Opportunità valutative dell’iconografia religiosa e devozionale settecentesca attraverso l’esemplificazione offerta dalla considerazione figurativa che meritò la personalità di San Giovan Giuseppe della Croce.

Quella di San Giovan Giuseppe della Croce è una figura emblematica della vicenda religiosa del ‘700 napoletano, una figura di frate francescano che tenta di opporsi alla montante illuministica, sostanzialmente laica, proponendo, in alternativa, una profilatura di vita impostata secondo un solido e devoto indirizzo di fede.

  1. Il nostro Studio sull’Iconografia di S. Giovan Giuseppe della Croce
  2. Ritratto post mortem del Santo (Morena?)
  3. Ritratto del Santo con il quadretto della Vergine di Paolo De Matteis

Nel Regno di Napoli, in particolare, possiamo osservare la fioritura, in questo periodo settecentesco, anche di altre figure di religiosi, che sanno meritare il riconoscimento profondo  della Santità in premio del grande prestigio morale di cui sono segnate le loro personalità, caratterizzate da un indirizzo di vita integerrima e specchiata.

Ciò ha lasciato ritenere, sul piano storiografico, che proprio tali Santi (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, San Francesco de Geronimo, Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, San Francesco Saverio Maria Bianchi, lo stesso San Giovan Giuseppe della Croce) siano stati i messaggeri di un progetto di restaurazione religiosa contro la laicizzazione delle concezioni di vita che andavano maturando nel contesto napoletano e che avrebbero portato, poi, fino alla manifestazione eclatante della stagione rivoluzionaria del 1799, preceduta, evidentemente, da un lavorio molto intenso in cui si fa strada, con tutta la sua vivacità, il sentire illuministico.

Non a caso, tra i meriti specifici che vengono riconosciuti a Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, c’è quello di aver preconizzato proprio gli eventi rivoluzionari del 1799.

  • 4 e 5) A. Sarnelli, due redazioni dell’Adorazione del Bambino di San Giovan Giuseppe della Croce (chiesa di S. Lucia al Monte, Napoi e collez. priv.)

Alcuni anni fa, esattamente nell’ormai lontano 1988, ricevemmo incarico di produrre uno studio sull’Iconografia di San Giovan Giuseppe della Croce, in occasione della celebrazione del 250° anniversario della morte del Santo. Tale nostro impegno di ricerca fu consegnato ad una pubblicazione poi comparsa negli Atti del Convegno di ‘Studi sul 250° della morte del Santo’.

Le nostre ricerche storiografiche e documentarie e la fortunata scoperta ed identificazione di reperti legati alla vita del Santo ci davano, allora, l’opportunità di mettere insieme un congruo numero di opere che costituiscono l’insieme ragionevole di ciò che può considerarsi il fondamento organico dell’Iconografia del Santo.

La fama di santità, dopo la morte di San Giovan Giuseppe della Croce fu presto oggetto di ampia diffusione popolare e non mancarono occasioni per sottolineare opportunamente vari episodi che avevano segnato il percorso di vita del Santo, inducendo, in tal modo, l’approntamento della profilatura iconografica, del cui sviluppo abbiamo notizia attraverso varie fonti di documentazione ed attraverso gli stessi atti ufficiali dei vari gradi del processo di canonizzazione.

Spicca, innanzitutto un dato, quello della  ritrosia, da parte di San Giovan Giuseppe della Croce, da vivo, a lasciarsi ritrarre; dato interpretato, in sede di processo di canonizzazione, come esempio di modestia e di virtù.

6) G. Diano, La Vergine, il Bambino e san Giovan Giuseppe della Croce, Napoli chiesa di San Pasquale a Chiaia

7) T. De Vivo, La Vergine, il Bambino e san Giovan Giuseppe della Croce, Napoli, chiesa di S. M. del Soccorso

8) Ignoto sec. XVIII-XIX, S, Giovan Giuseppe della Croce, Piedimonte Matese, chiesa di S. M. Occorrevole

Vari sono gli episodi che diventano motivo di raffigurazione.

Significativo, ad esempio, il ruolo del bastone, cui il Santo soleva appoggiarsi, che fu protagonista di una trasvolata nella navata del Duomo di Napoli e che, poi, il D’Onofrio, avrebbe effigiato in un’incisione raffigurativa della Morte del Santo; ed importante rilievo ha anche la sottolineatura della particolare devozione che il Santo da vivo riservava ad un’immagine della Vergine regalatagli da Paolo De Matteis e che San Giovan Giuseppe custodiva  gelosamente. Più di un dipinto settecentesco – a dire il vero, di varia qualità pittorica – ci conserva testimonianza di questo dato.

Né di minore importanza va considerata la devozione di San Giovan Giuseppe per il Bambino Gesù, come ci viene testimoniato da alcune opere di Antonio Sarnelli (chiesa di S. Lucia al Monte e collez. Privata) e come ci viene confermato anche dal bellissimo dipinto del Santo in adorazione del Bambino che lo accoglie rimanendo sulle ginocchia della Vergine, del Diano, della chiesa napoletana di San Pasquale a Chiaia.

9) G. D’Onofrio, San Giovan Giuseppe sul letto di morte

10) Leali (?), San Giovan Giuseppe, la Vergine e il Bambino, lastra litografica

11) Ignoto sec. XVIII-XIX, San Giovan Giuseppe, Napoli, chiesa di S.M. della Sanità

Analogo tema iconografico viene sviluppato anche nell’intervento creativo di Tommaso De Vivo che ne rende una splendida realizzazione nell’opera della chiesa napoletana di S. Maria del Soccorso, mentre un ulteriore contributo ‘testimoniale’ della dipartita del Santo è contenuta nel San Giovan Giuseppe sul letto di morte, eseguito da Vincenzo Mita.

V. Mita, San Giovan Giuseppe sul letto di morte

Non mancano importanti interventi di carattere statuario, come quelli, ad esempio, della chiesa napoletana di S. Maria della Sanità o di S. Maria Occorrevole di Piedimonte Matese.

Che l’immagine del Santo fosse meritevole di particolare devozione è altresì testimoniato dal fatto che essa fu fatta oggetto di numerosi interventi di diffusione con vari mezzi di stampa, come abbiamo già appena prima indicato, suggerendo la incisione del D’Onofrio, e come ulterioremente ci convince additare attraverso una rara lastra litografica del Leali (?) da noi osservata, all’epoca, nel Convento di S. Lucia al Monte.

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