Terza Parte della serie di appuntamenti interamente dedicati a Lucio Dalla

Generalmente quando un personaggio famoso, che sia un attore o un cantante, scompare per un po’ di tempo tutti pensano, quasi in automatico, che si sia fermato, che magari si è preso una pausa. Di certo questo discorso vale molto di più per quelli che ormai sono affermati; non proprio per coloro che dopo l’uscita di un film o la pubblicazione di un disco possono permettersi di non fare più nulla, soprattutto se c’è ancora tanto da fare dopo che la prima raccolta di canzoni inedite è risultata essere un fiasco colossale.

Questo è ciò che accadde a Lucio Dalla dopo quel 1966. In quei quattro anni non rimase fermo, al contrario. Continuò la sua cavalcata verso la fama, verso la conquista del pubblico italiano. Infatti, l’anno successivo all’uscita di ‘1999’, Dalla si presentò a Sanremo con i Rockets per eseguire il brano conosciuto con il titolo ‘Bisogna saper perdere’. Ma quell’edizione, purtroppo, venne funestata dalla tragica morte di Luigi Tenco, il quale era anche un suo amico.

Anni più tardi, lo stesso cantautore bolognese ammise di non aver dormito per un mese intero in merito a quella disgrazia. Fortunatamente si riprese, seppur indirettamente, a lavorare alla pubblicazione del suo secondo album di brani inediti. Prima che ciò avvenne, Lucio Dalla incise canzoni, su 45 giri, non proprio ambiziose che, stranamente, ottennero il plauso della critica.

Si trattava di canzoni dal titolo ‘Lucio dove vai’ e ‘Il cielo’. Con quest’ultima fece la sua partecipazione al Festival delle rose. Una kermesse musicale che si organizzava nella città di Roma presso l’Hotel Hilton. In merito a ciò, proprio intorno alla figura dello stesso Dalla, gira una leggenda metropolitana non proprio positiva, semmai fosse vera. Alcuni hanno riportato la storia che i portieri dell’albergo non lo fecero entrare a causa del suo aspetto poco presentabile. Vero?

Nel 1968, invece, si potrebbe dire che si diede al cinema o quantomeno in via indiretta: prese parte, sempre come cantante, ad uno dei tanti film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, dal titolo ‘Franco, Ciccio e le vedove allegre’. In quel lungometraggio intonò anche in quell’occasione ‘Il cielo’ e a seguire ‘E dire che ti amo’. Nell’anno successivo, invece, pare che nel suo percorso professionale si stesse quasi materializzando una svolta, ma era ancora troppo presto per dirlo.

La Rai lo scelse dopo che lo stesso Lucio Dalla riuscì a pubblicare una canzone di discreto successo: Il fumetto. Per i vertici dell’azienda di Viale Mazzini quel brano calzava a pennello per la sigla di testa per una trasmissione dedicata ai bambini ‘Gli eroi di cartone’. Nel 1970 giunse il suo secondo album e fra quelle dodici canzoni era compresa anche la sigla della trasmissione.

Intitolato ‘Terra di Gaibola’, in onore di una frazione collinare della città di Bologna, la realizzazione del disco vide la partecipazione di due musicisti d’eccezione: Maurizio e Guido De Angelis, i futuri Oliver Onions, quelli delle colonne sonore dei film di Bud Spencer per intenderci. Il duo si occupò dell’arrangiamento di dieci delle dodici canzoni. Le altre due, ‘Orfeo Bianco’ e ‘Sylvie’, videro l’intervento di Ruggero Cini.

Anche questa intera tracklist non sortì l’effetto sperato. Canzoni come: Il fiume della città; Orfero Bianco; Dolce Susanna; Abcdfg; Stars Fell on Alabama; Fumetto; Sylvie; Africa; Non sono matto; Occhi di ragazza e Il mio fiore nero non permisero, per la seconda volta consecutiva, di fargli fare il salto di qualità. ‘Terra di Gaibola’ raccolse, per modo di dire, lo stesso risultato di vendite dell’album d’esordio, 1999, ovvero pari a zero. Diventando una rarità nel corso degli anni e venendo ripubblicato nel decennio 1980 e in formato compact disc nel decennio successivo.

Sembra, dunque, che gli anni ’70 non iniziarono con il piede giusto per Lucio Dalla, ma di lì a poco la fortuna finalmente prese a girare nel modo giusto. Con il 1971, infatti, torniamo al punto di partenza. Torniamo con la canzone attraverso la quale abbiamo inaugurato la rubrica e questa prima serie di appuntamenti tutti interamente dedicati all’indimenticato cantautore emiliano.

Con il terzo disco della sua carriera, dal titolo ‘Storie di Casa Mia’, il cantautore fa centro, soprattutto con la sua performance sanremese con il brano biografico ‘4 marzo 1943’ proprio al Festival di Sanremo di quello stesso anno.

Le undici canzoni, questa volta, convincono sia la critica che il pubblico e il disco otterrà un ottimo riscontro di vendite. Itaca, Un uomo come me, Il bambino di fumo, Il colonnello, il gigante e la bambina, La casa in riva al mare, Per due innamorati, 4 marzo 1943, strade su strade, L’ultima vanità e Lucio dove vai. Con questi undici brani si può finalmente dire che la carriera di Lucio Dalla ebbe inizio, perché da quel momento in poi il suo percorso musicale non conobbe mai una pausa. Ma di questo ne continueremo a parlarvi mercoledì prossimo.

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