La ricostruzione di come il navigatore genovese organizzò il viaggio che cambiò per sempre la storia dell’umanità

 Il 12 ottobre 1492 il navigatore genovese Cristoforo Colombo, esploratore al servizio del Regno di Spagna, sbarcò su un’isola delle Bahamas, ribattezzandola San Salvador e proclamandola dominio della Corona spagnola. Per la prima volta un europeo metteva piede sul territorio americano dando vita ad una nuova era della storia dell’umanità.

Nel 1480, dopo un lungo peregrinare tra Genova, Portogallo, Africa ed Inghilterra, Cristoforo Colombo elaborò il suo progetto di raggiungere le terre del Catai e del Cipango (gli antichi nomi con cui gli europei appellavano la Cina ed il Giappone) non più passando per l’oriente – come, per esempio, aveva fatto Marco Polo – bensì navigando verso occidente.

Alla base del progetto di Colombo vi erano gli studi compiuti sulle opere di Tolomeo, su L Historia rerum ubique gestarum di Papa Pio II del 1477, uno dei primi Pontefici contro il terrapiattismo e difensore dell’Umanesimo, quindi l’opera Imago mundi di Pierre d’Ailly del 1480 e infine il più noto Il Milione di Marco Polo.

Particolarmente importante fu la corrispondenza di Colombo con lo scienziato fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, il quale riteneva anch’egli fattibile il raggiungimento delle India seguendo una rotta marittima verso ovest, sebbene dubitasse fortemente dei calcoli di Colombo sulla distanza da percorrere.

Colombo, il quale concordava con la tesi della sfericità del globo terrestre, valutava che il Cipango fosse distante dalla Spagna circa 4650 km ad ovest delle Isole Canarie. In realtà la distanza fra le Canarie ed il Giappone corrisponde ad una distanza di più di 10.000 miglia nautiche (pari a quasi 20.000 km).

Risolto il problema della rotta da seguire, Colombo si mise alla ricerca dei finanziatori del suo viaggio.  Dopo un primo rifiuto del Re di Portogallo Giovanni II e di quello di Inghilterra Enrico VII e di quello di Francia Carlo VIII, Colombo si rivolse ai cattolicissimi sovrani di Spagna: Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia.

Superato un iniziale dissenso e soprattutto dopo la definitiva cacciata dei Mori dalla Spagna, avvenuta grazie alla conquista di Granada, i sovrani spagnoli accordarono un finanziamento a Cristoforo Colombo.

Oltre alla concessione di ingenti finanziamenti i sovrani spagnoli accettarono anche le altre richieste di Colombo, tra cui vi era la nomina di Almirante Mayor del Mare Oceano – titolo trasmissibile agli eredi – la nomina di vicerè e governatore delle nuove terre scoperte, nonché una quota sugli introiti commerciali che ne sarebbero derivati.

Giunto al porto di Palos, Colombo si dedicò ai preparativi della partenza.

Fu armata una flotta di tre caravelle: la Pinta e la Ninà dei fratelli Pinzon, rispettivamente al comando di Martin Alonzo Pinzon e da Vincente Yanez Pinzon.

La Santa María, di proprietà del cantabrico Juan de la Cosa e a cui venne confiscata per questa missione, venne allestita per ultima. Venne inizialmente chiamata Gallega in quanto costruita in Galizia e fu lo stesso Colombo a darle il nome di Santa Maria, anche se quest’informazione non è proprio certa; nei suoi diari la chiama Capitana, Ammiraglia, Nao o semplicemente Gallega. Si trattava di tre caravelle con venti uomini di equipaggio ciascuna; la Pinta e la Santa Maria disponevano di un’alberatura a vela quadrata mentre la Nina era dotata con vela latina.

Per descrivere le fasi della partenza si ritiene opportuno richiamare una parte del giornale di bordo di Colombo, così come riportato da Bartolomeo de Las Casas: <<Cristianissimi, altissimi, eccellentissimi e potentissimi Principi, Re e Regina delle Spagne e delle Isole del Mare, Signori nostri. In questo presente anno 1492, dopo che le Altezze Vostre ebbero posto fine alla guerra contro i Mori conchiudendola nella grandissima città di Granada, in questo stesso mese, in seguito alle informazioni che alle Altezze Vostre avevo dato sulle terre dell’India, le Altezze Vostre, nella loro qualità di Principi amici e propagatori della Santa Fede cristiana e nemici della setta di Maometto e di ogni altra idolatria ed eresia, pensarono di spedire me, Cristoforo Colombo, alle predette contrade dell’India allo scopo di visitare quei principi, popoli e luoghi, ed esaminare la maniera che su potrebbe seguire per la loro conversione alla nostra Santa Fede.

