“E pensare che volevo essere calciatore”. La sua è stata una carriera quasi cinquantennale.

L’ultima volta che FreeTopix Magazine aveva pubblicato un’intervista? Diversi mesi fa per essere precisi. Si trattava di un’occasione particolare, a Napoli, durante la presentazione di un docufilm prodotto, scritto e diretto da Massimiliano Gallo, sulla storia dei produttori di cravatte ‘Marinella’. Era il febbraio di questo anno. Dopo con le interviste, con i cosiddetti ‘Incontri’, ci siamo fermati. Un lungo silenzio che aveva messo in stand by la rubrica stessa, fino ad oggi. Dopo quasi sei mesi, dunque, lo spazio dedicato alle interviste è tornato con una piccola esclusiva. Fra pochi giorni, esattamente a partire dal prossimo 13 settembre e fino al 17 dello stesso mese a Paestum, si svolgerà la seconda edizione dell’International Cilento Film Festival.

Per l’occasione siamo riusciti ad intervistare il Direttore Artistico di questa interessante manifestazione in cui, per questa seconda edizione, non ha voluto anticipare nulla, tenendo però a precisare con sue parole che garantirà la presenza di “personaggi molto, molto importanti”. Continuando rivela anche il motivo per cui ha avoluto accettare questo compito tanto impegnativo quanto ambizioso: “Ho accettato questo lavoro solo con la condizione di poter fare una cosa di grande qualità, ben lontano da quello che è il ‘commerciale’. Non mi sognerei mai di portare a Paestum chi ha vinto il grande fratello. Io vorrei tutto quello che appartiene alla Nazionale, alla serie A. Mi hanno detto di sì, condividendo il mio modo di pensare e così ci siamo ritrovati a percorrere settimane di preparazione, riuscendo ad ottenere presenze molto importanti. Perché le ambientazioni, come il Tempio di Nettuno, ha bisogno di personaggi che non stridono con quello che è lo scenario”.

A parlare, senza troppi giri di parole, è l’attore e regista Massimo Bonetti, 71 anni e volto popolare da quaranta anni, per una carriera lunga quasi cinquanta. Con noi si è aperto gentilmente e con molta pazienza si è lasciato andare anche sui suoi inizi, i quali li ha considerati non difficili o facili ma addirittura: “rocamboleschi. Nulla mi faceva pensare al mondo dello spettacolo quando ero ragazzo. Ero un calciatore promettente; quindi, la gioia, il desiderio sarebbe stato quello di diventare calciatore. Ma così non è stato, quindi e per puro caso mi sono trovato dentro a questo mondo dello spettacolo in maniera anomala”.

Massimo ci continua a parlare, raccontando con piacere il suo percorso che ancora oggi rievoca un tipo di gavetta che è difficile mettere in pratica non solo nel mondo dello spettacolo e del cinema, ma anche in qualsiasi settore lavorativo. Simpaticamente ci svela anche che, nonostante, quelle piccole sortite sul grande schermo non si sentiva ancora sicuro d’intraprendere questo tipo di percorso professionale: “Ho iniziato con piccolissime parti nel film di Umberto Lenzi come ‘Il trucido e lo sbirro’, ‘Il cinico, l’infame e il violento’ dove erano protagonisti Thomas Milian e Maurizio Merli, facevo la parte del ladruncolo, questi tipi di ruoli. Ancora, però, non ero convinto di fare l’attore, poi dopo però con il ‘Casotto’ di Sergio Citti, dove ho fatto una parte un po’ più rilevante, mi sono trovato in mezzo a Ugo Tognazzi, Mariangela Melato, Gigi Proietti, Michele Placido. Mi guardavo attorno e mi dicevo ‘porca miseria cosa si fa qua, questa allora potrebbe essere una cosa seria’”.

