La figura di questa artista americana, Agnes Martin, consente di avere una sperimentazione fruitiva di cosa possa significare un largo processo di integrazione di componenti di base, anche di varia natura e provenienza culturale, considerando tutto il suo lungo percorso fino all’approdo maturo ad una concezione di fondazione  astrattista, evidentemente nutrita di una altissima valutazione e coscienza delle sue straordinarie potenzialità.

Canadese di nascita, statunitense di formazione e di sensibilità culturale, ispano-americana di sottile ed inconfessata vocazione emotiva, intellettuale per convincimento che nasce da una progressione di consapevolezza culturale: questa potrebbe essere una sintesi descrittiva – secondo noi abbastanza convincente – della personalità di Agnes Martin, una artista che ha attraversato tutto il secolo ventesimo (1912-2004), raccogliendone le sfide morali e sociali.

Il percorso creativo di questa artista si può seguire per gradi, anche se della sua primissima produzione non abbiamo più traccia; e ciò che emerge dalla ricostruzione storiografica della sua evoluzione creativa è, in realtà, la narrazione per immagini di una progressiva rastremazione della coscienza, che, man mano, libera la mente dei fantasmi di una fantasia incontrollabile ed impellente, per andare alla ricerca di orizzonti entro i cui perimetri ‘lineari’ poter dare un assetto logico e convincente al suo pensiero.

  1. Martin, Senza titolo, 1959

La pittura di Agnes Martin parte, infatti, da una premessa di ordine surrealistico, che la conduce ad osservare l’universo che la circonda con un occhio rivolto a scorgerne le manifestazioni più apertamente contraddittorie di sé.  

Ciò che ella trova alla fine del tunnel – un tunnel che diventa, per lei, anche sinonimo dell’ansia e dell’incerto – è il disvelamento di un altro universo, quello di ordine geometrico, in cui prevale e si afferma una sensibilità ‘linearistica’ che si scopre come opportunità di esternazione visivamente percepibile di quell’istanza interiore alla riduzione minimalista che costituisce, da un certo punto in poi della sua vita,  una esigenza spirituale, intellettuale ed umana.

  1. Martin, Stars, 1963

Senza mai essere attratta dal successo, di cui riesce a non fare il fine della propria esistenza, la nostra artista matura una serie di convincimenti che la portano, ad esempio, a considerare la forma del quadrato come quella più perfetta, lasciandole  decidere di sceglierne la profilatura come campo d’azione per le sue sperimentazioni creative.

Nella serie di On a clear day, ad esempio, del 1973, la Martin riesce a trovare un punto di equilibrio ottimale tra la strutturazione quadrangolare del campo d’azione e l’evoluzione linearistica che esso contiene sostanzialmente governata da un intento orizzontalistico che poi diverrà, col tempo, la misura esclusiva della sua predilezione propositiva.

La artista finirà con il lasciar planare il proprio interesse sulla tecnica dell’acrilico e ciò potrà valere a conferire al suo operato creativo ‘anche’ una sorta di carica ‘materica’ di glamour straordinario,  che si rende ancor più intrigante se abbiamo conto di almeno due dettagli operativi che distinguono la disposizione operativa della artista.

  1. Martin, Tavola 11 da ‘On a clear day’, 1973

Diciamo, dapprima, in particolare, della dimensione progettuale dell’opera che consiste in una attenta delibazione di complesse elaborazioni matematiche per giungere alla messa a punto di un progetto esecutivo in cui nulla sembra dover essere concesso alla improvvisazione ideativa emotiva.

Né meno significativa, di converso, è la scelta, poi, di operare con una sorta di incisione sul vivo strato del pigmento acrilico alla ricerca di un linearismo che possa costituirsi in una sorta di scavo nella materia per andarne a saggiare le ragioni riposte e profonde.

Nella ricerca di Agnes Martin, insomma, le ragioni intellettuali incrociano la sensibilità ineffabile del dato empirico, determinando il darsi di una condizione di pratica operativa in cui l’indeterminazione del processo di sviluppo creativo si manifesta come funzione della imponderabilità del caso che agisce sulla meticolosità quasi ossessiva del progetto.

  1. Martin, Senza titolo, 1978

La consapevolezza critica che si determina nel mondo dell’Astrazione con l’avvento delle logiche astracturiste, già dai primi anni Duemila, prenderà a definire in termini di netta coscienza critica il ruolo della preterintenzionalità creativa che ‘governa’ anche quei processi produttivi che si muovono, come nel caso della Martin, seguendo una dinamica propositiva che non intende affidare il suo sviluppo alla mera casualità dell’evento.

Ciò produce il risultato di orientare gli sviluppi produttivi secondo un canone di intervento logico, che, per quanto rigido e deterministico possa apparire, non si rivela privo, però, nella coscienza più profonda e fors’anche più inconfessata dell’artista’, della consapevolezza del ruolo della condizione di preterintenzionalità che si profila come agente tutt’altro che trascurabile nel prodursi della creazione dell’opera.

Che tutto questo processo sia verificabile all’interno della determinazione produttiva della pratica astrattista e non solo nelle dinamiche creative astratto-nucleari, ove il ruolo della preterintenzionalità appare  quasi consustanziale alla identità di prospettazione del dispiegamento teoretico e dell’assunto stilistico nella datità dell’opera, è tanto più importante e significativo, giacché vale a definire quella prerogativa di ineffabilità indicibile ed indiscutibile che costituisce il nocciolo vitale della condizione ‘poetica’ dell’arte.

Il contributo di Agnes Martin che certamente non è consapevole, come artista, di tutto ciò che abbiamo appena descritto, ma di cui fornisce indiscutibile e validissima testimonianza, costituisce testimonianza preziosa di quanto importante possa essere l’apporto della carica di preterintenzionalità, comunque, nel farsi dell’azione d’intervento creativo; e come di essa vada operata, nel processo esegetico ed ermeneutico, una opportuna e doverosa rilevazione analitica.

(Le immagini che corredano questo saggio sono di natura strettamente documentativa e sono provenienti da fonti – Wikiart – di pubblica opportunità di  prelievo. Se ne ringraziano vivamente gli Autori).

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