<<E in tale circostanza mi concessero molte grazie, ossia il titolo di nobiltà, e che da allora in poi mi appellassi “Don”, che fossi Grande Ammiraglio del mare Oceano e Vicerè e Governatore perpetuo di tutte le isole e della Terraferma che io scoprissi e conquistassi e che d’ora in pi si scoprissero e conquistassero nel mare Oceano, e decretarono che così fosse per sempre. E io partii dalla città di Granada addì 12 del mese di Maggio dello stesso anno 1492, che era un sabato, e mi recai al borgo di Palos dove armai tre navi adatte a quell’impresa, e partii dal detto porto al tre del mese di Agosto, in un venerdì, mezz’ora prima che sorgesse il sole, e presi le vie delle isole Canarie che appartengono alle Vostre Altezze, per iniziar di là il mio viaggio e navigare fino a tanto che non giungessi alle Indie per compiere presso quei Principi l’ambasciata affidatami dalle Altezze Vostre e adempiere a quanto mu avevan commesso>>.

Il 3 agosto 1492 le navi di Colombo salparono da Palos, dirigendosi verso le isole Canarie, dove si fermarono per cambiare le vele della Ninà, la quale assunse quelle quadrate. Il 6 settembre 1492 Colombo salpò verso ovest e così navigarono fino al 25 settembre quando il vento cadde e le navi rimasero immobili per giorni. Solo il 2 ottobre gli alisei ripresero con forza.

Giorni dopo, per la precisione il 10 ottobre, Colombo divette affrontare un possibile ammutinamento sulle proprie navi, dal momento che gli equipaggi minacciarono la rivolta se entro tre giorni non si fosse avvistata terra.

Accettate queste condizioni, Colombi visse i successivi giorni sopportando un’indicibile tensione, fino a che il 12 ottobre 1492 le vedette non gridarono: <<terra>>. Tuttavia, contrariamente ai calcoli del Genovese, non si trattava del Giappone, bensì di un’isola delle Bahamas, chiamata dai nativi Guanahani.

Una volta sbarcato, Colombo prese possesso delle nuove terre in nome del Re di Spagna e ribattezzò la nuova scoperta come San Salvador, ribattezzando abitanti come indiani. Prendeva così piede uno dei più grandi equivoci della storia mondiale.

Nel descrivere gli abitanti di San Salvador, Colombo, nella sua relazione ai Reali del 14 marzo 1493, ne evidenziò l’ospitalità ed il carattere pacifico: <<Gli abitanti di essa […] mancano di armi, che sono a loro quasi ignote, né a queste son adatti, non per la deformità del corpo, essendo anzi molto ben formati, ma perché timidi e paurosi […] Del resto, quando si vedono sicuri, deposto ogni timore, sono molto semplici e di buona fede, e liberalissimi di tutto quel che posseggono: a chi ne lo rieccheggia nessuno nega ciò che ha, ché anzi essi stessi ci invitano a chiedere>>.

Dopo San Salvador, Colombo si spinse alle coste dell’odierna Cuba, dove vi arrivò il 27 ottobre. Nel mese di novembre Colombo dovette subire l’ammutinamento della Pinta e del suo comandante Martin Alonzo Pinzon, il quale aveva appreso da alcuni indigeni della presenza dell’oro su altre isole poco distanti.

A seguito della defezione di Pinzon la flottiglia si ridusse a due sole caravelle, con le quali venne esplorata la parte settentrionale dell’isola Haiti, che fu battezzata “Hispaniola”. Giunsero infine nella baia, che Colombo chiamò “Bahia de los Mosquitos” (altro nome che sopravvisse nei secoli) e si parlò di un’isola a forma di tartaruga che il navigatore chiamò “Tortuga”.

La sera del 24 dicembre la Santa Maria si incagliò su una scogliera corallina nei pressi di Hispaniola. Data l’impossibilità di recuperarla, Colombo dispose di utilizzare il legno del relitto per la costruzione di un fortino, denominato “Navidad”, presso cui fu lasciata una guarnigione.

Il 16 gennaio 1493, Colombo salpò con la Ninà cui si era aggiunta anche la Pinta. Pinzon non era riuscito a trovare l’oro. Dopo essere sbarcati prima in Portogallo ed essere stati ricevuti alla corte di quel sovrano che aveva bocciato il progetto di Colombo, l’esploratore portoghese raggiunse Palos il 15 marzo 1493.

A dispetto delle enormi ricchezze promesse ai reali di Spagna, Colombo portò con sé delle prove alquanto modeste delle proprie scoperte (per la precisione sei nativi prigionieri, una manciata d’oro e sei pappagalli), che però sufficienti a convincere il Re di Spagna della bontà delle sue tesi. Ferdinando d’Aragona ed Isabella di Spagna conferirono così a Colombi i titoli da lui richiesti e finanziarono nuovi viaggi verso le terre scoperte. La porta del nuovo mondo era stata spalancata.

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