Ancora una volta è l’eterna sfida Biden Vs Trump a tenere banco nei 50 stati

Il giorno tanto atteso è giunto. L’America è pronta ad andare a votare come due anni fa, quando venne chiamata a scegliere il nuovo inquilino della Casa Bianca. Questa volta l’appuntamento più atteso, almeno per quest’anno, è rappresentato dall’elezione di Midterm. Sarà un rinnovo del Congresso, mai come in quest’epoca storica, fondamentale e, ancora una volta, sarà inteso come un referendum sull’operato dell’attuale Presidente Joe Biden e del suo predecessore Donald Trump, il quale sarebbe ancora intenzionato a candidarsi per le presidenziali del 2024.

Una sfida, la loro, quasi perenne e che sta, negli ultimi anni, monopolizzando tutti i cinquanta stati della nazione, anche se sarebbero solamente, si fa per dire, 36 gli stati interessati in questa particolare tornata elettorale. Generalmente con l’elezione di Midterm il Presidente in carica non sempre riesce a mantenere la maggioranza nel Congresso, venendo premiato il partito di opposizione.

Eppure, per quest’anno e sempre secondo i sondaggisti i quali, negli appuntamenti fondamentali degli ultimi anni, hanno sempre fallito la previsione, Biden potrebbe riuscire a portare a casa un risultato utile per poter governare, per i prossimi due anni, con più tranquillità.

Il cosiddetto asso nella manica potrebbe essere rappresentato dal tema, molto caldo, dell’aborto e che, in tempi non sospetti, gli abbiamo dedicato, attraverso ‘Usa’ più di un articolo. Ovviamente, queste, sono solamente previsioni. Solamente ipotesi da prendere con le pinze, perché si sa la teoria è una cosa e la pratica, per non dire la realtà dei fatti, è un’altra.

Infatti, la realtà, in questo momento, dice che lo stesso Joe Biden è anche alquanto impopolare. Si dice che si trovi al di sopra del 40 per cento. Molto probabilmente una percentuale troppo bassa per un Presidente in carica. Dall’altro lato, invece, si ha un Trump in netta difficoltà a causa delle grane legali che gli sono cadute addosso da questa estate.

Certo, nulla deve essere dato per scontato. Nulla deve esser considerato ininfluente in base dell’analisi della situazione che dipinge abbastanza nitido, per non dire netto, al Senato rispetto alla Camera dei Rappresentati. In quest’ultima ala del Congresso la bilancia, a quanto pare, non penderebbe in favore dello schieramento del Presidente, ma molto di più a favore degli avversari.

Da considerare, anche, quanto il Partito Repubblicano, nella sua interezza, stia veramente dalla parte di Donald Trump, al di là di qualche dichiarazione di facciata. È vero che il Tycoon, sempre negli ultimi tempi, ha plasmato a sua immagine e somiglianza il partito, distaccandolo quasi irrimediabilmente da quella voluta a suo tempo da Ronald Reagan. Ma anche questa operazione, quella di Trump s’intende, non si sa quanto ancora possa durare.

Joe Biden, tre giorni orsono, durante un comizio tenutosi a Philadelphia, ha definito categoricamente questo voto è fondamentale per l’economia stessa della democrazia; che influenzerà il paese per i prossimi dieci anni. A supportarlo, in questa tornata elettorale di fondamentale importanza, c’è l’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

E Trump? Ha affermato, proprio l’altro, ieri che i continui attacchi, da parte del Partito Democratico, al suo partito non può che unirlo ancora di più. Staremo a vedere.

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