nemico numero 1 di Batman. È pur vero che, una volta annunciato lo stesso Ledger nel cast del seguito di Batman Begins, molti storsero il naso: affermando che Jack Nicholson era difficile da superare. Alla fine, si dovettero ricredere. La tragica scomparsa non ha fatto altro che l’aura di fascino, di leggenda e di mito sulla sua interpretazione.

Dicevamo anche dei diversi generi cinematografici de ‘Il cavaliere oscuro’ in cui sono confluiti. Se la sceneggiatura di Batman Begins trovò un eccellente autore David Goyer, il copione del secondo capitolo della trilogia trovò sviluppo e luce grazie non solo allo stesso Christopher Nolan, ma anche a suo fratello Jonathan. Partendo dal presupposto che alla base il film appartenga ai cinecomic, l’elenco però viene alimentato soprattutto grazie dalle altre sfaccettature che la storia stessa mostra a chi guarda il film.

Su tutti, oltre alla già citata connessione con i fumetti, il genere thriller la fa da padrona. Si peni al Joker, si pensa alle musiche realizzate per esso e il tema musicale che bene si adatta all’accompagnamento di alcuni momenti, quello di Hans Zimmer, il quale aumenta i giri dell’adrenalina nello spettatore. Ci sarebbe l’action, perché in fondo quando Batman e Joker si scontrano in un modo o nell’altro è inevitabile non sconfinare in questo genere cinematografico.

Il drammatico, per la morte di uno dei personaggi principali. Giusto anche il Fantastico. Forse, però, c’è poca attinenza con l’avventura: a meno che non la s’intenda come un’avventura oscura dove tutto è male, anche nel combatterlo per evitare che vinca ma che purtroppo riemergerà nella terza ed ultima parte.

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