Come nacque la Marvel Cinematic Universe

Siamo ad un anno prima che ‘Iron Man’ approdasse nei cinema. Eppure, prima di questo, ci sarebbero altri particolari da non dimenticare come introduzione stessa alla Marvel Cinematic Universe.

Lo stesso Feige aveva in mente questo progetto nonostante la stessa Marvel, quella della divisione cinema per intenderci, non possedeva i diritti dello stesso Spiderman, in mano alla Columbia Pictures e degli X-Man, di proprietà della Paramount Pictures. Ma quelli dello stesso Iron Man, Capitan America, Thor, Hulk ed Ant – Man lo convinse a partire con quella che sarebbe diventata la fase uno della cosiddetta saga dell’infinito.

Sempre nel 2007, nello stesso anno in cui Feige divenne Presidente della Marvel Studios, per evitare che la stessa veniesse smembrata e quindi per assicurarne la sua integrità venne nominato un comitato da parte dello stesso Kevin in cui l’organigramma era composto in questa maniera: Louis D’Esposito, come Co-Presidente; Dan Buckley, direttore operativo della Marvel Comics; Joe Quesada, direttore creativo della Marvel; Alan Fine presidente della Marvel Entertainment e lòo scrittore Brian Micheal Bendis.

Allo stesso tempo Kevin Feige coniò il termine che inizialmente doveva essere Marvel Cinema Universe, per poi trasformarsi così come lo conosciamo adesso e, frattanto, si iniziò ad allestire il primo set ufficiale del primo film dedicato al personaggio che sarebbe dovuto approdare sul grande schermo: Iron Man, appunto.

Per dare la vera impressione che tutti i progetti, cinematografici e non solo, fossero effettivamente connessi tra loro, Feige, escogitò un piano per capire che quello che stava per essere realizzato era vero e niente era stato lasciato al caso. Alla fine di ogni film, dopo i classici titoli di coda, il pubblico in sala avrebbe usufruito della visione delle cosiddette scene post-credits, la quale anticipava o comunque lasciava intendere quale altro personaggio sarebbe apparso prossimamente al cinema.

Una strategia usata proprio nei fumetti quando si annunciava l’avventura che sarebbe stata pubblicata la settimana successiva. Una prassi che ha fatto scuola, una prassi che è stata ripresa, ultimamente, anche dal rinnovato franchise dei ‘Ghostbusters’. Insomma, quello di Kevin Feige è stato un modo talmente innovativo che anche la Dc Comics, ad un certo punto, è corsa ai ripari chiamando James Gunn per fare esattamente la stessa cosa: una serie di film sui personaggi appartenenti alla casa editrice.

‘Iron Man’, nella sostanza, non fu solo il film che inaugurò questa lunga serie non solo di trasposizioni cinematografiche, ma anche di serie tv e tanto altro ancora. I singoli progetti vennero suddivisi e contemplati in diverse fasi. Il primo capitolo con ‘Tony Starks’ vide l’inaugurazione della prima fase relativa alla saga dell’infinito e che culminerà tra il 2018 ed il 2019 con i due capitoli finali sugli Avengers, Infinity war ed Endgame.

‘Iron Man’ fu solamente il primo di quella prima fase che, nella sua essenza, prevedeva l’esordio anche di altri tre supereroi più un reboot. Elenchiamoli con ordine: Hulk, il seguito dello stesso Iron Man, Thor, Capitan America con il sottotitolo ‘Il primo Avengers’ e infine il primo vero crossover uscito nel 2012: The Avengers. Il vero motivo per cui la saga dell’infinito si apre con l’eccentrico miliardario è molto semplice: sarà proprio lui a reclutare tutti gli altri eroi, dopo esser stato contattato da Nick Fury, anche se, di fatto, non è il primo vero avenger, ovvero vendicatore.

Attualmente la Mcu è arrivata alla seconda fase della saga del multiverso e non si sa se effettivamente ce ne sarà un’altra nonostante, da quello che emerge, le idee, relative a qualche trasposizione non proprio di alto livello, sia in ambito cinematografico che televisivo, non sembra aver convinto del tutto. Ma di questo non dobbiamo occuparci proprio adesso. Ne avremo del tempo per farlo. Dunque, ritorniamo alle origini a quel primo film che ha dato vita alla super saga interamente dedicata agli eroi dei fumetti.

Apparso nel marzo del 1963 si potrebbe dire che Iron Man, senza alcuna ombra di dubbio, ha compiuto i suoi sessanta anni quasi un paio di mesi fa. Il suo creatore, Stan Lee, per l’appunto, ebbe l’intenzione di creare un eroe diverso rispetto agli altri. Un personaggio che andasse un po’ contro lo spirito dell’epoca e dell’immagine che, ormai, il pubblico aveva degli stessi supereroi; non solo quelli appartenenti alla Marvel, ma in generale.

Il genio di Stan Lee lo portò a ideare un supereroe imprenditore, il quale doveva incarnare la quintessenza del capitalista e che, quindi, andasse contro a quello spirito che si era formato in quegli anni, formatosi da quando era apparso il primo supereroe in generale. Anche se, ovviamente, lo stesso Lee voleva proporlo ai lettori della Marvel e quindi, molto probabilmente, creare, forse, anche una sorta di antieroe per alcuni suoi atteggiamenti.

Di fatto, Tony Stark, rispetto agli che siamo stati abituati a vedere, è più un uomo sicuro di sé rispetto ad un Clark Kent, anche se l’essere impacciato è solo una mera finta e per ovvi motivi, o ad un Peter Parker perché è in età adolescenziale o ad un Bruce Wayne che alle volte deve nascondere la propria vita per i motivi che conosciamo.

Tony Stark è, in tutto e per tutto, un playboy con delle sofferenze interiori. A questo punto ci sarebbe da dire che le prima nascondono le seconde e, sempre rispetto agli altri eroi, non vuole in nessun caso nascondersi dietro all’ulteriore maschera che realizza per salvare il mondo.

Tutte queste particolari dovevano comunque uscire fuori anche nella primissima trasposizione cinematografica del personaggio. Per farle emergere nel modo giusto serviva un attore capace non tanto di recitarle. Di più, semplicemente di incarnarle in sé stesso. All’inizio con la sceneggiatura molto probabilmente già pronta, il casting ruotò intorno ad attori, comunque, di prim’ordine; a nomi come Nicolas Cage, Tom Cruise e addirittura Leonardo Di Caprio.

In base ad una prima impressione gli ultimi due, per un motivo e per un altro, avrebbero potuto impersonare l’eccentrico miliardario. Ma c’era un fatto, una caratteristica insita anche nei fumetti. Tony Stark, per alcuni versi, sembra addirittura introverso per poi nascondere questa sua caratteristica attraverso il suo pavoneggiarsi quasi in modo spensierato.  

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