E’ vero: la rubrica ‘Usa’ era stata messa in stand-by almeno fino alla fine di agosto, tempo utile per riorganizzarla in maniera definitiva. Ugualmente, però, abbiamo pensato che riproporre, in questo periodo estivo, qualche articolo interessante pubblicato in precedenza sarebbe lo stesso utile per rinfrescare la memoria su alcuni temi che sono stati trattati. Un pò come una sorta di ripasso.

Era lo scorso 12 ottobre quando pubblicammo l’articolo, sulla rubrica ‘Usa’, in occasione dell’anniversario della scoperta dell’America. Lo intitolammo, quasi provocatoriamente, ‘La riscoperta dell’America’. In quella circostanza puntammo il dito contro tutti coloro i quali, in quell’evento storico, ci vedevano più un’azione colonizzatrice che una mera ed involontaria scoperta. Sarebbe stato più giusto affermare, con ordine, che il primo passo è quello dell’approdo nelle nuove terre che non si pensavano che esistevano veramente; il secondo, invece, è quello della colonizzazione.

Torniamo a parlare di tale tematica per due ordini di ragioni. Il primo motivo è che rafforziamo il ritorno, dopo mesi, della rubrica interamente dedicata agli Stati Uniti d’America, dopo l’appuntamento di martedì scorso. Una pausa dovuta anche a causa della guerra in Ucraina. Il secondo motivo è legato ad un’altra nostra rubrica: ‘Angolo Letterario’ per analizzare un libro che, direttamente, si ricollega all’articolo dell’ottobre scorso.

Potremmo anche aggiungere una terza rubrica, ovvero quella relativa agli anni ’80. Si, perché il testo in questione è stato pubblicato, per la prima volta, nel 1982. Giusto quaranta anni fa. Il titolo è ‘La conquista dell’America’, accompagnato da un sottotitolo: ‘Il problema dell’altro’. Autore, Tzvetan Todorov. Filosofo bulgaro, naturalizzato francese, autore di diversi saggi storici, e scomparso il 7 febbraio di cinque anni fa.

Un libro, il suo, non scontato. Sviluppato non tanto per buttare giù quattro righe e sparlare di un evento che mutò radicalmente il corso della storia. Lo scopo di Todorov, fin dall’inizio, è quello di affrontare un’analisi non tanto semplice ma quanto profonda su quanto accadde alle popolazioni indigene. Non solo quelle presenti e viventi nei futuri Stati Uniti d’America, ma anche in quelle occupanti naturalmente la cosiddetta ‘Nuova Spagna’, ossia il futuro Messico.

Se in quest’epoca Cristoforo Colombo non è più visto come un eroe o comunque come un personaggio positivo, contestualizzando erroneamente quel periodo storico con l’ottica di oggi, Todorov, dal canto suo, ugualmente non lo santifica ma nemmeno lo condanna. Non lo bolla, a priori, come un razzista, ma ne riconosce il pensiero dominante dell’epoca; anzi, gli riconosce anche una particolare ‘mentalità aperta’.

Nel senso che lo stesso scopritore, oggi colonizzatore, di quello che è ancora considerato il Nuovo Mondo va oltre i propri pregiudizi per cercare di comprendere la mentalità e lo stile di vita dei popoli indigeni. Intuendo, meravigliandosi, anche le potenzialità delle medesime.

Suddiviso in cinque parti, considerando che l’ultima è semplicemente intitolata ‘Epilogo’, suddivise, a sua volta in tredici capitoli, il libro è un susseguirsi di appunti scritti di pugno dagli stessi protagonisti. Semplici frasi, pensieri e anche analisi che tendono non tanto a completare il discorso dello scrittore, quanto a suggellarlo, consolidarlo nella sua essenza. Integrarlo allo scopo di esplicare, soprattutto, quel particolare sottotitolo: ‘Il problema dell’altro’.

A questo punto sarebbe giusto precisare cosa s’intende per “l’altro” e quale sarebbe il problema. In verità, su quest’ultima parola lo scrittore medesimo non si pronuncia direttamente. La sua scrittura, abbastanza approfondita ma non complessa, si concentra sul primo termine, collegato al vocabolo: scoperta.

No, non abbiamo commesso un errore. ‘Il problema dell’altro’ è di fatto il sottotitolo del libro, ma nella sua essenza il cosiddetto ‘altro’ è rappresentato proprio da quelle popolazioni che si ritrovarono oppresse nella loro stessa casa da altri popoli, cosiddetti più civili.

La storia insegna attraverso i fatti narrati nel tempo. Dà risposte indirette e che chiunque di noi può tranquillamente interpretare in base alla propria cognizione, al proprio modo di pensare. Ma secondo Todorov, in quel preciso istante, l’altra vera scoperta, oltre a quelle terre sconosciute, è contraddistinta dall’incontro, per non dire dall’impatto, che è avvenuto fra i due mondi: quello vecchio e quello nuovo.

Il rapporto fra le due ‘culture’ non è affrontato in maniera superficiale, al contrario. È ben approfondito e non solo attraverso la figura dello storico navigatore genovese. Ci sono anche altre personalità che hanno avuto a che fare con la scoperta dell’America. Personalità come Cortes, Las Casas, Duran e Sahagun.

Attraverso questi ulteriori personaggi storici, Tzevan Todorov, pone l’accento sulle barbarie e stermini commessi anche dagli spagnoli, precisando che il più alto numero di indiani uccisi non sono solo il frutto dell’atrocità degli inglesi o dello stesso Colombo, come oggi si vorrebbe far credere, ma proprio anche da questi ultimi che sono stati menzionati. Con un numero maggiore rispetto a quelle provocate dagli inglesi.

Ovviamente, sia da parte nostra e soprattutto da parte anche dallo stesso scrittore, non c’è alcuna difesa o quantomeno alcuna esenzione di responsabilità nei confronti di Cristoforo Colombo. Semmai, in questo interessantissimo testo da leggere e scoprire, proprio come i navigatori che fecero per il Nuovo Mondo, c’è un’ulteriore precisazione: un allargamento della prospettiva su come andarono i fatti.

Tra le pagine del libro di Todorov non emerge nessuna intenzione di riscrivere la storia, né di modellarla a proprio piacimento. Solamente di approfondirla, appunto, scavando ancor di più nelle cronache di quei tempi fruendo, come abbiamo già specificato in precedenza, dalle testimonianze scritte dei protagonisti.

‘La conquista dell’America – Il problema dell’altro’, insomma, è molto di più di un semplice testo storico. E’ un saggio che colma delle lacune in merito a quanto realmente accadde. Un libro che apre la mente e che non poggia su nessuna base di parte, personale o politica. Un testo da leggere e rileggere per conoscere e ‘scoprire’ cosa successe dopo l’avvento dei vari navigatori nel cosiddetto ‘Nuovo Mondo’.  

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