L’attore genovese era nato il 30 dicembre del 1932

In fondo è vero: meriterebbe uno speciale tutto per lui. Di quelli che si dedicano ai pezzi da 90 e come abbiamo fatto in questi primi due anni del giornale. Eppure, si dovrà accontentare, si fa per dire, di un unico articolo in cui, impresa un po’ ardua, verrà condensata e soprattutto ricordata la sua lunga vita.

Proprio oggi, 30 dicembre, avrebbe compiuto 90 anni e ci verrebbe da chiedere chissà come li avrebbe festeggiati. Domanda classica, per una risposta che purtroppo non possiamo ricevere. Nell’immaginario collettivo, ce lo ricordiamo indissolubilmente legato, a quel suo personaggio creato prima su carta e poi portato al cinema. Più che un personaggio comico, una maschera. Stiamo parlando del Ragionier Ugo Fantozzi, stiamo parlando di Paolo Villaggio.

Un genovese doc il quale dalla metà degli anni ’70 ha fatto ridere tutta l’Italia con una parodia della nostra società, grazie ad uno dei personaggi più surreali che siano mai stati creati nel panorama comico nostrano: il ragioniere Ugo Fantozzi come detto in precedenza. Ma definire Paolo Villaggio solamente attore, nel suo caso, appare abbastanza riduttivo.

È stato anche scrittore e sceneggiatore. Infatti, la saga letteraria del Ragioniere più sfortunato del cinema italiano è tutta opera sua. Di Genova, dicevamo. Suo padre, Ettore, era ingegnere, mentre sua madre, Maria Faraci, insegnante di tedesco. Suo fratello dizigote invece, Piero Villaggio, sarà futuro docente alla facoltà d’ingegneria di Pisa. Dopo i primi anni di scuola s’iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, che lascerà dopo poco tempo per dedicarsi ad altro.

E’ proprio durante quegli anni che diventa un tifoso sfegatato, si potrebbe dire, della Sampdoria. Sempre nello stesso periodo stringe amicizia con un certo, si fa per dire, Fabrizio De Andrè e, nello stesso tempo, svolge diversi tipi di lavori. Cameriere, speaker radiofonico per la Bbc di Londra; e ancora: cabarettista e intrattenitore nelle navi insieme proprio al futuro genio della musica italiana.

Negli anni Sessanta continua a cercare lavoro e quando ci riesce lo trova come impiegato. Proprio da quest’ultima occupazione rappresenterà, per lui, la svolta: quell’esperienza che gli farà maturare l’idea di creare il personaggio diventato, poi nel tempo, una maschera per antonomasia.

Quel ragioniere con il quale un po’ tutti ci riconosciamo nei vari momenti di sfortuna o quando ci capitano facciamo proprio riferimento a lui. La saga, quella di Fantozzi, sarà composta di ben nove libri, compreso un audio libro, e ben dieci trasposizioni cinematografiche proprio da quei romanzi scritti.

Un personaggio anticipato non solo ed esclusivamente attraverso i racconti letterari, ma anche attraverso altre figure, altre ‘maschere’ da lui stesso ideate che, quasi esclusivamente, erano la copia dell’originale: si pensi a Giandomenico Fracchia; soprattutto grazie anche ai due film: ‘Fracchia la belva umana’, con accanto Lino Banfi, e Fracchia contro Dracula, in coppia con Gigi Reder, conosciuto anche come Ragionier Filini, mitico collega di Ugo Fantozzi, presente in nove dei dieci film realizzati.

Entrambe le maschere rappresentano, seppur nel modo più ironico e spensierato possibile, le nevrosi dell’italiano medio con una sottile eterogeneità che non emerge nell’immediato. Con il primo, ossia con Fantozzi, le nevrosi sono quelle relative alle situazioni esasperate fino all’eccesso, diventate con il tempo, dei veri e propri tormentoni. Mentre con il secondo, Fracchia per intenderci, riguardano le nevrosi più intime, ovvero interiori.

Con il personaggio di Fantozzi la sua carriera decollò diventando una delle personalità del mondo dello spettacolo e del cinema più richiesti e non solo per riproporre il suo personaggio nelle altre pellicole comiche, ma anche in vari programmi televisivi dell’epoca.

Eppure, il suo percorso professionale non è solamente legato alla sua attività di comico. Negli ultimi anni di vita è stato ricercato anche da altri registi che ne hanno riconosciuto il suo valore come interprete, nel cercare di staccarsi dal personaggio da lui ideato. Molto probabilmente chi si accorse di questo fu Federico Fellini il quale, mettendolo in coppia con Roberto Benigni, lo fece lavorare ne ‘La voce della luna’.

Tra i titoli che bisogna ricordare ci sono ‘I Pompieri’, ‘Pappa e Ciccia’, ‘Cari Fottutissimi amici’, ‘Io, speriamo che me la cavo’, ‘Scuola di ladri’, ‘Grandi Magazzini’, ‘Rimini, Rimini’, ‘Roba da ricchi’, ‘Com’è dura l’avventura’ e tanti altri titoli.

Nel 2002 scrive e pubblica la sua autobiografia dal titolo abbastanza irriverente, non nascondendo anche il suo carattere particolare e difficile: Vita e morte di un pezzo di merda. Proprio in questo suo libro afferma un particolare che, fortunatamente per lui, non si materializza: un’astrologa, non si sa per quale motivo, gli aveva rivelato che sarebbe morto il 14 dicembre di quello stesso anno.

Invece, Paolo Villaggio morirà alle 6 del mattino del 3 luglio del 2017 a cause delle complicazioni del diabete da cui era affetto. La notizia si sparse anche abbastanza rapidamente; soprattutto in Russia, dove era ritenuto, addirittura, un vero mito.

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