55 anni fa veniva ucciso il premio Nobel per la pace Martin Luther King

Un solo sparo e il resto è storia, tragica e misteriosa di quelle ore e di quei giorni per la comunità afroamericana. Non solo quella di Memphis ma anche per quella di Atlanta; specialmente nella parrocchia della chiesa protestante di Ebenezer. Non solo, anche di tutto il mondo che aveva iniziato a seguire il suo modo di lottare e ad inseguire, insieme, a lui quel sogno che ancora oggi vogliamo che si realizzi nella sua totale completezza.

Il 4 aprile del 1968 a Memphis, nello Stato del Tennessee, venne ucciso l’Apostolo della ‘Non – Violenza’, colui che fece sentire la voce di una comunità e, contemporaneamente, rappresentando chiunque credesse nel dialogo fra gli uomini senza bisogno di urlare o comunque di alzare la voce; colui il quale venne insignito, quattro anni prima, per il Premio Nobel per la pace, stiamo parlando del Pastore Protestante Martin Luther King.

Diverse volte, a FreeTopix Magazine, lo abbiamo ricordato. Specialmente nel giorno del suo compleanno e nell’anniversario del leggendario discorso datato 28 agosto 1963 e, di cui proprio quest’anno, si celebreranno i sessant’anni da quella storica giornata. Oggi, però, al di là dello speciale di routine, ricordare la sua figura, non solo nella rubrica ‘Usa’ ma anche attraverso ‘Parole Schiette – Le inchieste’, appare ancor più di fondamentale importanza per tutti coloro che vogliono, come giusto che sia, abbattere ogni forma di pregiudizio. Soprattutto, proprio per la nostra serie di articoli interamente dedicata ai pregiudizi.

Il Reverendo Martin Luther King nacque il 15 gennaio del 1929 nella città di Atlanta, nello Stato della Georgia. Venne al mondo in un’America che si apprestava, di lì a pochi mesi, ad entrare nel vortice della Grande Depressione economica con il crollo della borsa di Wall Street. Lui, come la sua gente, però, si era ritrovato in un altro vortice ben più meschino, ben più vigliacco: quello del razzismo. La sua gente era stata tagliata fuori dal resto della società a causa del colore della pelle.

Su questo bisognerebbe fermarsi un momento e ragionare. Per anni si è sempre sentito dire, specialmente nell’ultimo periodo, che gli Stati Uniti d’America sono razzisti a priori, che hanno schiavizzato i popoli africani e via discorrendo. Chi conosce molto bene la storia e soprattutto analizza, sia nel bene e soprattutto anche nel male la prima potenza mondiale, noterà, sicuramente, che il continente africano è stato saccheggiato, per così dire, da sempre. Ancor prima che l’America apparisse sulla scena internazionale e storica.

Ciò significa che furono i popoli provenienti dal continente europeo a sradicare quelle persone dalla loro terra d’origine determinando, di conseguenza, la schiavitù negli Stati Uniti d’America. Tale pratica venne abolita con l’entrata in vigore del tredicesimo emendamento, prima, e rafforzandola con il quattordicesimo emendamento, poi.

Il testo del Tredicesimo Emendamento, entrato in vigore il 18 dicembre del 1865, recita così: La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l’imputato sia dichiarato colpevole con la dovuta procedura. Tali parole rappresentarono un vero e proprio spartiacque per la nascente nazione a stelle e strisce.

Per completezza vi riportiamo anche il testo del quattordicesimo emendamento: Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono. Nessuno Stato produrrà o applicherà una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né potrà alcuno Stato privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un processo nelle dovute forme di legge; né negare a qualsiasi persona sotto la sua giurisdizione l’eguale protezione delle leggi.

Quest’ultimo emendamento entrò in vigore tre anni più tardi, sempre in favore di quella comunità considerata, fino al 18 dicembre del 1865 appunto, assoggettata alla schiavitù. Se con il primo emendamento si fosse teso a sancire la libertà personale o comunque individuale per quelle persone, con l’emendamento numero quattordici si sarebbe sotteso all’applicazione del giusto processo in favore per gli ex – schiavi.

Alcuni, forse, tenderanno ad indicare i fautori di questa svolta storica direttamente i membri del Partito Democratico, quello che attualmente oggi si batte per i diritti civili. Invece, Abraham Lincoln, Presidente degli Stati Uniti e appunto colui che abolì per sempre la schiavitù, era tra le fila dei Repubblicani. Purtroppo, però, questo gesto non servì a mutare alcune coscienze fino ad arrivare ad un’odiosa situazione in cui i neri continuavano a subire e ancora quasi cento lunghi anni. Almeno in una parte della nascente nazione americana.

Quella folle situazione era conosciuta come ‘segregazione razziale’, legalizzata dalle leggi ‘Jim Crow’. Tutti i neri non avevano gli stessi diritti dei bianchi e Martin Luther King, figlio di un pastore protestante che, seguendo le orme paterne, iniziò a smuovere le acque, di smuovere le coscienze. Alla fine, ci riuscì, solo che aveva ovviamente bisogno della giusta occasione.

Occasione che arrivò puntale il 1° dicembre del 1955. Grazie a quel civile, ripetiamo civile, rifiuto di quella piccola e dolce sarta, di nome Rosa Parks, la quale non volle sedersi agli ultimi posti in fondo al pullman di linea che l’avrebbe riportata a casa, perché quelli in avanti erano tutti riservati ai bianchi, dopo un’intensa giornata lavorativa. Quella miccia diede il via ad un qualcosa che ancora oggi è definito eroico e permetterci il termine, anche, ‘leggendario’.

Le leggi ‘Jim Crow’ sancivano la dottrina del ‘separati ma uguali’. Ciò significava che qualsiasi luogo e qualsiasi servizio era separato tra bianchi e neri. Era chiaro, che ad avere la meglio erano i bianchi con vari servizi, luoghi e trasporti: come scuole, biblioteche, cinema, ristoranti. Ciò valeva anche per gli autobus. L’arresto di Rosa Parks rappresentò, dunque, la goccia che fece traboccare il vaso, senza dimenticare che sempre nello stesso anno accadde anche un altro fatto increscioso: l’efferato omicidio del giovane afroamericano Emmet Till, il 28 agosto del 1955. Otto anni prima dallo storico discorso.

La rivolta dei neri, come detto, fu epocale, soprattutto per aver convinto buona parte dell’opinione pubblica attraverso una protesta civile, senza violenza e con la sola forza del dialogo. Un dialogo in cui e in nessuno modo venivano alimentate ulteriori fiamme del pregiudizio.

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