Mentre stavo decidendo di diventare un attore, è iniziato il tutto ed in maniera inaspettata attraverso una foto che io ho messo nell’annuario del cinema italiano. Vista dal Piccolo di Milano da Giorgio Strehler, dagli assistenti di Giorgio Strehler mi mandarono a chiamare per un provino. Saranno stati seicento in tutta Italia e ho vinto questo provino come attore giovane della tempesta. Mi ritrovai a recitare Shakespeare nel 1977 accanto Giulia Nazzarini, Filo Carraro grandissimi attori, Michele Placido giovanissimo anche lui che faceva Caliban e quindi ho iniziato il teatro come giovane attore da protagonista, ed è come se uno esordisse in nazionale, ritrovandomi a calcare il palcoscenico più importante forse del mondo. Perché Strehler era Strehler”. Si, poi dopo è partito tutto perché a seguire sono arrivate le collaborazioni con Francesco Rosi, ‘La notte di San Lorenzo’, ‘Le vie del signore sono finite’ e Pupi Avati che lo ha chiamato tante volte. “È stata una serie di lavori che si sono inanellati uno con l’altro che mi ha accompagnato per tutta la carriera, insomma”.

Pochi anni più tardi, Massimo Bonetti, prenderà parte ad una serie televisiva in cui otterrà una notorietà schiacciante e, allo stesso tempo, nemmeno prevista. In fondo non si può mai prevedere quando uno riesce ad ottenere veramente successo. Una notorietà, dunque, che manterrà anni più tardi anche grazie ad un’altra famosa serie televisiva ‘La Squadra’:

La notorietà schiacciante che assaporai e che non mi aspettavo di avere, la ottenni in ‘Storia d’amore e di amicizia’ e dico il perché: quando la girai erano gli anni ’80, ’81 o ’82, e all’epoca c’erano solo due tv: Rai e Canale 5, quindi questo ha fatto sì che ‘Storia d’amore e d’amicizia’ lo seguisse, penso, il 60 o il 70 per cento degli italiani e noi facevamo ascolti tipo di 28 milioni di telespettatori. Eravamo io, Claudia Amendola e Barbara De Rossi. Non potevamo muoverci, la notorietà era esplosa. Chiaramente, poi, con altri lavori ho mantenuto la notorietà e poi di nuovo rispolverata quando ho fatto ‘La Squadra’, perché comunque ‘La squadra’ l’ho portata avanti per otto anni, perché in tutte le settimane sei in televisione. Diciamo che galleggio tra queste due serie: Storia d’Amore e d’Amicizia e La Squadra”.

Proprio in merito alla chiusura di quella straordinaria serie televisiva, andata in onda sempre su Raitre, dal 3 marzo del 2000 al 5 dicembre 2007, per un totale di 221 episodi, ancora oggi è ricordata da molti fans, in particolar modo attraverso un famoso gruppo Facebook, Massimo Bonetti, nel ruolo dell’Ispettore di polizia Pietro Guerra, si esprime così: “E’ stata una chiusura anomala perché loro avevano deciso di non chiudere ma di rinnovare il cast, quando noi facevamo ancora 11-12 per cento di ascolto. Ed è stata una decisione assurda perché non si è capito. Io, poi, ad una riunione dissi ma voi vi affidate a La squadra, ma La squadra per il pubblico siamo noi non voi, perché se voi mettete al nostro posto altri attori non vengono riconosciuti dal pubblico. Infatti, ho avuto ragione, perché poi misero ‘La nuova Squadra’”.

La nuova squadra, come si sa, non andò proprio bene; anzi andò malissimo sotto tutti i punti di vista, perché: “Il paragone nasceva spontaneo ed era ingeneroso di chi arrivava.  Mi ricordo che venne pubblicato un articolo: Chi preferite Taricone, poverino che non c’è più, o Bonetti. Mi fecero l’intervista e io dissi: ‘cosa vuol dire questa cosa? È ingeneroso nei confronti di Taricone. Taricone ancora deve iniziare, io ho fatto sette anni ne La squadra. Loro mi risposero che avevano fatto i sondaggi, ma non lo dovevano fare. La nuova squadra andava malissimo, faceva il tre per cento. Avevano fatto di tutto per risollevarla chiamando Ambra Angiolini e Marco Giallini”.

