Lo sfortunato cantante fu interpretato dall’attore Lou Philip Diamond

Ritorna l’appuntamento con la rubrica, non proprio ufficiale, di ‘Foreve80s’. ovvero quella sui film del 1987, un’ottima annata con un articolo un po’ particolare oggi. Un articolo condiviso sia nella suddetta rubrica e sia in Cinema, anche se dovrebbe essere inaugurata un ulteriore spazio dal titolo ‘Storie Vere’.

Perché quella de ‘la Bamba’ è una di quelle ‘storie vere’ che ti fanno venire il magone. Che ti fanno riflettere di come si può essere labili su questa terra. Basta un niente e tutto finisce. Non importa se hai raggiunto il successo. Non importa se il sogno viene spezzato con conseguente vita che purtroppo finisce. Quando il destino ci mette lo zampino c’è ben poco da fare.

E’ questa in sostanza la storia di Ritchie Valens, nome d’arte di Ricky Valenzuela. Messicano di origine, ma con la musica nel sangue. Nel film, scritto e diretto dal regista Luis Valdez ed interpretato da Lou Philip Diamond, viene mostrata la povertà in cui versava la famiglia del cantante e la scalata, rapida osiamo sottolineare, al successo dello stesso.

Ovviamente, come spesso succede, in questi casi qualcosa, qualche evento, è stato romanzato; non facendo registrare, comunque, delle vere e proprie imprecisioni storiche. Anche se, per dovere di cronaca, l’unico long play che lo sfortunato cantante stava registrando venne pubblicato postumo e non prima dalla sua tragica dipartita.

Altra piccola variazione, rispetto alla realtà, è quella relativa al lancio della monetina prima di salire sul maledetto aereo. Non si verificò proprio davanti al velivolo ma all’interno della sala da ballo, dove si svolse l’ultima esibizione dello sfortunato cantante. L’opera cinematografica per molti è considerata un piccolo cult del genere: biopic-musicale.

La storia è stata ricostruita con molta semplicità e senza troppe esagerazioni. Il concetto stesso di sogno americano, che non viene mai espressamente citato nella pellicola, viene descritto come una dolce favola interrotta troppo, ma davvero troppo presto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *