Dopo il primo successo discografico Lucio Dalla non si fermò più
Due settimane fa eravamo rimasti al suo primo album. Meglio, al suo primo successo discografico. Eravamo rimasti a quelle undici canzoni di ‘Storie di Casa mia’ di genere pop rock ed europop che avevano dato un’improvvisa accelerata alla sua carriera e Lucio Dalla, finalmente, incominciò ad essere conosciuto per il suo stile particolare e non sempre convenzionale di musicista, di poeta e di cantautore. Da quel 1970 il cantante bolognese non si sarebbe mai e poi mai fermato. Si dice che, da quell’anno in poi, e fino agli ultimi giorni della sua esistenza non abbia mai sbagliato un colpo, per non dire un disco.
Certo, tra il 1971 ed il 1973 sono ben due anni e comunque una sorta di anno sabbatico dal pubblicare un nuovo disco ci poteva stare tranquillamente. Ma ciò non voleva assolutamente dire che Dalla sarebbe stato fermo senza fare nulla o comunque non continuare ad apparire in pubblico, perché nel 1972 piazza un altro evergreen al Festival di Sanremo.
Dopo ‘4 marzo 1943’, arrivò sul palco un successo firmato dagli stessi autori della canzone menzionata in precedenza: Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti, per quanto riguarda il testo; mentre la musica venne composta dallo stesso Lucio insieme a Ron. Il titolo del brano: ‘Piazza Grande’. Una canzone dedicata, a quanto ci riportano le cronache dell’epoca ad un senzatetto realmente esistito.
Inizialmente, però, la canzone stava per essere affidata a Gianni Morandi, su volere della casa discografica dello stesso Dalla. Lucio, fortunatamente per noi e senza nulla togliere al ‘Gianni Nazionale’, s’impuntò riuscendo nell’intento di portarla a Sanremo di quello stesso anno. Ma su ‘Piazza Grande’, in verità, ci sarebbe un mito da sfatare. Un mito alimentato nel corso del tempo e in modo errato.
Molti sono portati a credere che la piazza alla quale Lucio Dalla fa riferimento è quella che era quasi vicino casa sua, Piazza Maggiore. Non è così: gli autori parlavano di una piazza ben più piccola, sempre della città di Bologna, intitolata a Camillo Conte Benso di Cavour.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ‘Piazza grande’ non è stata inserita fin da subito nella nuova di raccolta d’inediti in lavorazione. Ma solamente quattro anni più tardi. Dopo il Festival di Sanremo del 1972, Lucio Dalla continua ancora a scrivere e comporre canzoni per quello che sarà il suo quarto album e secondo successo di vendite.
Durante quel periodo incontra il poeta Roversi e che rappresenterà una vera folgorazione per lui. Scoperti i tanti punti in comune fra i due, al cantante bolognese si apriranno orizzonti musicali che si materializzeranno in una particolare trilogia di dischi che vanno dal 1973 fino al 1976 e solo l’anno successivo raggiungerà, in via definitiva, la maturità artistica.
Ma andiamo con ordine: nel 1973, come già accennato, venne pubblicato il disco dal titolo ‘Il giorno aveva cinque teste’. Una raccolta d’inediti composta da dieci brani che non vedono più la firma dei due autori storici, Sergio Bardotti e Gianfranco Baldazzi, ma solo Roberto Roversi.
Anche in questo caso la sperimentazione è di casa per Lucio Dalla: nuove sonorità e nuovo modo di comunicare si fonderanno in quello che sarà un album in cui l’elemento del ‘progressive’ tra Pop e Rock la farà da assoluto padrone.
Diverso, invece, è il discorso relativo ad ‘Anidride solforosa’, in cui i generi ben più commerciali vengono abbandonati per una ben più presente musica d’autore come genere non tanto predominante, quanto assoluta e infine si arriva al terzo ed ultimo album con il poeta Roberto Roversi. Si ritorna al rock progressivo con solamente sei canzoni contenuti nell’unico titolo dell’intero lavoro: Automobili. La collaborazione con Roversi termina qui, una collaborazione di cui si parla, venendo analizzata ancora oggi e in vari modi.
Come detto dopo questa trilogia di dischi Lucio Dalla, fra il 1977 ed il 1980, pubblicherà altri 33 giri. Tre l’esattezza, il primo rappresenterà il raggiungimento della sua definitiva maturità artistica, gli altri due rappresentano la conferma di quello che ormai era finalmente diventato per il pubblico e critica italiana. Ma di questo ne parleremo nei prossimi due ultimi appuntamenti.