Fra i tanti film a cui ha preso parte e quindi ai tanti ruoli che ha ricoperto in carriera, sembra strano che nessuno lo ricordi per aver impersonato uno degli eroi del Pool Antimafia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: Ninni Cassarà. Il film in questione, del 1993, era ‘Giovanni Falcone’ ed era diretto da Gianni Amelio. Gli chiediamo se fosse stato facile interpretare quel ruolo: “No, assolutamente no, soprattutto perché si andava a toccare vita vissuta realmente, personaggi vissuti quindi bisognava andare con molta attenzione ad interpretare insomma, anche per rispetto per coloro che ci avevano rimesso la vita per quella causa. Si, insomma è stato un personaggio non facile”.

E’ naturale chiedergli sui suoi progetti futuri, i quali intuiamo che non si riducono solo ed essenzialmente al ‘ruolo’ di Direttore Artistico del Cilento Film Festival: “Io fatto un film, che ho scritto e diretto, si chiama ‘La settima onda’. Ci sono Alessandro Haber, Francesco Montanari, Tony Sperandeo. Adesso ne voglio fare un altro, anzi ne farò un altro che si chiama ‘Silent Moon’, luna muta, ed è la storia tra un padre ed una figlia di ventidue anni. Questo amore sviscerale che ha questo padre, questo amore paterno verso la figlia, questa storia, questa idea mi è venuta in mente quando è nata mia figlia e che adesso ha otto anni e si chiama Lucia. Quando nacque io ho avuto un senso di protezione nei suoi confronti che io ho voluto raccontare. Io sono diventato padre tardissimo, a 62 anni e ho pensato che questo è un sentimento da raccontare, quello di un padre verso una figlia. Non una figlia di 8 anni, ma di venti”.

Osserviamo che per la stesura di questa sceneggiatura, Massimo Bonetti, ha immaginato sua figlia Lucia in età adulta: “Si me la sono immaginata, ma ci sono dei flashback di quando lei è bambina e li farà mia figlia vera e penso, credo, sono quasi certo d’iniziare il film nei primissimi giorni del 2023, tra gennaio/febbraio. Il produttore è Gianni Pagliazzi che è colui che ha anche ideato il Festival di Paestum e per l’occasione ho istituito un premio: Melograno, che verrà assegnato a tutti quelli che se lo meritano e poi ci sarà un melograno a tutti gli attori che hanno fatto la storia. Quest’anno andrà ad Alberto Sordi, l’anno prossimo a Massimo Troisi”.

L’ultima parte d’intervista non poteva che sull’indimenticato Massimo Troisi. Su di lui invece, Massimo Bonetti, si sbottona. Si apre nel momento in cui ci aveva rivelato che avrebbe portato tanti amici e la mente, d’altronde, non poteva che andare anche sull’attore scomparso ventotto anni fa. Con Troisi, Bonetti, anticipa quello che sarà il programma relativo ad una delle serate organizzate per omaggiarlo come si deve: “Sarebbe stato il numero 1 e il fiore all’occhiello. Ma lo porto a Massimo Troisi, lo porto perché venerdì sera sarà dedicata al docufilm, inedito, del quale io faccio anche parte e rilascio un’intervista. Ci sarà Lello Arena che condurrà la serata insieme ad Alessio Viola giornalista di Sky, che condurrà sia il venerdì che il sabato. Lello Arena sarà la voce narrante di questo docufilm, in cui racconterà vari aneddoti, insomma intratterrà il pubblico dopo la proiezione”.

E sempre su Massimo ci risponde così: “Ho il ricordo di un’amicizia importante, sincera, al di quello che poteva essere il film. Chiaramente quel film lì è un po’ il mio fiore all’occhiello, per vari motivi lo ritengo un po’ fuori dal mazzo ecco, da tutto quello che ho fatto. Quindi Massimo lo ricordo soprattutto per l’amicizia che c’è stata fraterna, decennale, che ha visto poi la ciliegina sulla torta del film. Eravamo poco più che trentenni”. Il film in questione era, ovviamente, ‘Le vie del Signore sono finite’ del 1987.

FONTE FOTO: MASSIMO BONETTI

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