Nasce ‘Retrospettiva in Musica’, una nuova rubrica musicale a puntate: oggi puntata speciale, poi sempre il mercoledì

Tempo fa avevamo inaugurato due rubriche: la prima dal titolo ‘Album Leggendari’, la seconda ‘Storie delle canzoni’. In fondo, con questi due appuntamenti c’era un unico scopo: quello di raccontare, seppur in via indiretta, la storia della musica attraverso aneddoti, ricordi ed episodi su come sono stati ispirati i singoli brani e i dischi che hanno fatto la storia e non solo.

Andremo fino alle radici di ogni singola opera musicale e ciò che ha significato nel corso degli anni per il pubblico, per non dire nella cosiddetta cultura di massa. Senza dimenticare quei dischi e quelle canzoni che hanno rappresentato uno spartiacque, che hanno rappresentato un prima e un dopo.

Con queste premesse si inaugura un nuovissimo appuntamento che vi terrà incollati ogni settimana per una serie di articoli per ogni canzone, per ogni intero disco e cantante che viene ricordato o analizzato. Volevamo intitolarlo, in un primo momento ‘Storia della musica’. Troppo semplice, avete ragione. Per questo abbiamo scelto il ben più affascinante e accattivante: Retrospettiva in Musica, attraverso il quale vengono unite le due rubriche menzionate precedentemente.

Una rubrica in cui sarà ampiamente aperta a tutto la storia della musica a 360 gradi e a tutti i grandi personaggi che hanno contribuito ad alimentarla. Da oggi, e in via del tutto eccezionale di sabato per proseguire il mercoledì, iniziamo con una data che non ammette ulteriore precisazione. Una giornata in particolare conosciuta come: 4 marzo del 1943

Una data che è molto di più di un titolo di una celebre canzone proposta ad una delle primissime edizioni del Festival di Sanremo. È un brano che autocelebra un cantante che di lì a qualche anno farà la storia della musica italiana. In quel titolo c’era tutto lui, c’era tutta la sua essenza nel volersi un po’ raccontare, presentare al pubblico italiano e perché no anche stupire. Si, in fondo era così Lucio Dalla, nato giusto 80 anni fa nella città di Bologna e dove ha sempre vissuto fino a qualche giorno prima di morire il 1° marzo di undici anni fa. Ed oggi ‘Retrospettiva in Musica’ si apre con lui, con la sua storia e soprattutto con questo brano che dire che ha fatto epoca è davvero poco.

Dicevamo di Lucio Dalla e della sua voglia di non rimanere statico, di non crogiolarsi sugli allori e di proporsi sempre in modo nuovo e originale. Un esempio per rendere l’idea? Nel 1986 conquistò tutto e tutti con il brano dedicato al celebre tenore Caruso, quattro anni più tardi vinse la sfida, quasi personale, con ‘Attenti al lupo’.

Un talento puro che si è addentrato nei meandri di ogni stile musicale. Non è caso viene indicato anche come polistrumentista, proprio ad indicare la sua versatilità con le sette note. Ha suonato il pianoforte, il sassofono e il clarinetto. A questi ultimi due strumenti si è avvicinato quando era solamente un ragazzo.

Per alcuni il suo percorso professionale si potrebbe racchiudere in quattro periodi: il jazz e le partecipazioni sanremesi, la collaborazione con Roversi, la maturità artistica e la fase pop con gli ultimi anni prima dell’improvvisa scomparsa avvenuta nel 2012. Quattro fasi che in questa serie di appuntamenti dedicati a lui saranno ricordate attraverso aneddoti della sua esistenza e delle canzoni, le tante canzoni con le quali ha accompagnato la vita di tutti quanti noi.

Ma adesso torniamo a quel 4 marzo del 1943 in musica, in cui Lucio Dalla canta la sua nascita. Un brano dichiaratamente biografico e che, per quanto si possa immaginare, il testo non fu scritto solo dal cantautore bolognese ma in coppia con paroliera italiana Paola Pallottino. La canzone presenta una tipica struttura sonora di quella fruita da quelli che un tempo venivano riconosciuti come cantastorie. Una composizione costituita, nella sua totalità, da quattro strofe e con l’apertura affidata al soave suono del violino e che rientra anche nel particolare genere musica popolare.

In principio il brano si sarebbe dovuto intitolare ‘Gesù bambino’. Giudicato, però, irrispettoso dalla commissione del Festival di Sanremo, fu un’idea del maestro Ruggero Cini di sostituirlo con la data di nascita del cantautore. Eppure, molti non sanno perché venne scelto questo riferimento che a molti suonava come blasfemia: per la stessa autrice e soprattutto anche autore, ‘Gesù Bambino’ fungeva da risarcimento, seppur metaforico, per il cantante bolognese orfano di padre all’età di sette anni.

Un tempo le canzoni proposte al Festival non avevano il vincolo di esclusiva della stessa kermesse, nel senso che potevano essere ascoltate prima manifestazione canora. Anzi, se lo stesso brano era interessante erano gli stessi discografici che lo portavano a Sanremo. Infatti, Lucio Dalla la cantò, prima del 1971 a Paola, in Calabria, e poi nel dicembre del 1970 nella sua Bologna.

In quella ventunesima edizione, che vide la conduzione degli attori Carlo Giuffré ed Elsa Martinelli, Lucio Dalla si posizionò terzo in classifica, venendo considerato come la rivelazione di quell’anno. Venne superato da, rispettivamente per quanto riguarda il posizionamento, dai Ricchi & Poveri con ‘Che sarà’, per la seconda posizione, e da Nada con Nicola di Bari con ‘Il cuore è uno zingaro’, i quali si aggiudicarono la kermesse musicale quell’anno.

In quella notte del 27 febbraio del 1971, più che una rivelazione musicale nacque una nuova stella nel mondo della musica e la sua storia, tra le nostra righe è appena iniziata e proseguirà mercoledì prossimo sempre per ‘Retrospettive in musica’ per il secondo appuntamento con Lucio Dalla.

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